I rimborsi elettorali non bastano. I partiti vogliono i soldi pure dai candidati. Un obolo per finanziare il partito. La tassa devono pagarla quelli che vengono piazzati nei primi posti in lista. Quelli che sono sicuri, salvo tzunami elettorali, di avere una poltrona. Le tariffe sono diverse. Il Pd chiede 35 mila euro. Il Pdl 25 mila. A pagare sono i primi 6 della lista al Senato e i primi 9 alla Camera. Gli azzurri dai candidati pretendono la cifra cash, mentre il Pd concede anche una rateizzazione del contribuito. Per i candidati non è uno scandalo. Anzi è tutto nella norma. A chiarire la vicenda è Carlo Giovanardi, uno dei big del Pdl, canadidato anche in queste elezioni ai primi posti in lista al Senato. "Ciascuno di noi versa la stessa cifra, poi ovviamente se non vieni eletto ti viene restituito fino all'ultimo centesimo. E' un contributo per la campagna elettorale". Giovanardi ha pagato. Lui è terzo in lista dietro il Cav e Anna Maria Bernini. Il posto a palazzo Madama non dovtrebbe essere un problema.
Storia vecchia - Il contributo è comunque una tradizione. "Paga solo chi si trova in cima alla lista e che quindi ha buone chance di essere eletto", racconta a Filippo Berselli, senatore e coordinatore del Pdl in Emilia Romagna. Il gettone d'ingresso per Berselli "è come fare un investimento. Se si tiene conto degli stipendi dei parlamentari non è poi così elevato". A sinistra il conto si perde nel tempo. "Diamo una mano al partito sempre. Anche quando c'era il Pci", spiega Andrea De Maria, candidato alla Camera. "Qui in Emilia la somma richiesta è di 35mila euro, da versare nei cinque anni di legislatura con un prelievo diretto dall'indennità dei parlamentari", precisa De Maria. Ma i giovani, quelli del ricambio generazionale, se si ritrovano in cima alla lista, dove trovano i soldi per pagare i partiti? "Quelli che mi chiederanno verserò, sono le regole e le rispetto. Chiederò un prestito in banca. Non avrò difficoltà", spiega Enzo Lattuca, 25 anni candidato alla Camera per il Pd. Insomma i partiti ha sempre bisogno di soldi. E non risparmiano nemmeno i loro stessi "amici". Il tempo (in parlamento) è denaro.
Nessun commento:
Posta un commento