Accordo tra i proprietari e l'associazione dei commercianti. No ad altri grandi magazzini: ce ne sono già a sufficienza. Sì a un polo di alta qualità
di Laura Lana
Sesto San Giovanni, 25 gennaio 2013 - Un protocollo in quattro punti. Un confronto serrato durato un anno. Da una parte l’Unione del Commercio, dall’altra Sesto Immobiliare, proprietaria dell’area Falck. Obiettivo: lanciare Sesto nel futuro, anche passando dal commercio. Stop, quindi, a centri commerciali ordinari, grandi supermercati su più piani e mega magazzini. «Eccellenza», «caratterizzazione», «attrattività» le parole che più volte sono state scandite ieri mattina alla presentazione dell’accordo di collaborazione siglato tra l’associazione dei negozianti e il gruppo guidato dall’imprenditore Davide Bizzi.
«Il nostro impegno era e rimane quello di preservare il commercio esistente - premette Zeffirino Melzi, presidente dell’Unione -. Da qui la necessità di eliminare il centro commerciale di 50mila metri quadri previsto sulle aree dismesse». Il «grande fungo», come lo chiama Melzi, inserito nel primo progetto di riqualificazione, presentato da Luigi Zunino. Che, oggi, viene sostituito con «attività altamente qualificate così da creare un valore aggiunto per l’intera città, quella già costruita e quella da realizzare».
Sotto al T5, il gigantesco forno dello stabilimento Concordia tutelato come bene storico e candidato a patrimonio dell’umanità, andranno servizi commerciali, sportivi, artigiani, culturali. «People destination center» si chiama in gergo tecnico: un mix funzionale che cerca i suoi modelli all’estero, dal Portogallo al Nord Europa. Contatti ce ne sono e altri si stanno aggiungendo. Alcuni suggeriti proprio da quel progetto che l’Unione del Commercio aveva presentato al gruppo Bizzi circa un anno fa e che vedeva, al posto del grande magazzino, terme, vintage store, campi da baseball, campus universitari e altro ancora.
Sesto San Giovanni, il T5, le aree Falck conservano fascino e appeal per un’operazione che, dal disegno al cantiere, potrebbe iniziare tra sette anni. Per prima cosa, l’accordo sottoscritto darà agli esercenti il diritto di prelazione per tre anni per la stipula di contratti d’affitto per rami d’azienda inseriti nel nuovo centro. Tra gli impegni la «valorizzazione tra commercio, artigianato e sport» (intrattenimento, leisure ed educational) e la «ricerca di tipologie di vendita e merceologiche di eccellenza e di prodotti a elevata specializzazione» oggi non presenti sul territorio. Infine, iniziative per rendere appetibile la città.
«Siamo convinti che non si possa realizzare un intervento di riqualificazione di questa portata al netto della città già costruita. In linea generale e, soprattutto, per quanto riguarda il commercio - spiega Maurizio Monteverdi, amministratore delegato della Sesto Immobiliare -. Le dimensioni dell’oggetto di cui ci stiamo occupando non ci permettono di lavorare in un recinto». Parole sante per l’Unione, che già pensa ai 2 milioni di oneri da mitigazione da spendere nella Sesto costruita e al tavolo istituzionale riattivato dal Comune.
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