Pertanto per comprendere meglio il fenomeno paneuropeista è necessario non fermarsi ai falsi miti (multi-culturalismo, multietnicismo, distruzione degli Stati Nazione, favoreggiamento del regionalismo, ecc.) propinati da questo contenitore estremamente influente e pericoloso, bensì è necessario capire chi finanziò questo istituto globalista. Oltre agli agenti industriali e finanziari, Richard Coudenhove-Kalergi ebbe il sostegno del banchiere Max Warburg, che rappresentava la banca tedesca di Amburgo (la Banca Warburg). All’epoca suo fratello, (trasfertosi negli Usa) Paul Warburg, era stato uno dei fondatori della FED (la Federal Reserve statunitense) oltre che leader del Council on Foreign Relation (il CFR).
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Esistono due storie che
raccontano la nascita dell’Unione Europea. Una ufficiale, di facciata,
sponsorizzata dall’intero apparato accademico che narra di un gruppo
eterogeneo di persone, i cosiddetti padri fondatori della “nuova
Europa”, il quale successivamente al conflitto mondiale iniziò a
progettare la pace, l’unità e la prosperità nel Vecchio continente per
poi dare vita ad una comunità di Stati in cooperazione tra di loro. E
poi c’è una storia reale ma oscurata, che rivela il progetto di un uomo,
l’aristocratico Richard Koudenove-Kalergi (giapponese di madre e
austriaco di padre), il quale non fu mai protagonista degli eventi ma
che fu, nel retroscena, artefice allo steso modo dei vari De Gasperi,
Shuman, Monnet e Adenauer, probabilmente ancor più influente poiché a
differenza di questi ultimi, aveva una visione planetaria e non europea.
Nel 1922, Koudenove-Kalergi fonda la
Paneuropa (o Unione Paneuropea) con lo scopo apparente di impedire un
nuovo conflitto continentale, tuttavia nel 1925 in una relazione
presentata alla Società delle Nazioni i fini dell’austro-giapponese si
manifestano chiaramente. Il suo obiettivo primario era quello di
unificare l’Europa, al fine di integrarla all’interno di
un’organizzazione mondiale politicamente unificata, in poche parole un
governo mondiale, che a sua volta federasse nuove federazione
continentali (“continenti politici”, proprio come la “Paneuropa”).
Inoltre nel suo libro «Praktischer Idealismus» pubblicato nel 1925,
Kalergi espone una visione multiculturalista e multi-etnicista
dell’Europa, dichiarando che gli abitanti dei futuri “Stati Uniti
d’Europa” non saranno i popoli originali del Vecchio continente, bensì
una sorta di subumanità resa bestiale dalla mescolanza razziale”, e affermando senza mezzi termini che “è
necessario incrociare i popoli europei con razze asiatiche e di colore,
per creare un gregge multietnico senza qualità e facilmente dominabile
dall’elite al potere. L’uomo del futuro sarà di sangue misto. La razza
futura eurasiatica-negroide, estremamente simile agli antichi egiziani,
sostituirà la molteplicità dei popoli, con una molteplicità di
personalità”.
Nel 1926 Koudenove-Kalergi organizzò la
prima conferenza paneuropea di Vienna, sotto gli auspici del suo
presidente onorario, il presidente Aristide Briand (1862-1932) e fu
proprio in questo convegno che si decise di scegliere l’inno europeo,
l’Inno alla gioia di Beethoven, che in seguito diventerà l’inno
ufficiale dell’Unione Europea. Ma è durante questo primo congresso che
sono esposti in modo chiaro, lucido, gli obiettivi a breve, medio e
lungo termine di questo contenitore di idee: “l’Unione Pan-europea
ribadisce il suo impegno al patriottismo europeo, a coronamento
dell’identità nazionale di tutti gli europei. Nel momento
dell’interdipendenza e delle sfide globali, solo una forte Europa unita
politicamente è in grado di garantire il futuro dei suoi popoli ed
entità etniche. L’Unione Paneuropea riconosce il diritto
all’autodeterminazione dei gruppi etnici allo sviluppo (…) culturale,
economico e politico”.
Negli anni Trenta, Koudenove-Kalergi
condanna fermamente il modello nazional-socialista di Adolph Hitler e
quello sovietico di Stalin, tanto che l’industria tedesca revoca
definitivamente i finanziamenti all’Unione paneuropea, mentre gli
intellettuali filo-sovietici lasciano l’associazione. Durante la Seconda
Guerra Mondiale il fondatore della Paneuropa si rifugia negli Stati
Uniti, nei quali insegnò in un seminario presso la New York University –
“La ricerca per una federazione europea del dopoguerra” – a favore del
federalismo europeo.
Nel 1946, Koudenove-Kalergi torna in
Europa e la sua personalità gioca un ruolo di estrema rilevanza. La
Paneuropa riprende le forze e si creano in tutti Paesi europei delle
delegazioni (Paneurope France, Paneuropa Italia, ecc.) che in pochi mesi
diffusero gli ideali paneuropeisti a quelli che poi furono considerati i
“padri fondatori della nuova Europa”. Queste delegazioni contribuirono
alla realizzazione dell’Unione parlamentare europea, che successivamente
consentì la creazione nel 1949, del Consiglio d’Europa. Il suo
“impegno” intellettuale e politico gli permisero di aggiudicarsi nel
1950 il prestigioso premio prettamente continentale “Carlo Magno” e,
persino in suo onore fu stato istituito il premio europeo
Coudenhove-Kalergi che ogni due anni premia gli europeisti che si sono
maggiormente distinti nel perseguire il suo “ideale” confederativo e
mondialista. Tra questi troviamo nomi come Angela Merkel e Herman Van
Rompuy.
Pertanto
per comprendere meglio il fenomeno paneuropeista è necessario non
fermarsi ai falsi miti (multi-culturalismo, multietnicismo, distruzione
degli Stati Nazione, favoreggiamento del regionalismo, ecc.) propinati
da questo contenitore estremamente influente e pericoloso, bensì è
necessario capire chi finanziò questo istituto globalista. Oltre agli
agenti industriali e finanziari, Richard Coudenhove-Kalergi ebbe il
sostegno del banchiere Max Warburg, che rappresentava la banca tedesca
di Amburgo (la Banca Warburg). All’epoca suo fratello, (trasfertosi
negli Usa) Paul Warburg, era stato uno dei fondatori della FED (la
Federal Reserve statunitense) oltre che leader del Council on Foreign
Relation (il CFR). Da qui vediamo lo stretto legame tra Wall Street,
quindi gli Stati Uniti d’America e la volontà già negli Venti di
federare l’Europa sotto una sola guida politica, probabilmente per
dominarla meglio. Richard Coudenhove-Kalergi non fu un visionario del
suo tempo proprio perché egli fu un manovratore della partita. Non a
caso l’Europa sognata dall’aristocratico austro-giapponese è la stessa
di oggi, quella del terzo millennio.
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