La creatività dei ragazzi contro l’amianto: "Abbiamo voluto suscitare attraverso l’immagine non solo rabbia e tristezza ma un messaggio di speranza e solidarietà"
di Simona Ballatore
Paderno Dugnano, 29 aprile 2013 - Quattromila morti all’anno per amianto, un materiale messo al bando dal 1992 ma che ancora ricopre case e capannoni. Uccide. E anche Paderno piange i suoi morti: Vladimiro Tacco, Alberto Branà, Carlo Ferri, Oscar Misin. A loro è stata dedicata la giornata mondiale delle vittime dell’amianto. Un ricordo ma anche un impegno che quest’anno l’Aiea (associazione italiana esposti amianto) ha condiviso con i ragazzi delle superiori. «Togliamocelo dalla testa e dai piedi»: è il grido lanciato dagli studenti del Gadda. Ieri mattina è stato presentato un murales: dopo aver incontrato esperti e familiari di vittime, i ragazzi della III M hanno cercato di interpretare il tema, producendo un telo che servisse a «svegliare» la città. Tra otto disegni, tutti emblematici, è stata scelta l’immagine realizzata da Emanuele d’Alessandro e Silvia Pantaleoni che sarà installata in città. Una seconda copia sarà invece itinerante.
«Abbiamo voluto suscitare attraverso l’immagine non solo rabbia e tristezza ma un messaggio di speranza e solidarietà – spiega d’Alessandro -. C’è una scritta ‘Take my hand’, prendi la mia mano: una donna tiene la mano a un uomo che è circondato da polvere tossica, le fibre di amianto. La soluzione al problema è la bonifica». Sono stati realizzati anche dei manifesti per l’evento: «Ho voluto rappresentare una via d’uscita, una salvezza: un futuro libero d’amianto», ha spiegato Elisa Nicolaci, ideatrice della locandina. «Durante gli incontri con i familiari delle vittime e i lavoratori si è sviluppata un’empatia forte: per cambiare il mondo c’è bisogno di conoscenza e volontà», sottolinea il compagno Samuele Rendina.
«Quando l’Aiea mi è venuta a trovare per chiedere di celebrare questa giornata ho rilanciato con una proposta che coinvolgesse i ragazzi del Gadda – spiega Andrea Tonello, assessore all’Ecologia del Comune –. Noi stiamo proseguendo con la sostituzione delle coperture in eternit, l’abbiamo completata alla scuola Gramsci ed è in corso alla caserma dei carabinieri. Ma i cittadini devono essere consapevoli di cos’è l’amianto, la mia speranza è che se lo tolgano veramente dalla testa non solo perché c’è una legge ma perché ci si è resi conto che la salute è un bene prezioso».
«Abbiamo voluto suscitare attraverso l’immagine non solo rabbia e tristezza ma un messaggio di speranza e solidarietà – spiega d’Alessandro -. C’è una scritta ‘Take my hand’, prendi la mia mano: una donna tiene la mano a un uomo che è circondato da polvere tossica, le fibre di amianto. La soluzione al problema è la bonifica». Sono stati realizzati anche dei manifesti per l’evento: «Ho voluto rappresentare una via d’uscita, una salvezza: un futuro libero d’amianto», ha spiegato Elisa Nicolaci, ideatrice della locandina. «Durante gli incontri con i familiari delle vittime e i lavoratori si è sviluppata un’empatia forte: per cambiare il mondo c’è bisogno di conoscenza e volontà», sottolinea il compagno Samuele Rendina.
«Quando l’Aiea mi è venuta a trovare per chiedere di celebrare questa giornata ho rilanciato con una proposta che coinvolgesse i ragazzi del Gadda – spiega Andrea Tonello, assessore all’Ecologia del Comune –. Noi stiamo proseguendo con la sostituzione delle coperture in eternit, l’abbiamo completata alla scuola Gramsci ed è in corso alla caserma dei carabinieri. Ma i cittadini devono essere consapevoli di cos’è l’amianto, la mia speranza è che se lo tolgano veramente dalla testa non solo perché c’è una legge ma perché ci si è resi conto che la salute è un bene prezioso».
Presenti all’evento gli operai della ex Breda e della Centrale termoelettrica di Turbigo e chi ha lavorato con l’amianto anche a Paderno come i sopravvissuti dell’Eureco e i lavoratori dell’ex Ispra che hanno portato la loro testimonianza: «All’Ispra non producevamo manufatti di amianto ma producevamo macchinari per miscelarlo e li collaudavamo - ha ricordato Pietro Tempella –. Alcuni di noi sono ammalati di asbestosi. Due anni fa abbiamo presentato un esposto al Tribunale di Monza per far conoscere la nostra situazione. Purtroppo è stato archiviato».
È dura convivere con la paura del mesotelioma. «La fibra killer va eliminata – ribadisce Antonio Pizzinato, presidente del Copal, comitato prevenzione amianto –. Sono passati 21 anni dall’approvazione della legge che la mette al bando l’amianto e ne abbiamo ancora 3 milioni di tonnellate da eliminare in Lombardia: il nostro obiettivo è zero amianto entro il 2020».
«Dietro i numeri ci sono esseri umani, affetti, mariti, mogli, figli e compagni – sottolinea Michele Michelino, presidente del Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro ed ex bredino -. Quando uno di noi si ammala e muore scatta questo meccanismo di paura tra tutti: chi sarà il prossimo? Ci guardiamo in faccia. Abbiamo questa bomba che ci portiamo addosso e che non sappiamo quando scoppierà. Continuiamo la battaglia non solo per chi è stato esposto ma per chi lo è ancora».
di Simona Ballatore
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