sabato 23 novembre 2013

PROCESSI … DEMOCRATICI


Come già immaginerete le mie simpatie politiche non sono indirizzate al mondo liberale di Silvio Berlusconi, né alla sua compagine di (chi più, chi meno) lealisti e traditori, tuttavia, vivendo noi in democrazia dovrebbe essere lecito solo adoperare le armi in possesso di questa per decretare la nascita o la fine di un astro politico, cioè il voto nelle consultazioni elettorali. Purtroppo non è così. Già in passato la magistratura con PM come Di Pietro, Borrelli, Davigo, D'Ambrosio, Boccassini, Colombo e Spataro avevano dato un “aiutino” per spazzare via grossi partiti come quelli che componevano il centro sinistra, democrazia cristiana e socialisti compresi (e non dico che non ne avessero i motivi... ) “stranamente” tralasciando il partito comunista che, come si vedrà in seguito in molti casi aveva colpe anche maggiori... Qualche indagato arrivò al suicidio e la quasi totalità dei processi si concluse con pene lievissime o con l'assoluzione. Però cambiò lo scenario e si arrivò (con le elezioni) alla seconda repubblica, con un nascente Berlusconi ed un altro tipo che si presentava come il pulito della politica: Gianfri Fini... La magistratura otteneva un risultato che in quasi cinquanta anni di elezioni non era mai accaduto, ma il PCI non riusciva a beneficiarne, anzi cominciava il suo declino, non riuscendo a liberarsi completamente della sua ideologia, crollata insieme al muro di Berlino...
Ma otteneva un altro risultato e questo veramente straordinario: si ergeva come giudice dei partiti e quindi al di sopra di essi e questo i Padri fondatori della nostra Costituzione non avrebbero mai potuto prevederlo.
La base iniziale era ben solida, ma si poteva fare di meglio: sostituirsi agli elettori, quando questi “non collaboravano” nel modo voluto. Così si arriva al primo avviso di garanzia nel lontano 1994, a Napoli, in pieno G8 (ve lo ricordate?). E se anche se il fatto viene seguito in diretta da tutto il mondo, danneggiando così l'immagine dell'Italia e ridicolizzandola … ma chi se ne frega, anzi meglio!
Solo che questa volta non si riesce a sortire l'effetto voluto: dopo una breve parentesi il Cavaliere rivince le elezioni e ritorna premier. Di Pietro allora decide di scardinare dal di dentro le istituzioni e, contando sul suo prestigio fonda la sua Italia dei valori, collocandosi alla sinistra dello schieramento (malgrado anche una settimana prima avesse confidato a Fini che il suo cuore battesse a destra!). Il suo però non sortisce l'effetto voluto e diventa un partito come gli altri e non tra i più importanti come consesso popolare. Però lo distoglie dalla magistratura, col sospiro di sollievo – presumo – di chi invece rimane a continuare l'opera...
In questi venti anni, mentre i processi al resto degli imputati erano come l'opera del Duomo di Milano (interminabili), per lui si provvedeva a sostituire ogni capo di imputazione, qualora risultasse innocente con altrettanti, in un numero imprecisato di avvisi di garanzia, che dovevano servire, secondo me, solo a traumatizzare gli elettori che confidavano nelle sue promesse.
Finalmente riescono a condannarlo, malgrado (sento) prove discutibili o inesistenti. Ora tocca al parlamento farlo decadere da senatore ed inibirlo per sempre alla vita politica e, vista la maggioranza che si ritrova non è difficile prevederne i risultati. LA MAGISTRATURA alfine HA TRIONFATO!!! EVVIVA!!!
Leggendo il libro di Emilio Lussu, una nota icona antifascista, cioè “Marcia su Roma e dintorni” l'autore si sofferma anche su un episodio che lo vede protagonista: l'assalto di un manipolo di camerati alla sua casa, con lo scopo evidente di toglierlo di mezzo. Il nostro non ci pensa due volte, imbraccia il fucile e spara, uccidendo uno di quelli. Al processo che ne consegue viene scagionato per legittima difesa. Giustamente, direi. Solo che si era nel pieno della bieca dittatura fascista. OGGI INVECE VIGE LA DEMOCRAZIA. ALLELUIA!
 

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