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sabato 29 settembre 2012

Terremoto, i sindaci: “Non sono arrivati neanche i soldi raccolti via sms”


Di Annalisa Dall'Oca

Mesi di promesse. Il 20 maggio il presidente della Regione Vasco Errani parla di tempi rapidi per i fondi. Gli fa eco due giorni dopo Mario Monti, che però viene fischiato. Il 23 giugno è ancora governatore dell'Emilia Romagna che parla di tempi rapidissimi". La stessa cosa ha fatto due giorni fa. Ma i sindaci dei paesi colpiti dal sisma sono in rivolta: "Le chiese e le case non si ricostruiscono con le promesse"


Trasparenza, fondi in arrivo, tempestività. Le promesse formulate dal commissario Vasco Erraniormai non convincono più i sindaci emiliani, alle prese con la ricostruzione post terremoto. Nonostante il piano casa, avviato il 28 agosto con un’ordinanza firmata dal presidente della Regione Emilia Romagna, il patto per le aziende e la riapertura delle scuole in strutture temporanee, prevista per il mese di ottobre, i soldi non ci sono ancora. “Non abbiamo visto un euro”, spiega il sindaco di Finale EmiliaFernando Ferioli, “arriveranno” spera Rudi Accorsi, primo cittadino di San Possidonio. I 2,5 miliardi di euro stanziati dal governo, di cui 500 milioni previsti per il 2012, a quattro mesi dal terremoto non sono ancora arrivati, così come mancano all’appello i 15 milioni di euro raccolti con quegli sms solidali che, dal 29 maggio, gli italiani hanno generosamente versato, a sostegno delle popolazioni colpite dal sisma. E le casse dei comuni si svuotano velocemente.

Le promesse, infatti, non ricostruiscono le case, le chiese, i monumenti andati perduti in pochi attimi a causa della furia della terra. E la tempestività, invece, con l’arrivo dell’inverno, sarebbe essenziale. Subito dopo la prima scossa di terremoto, quella del 20 maggio, in viale Aldo MoroErrani parla di “emergenza nazionale”, annunciando provvedimenti in “tempi rapidi”. Il 22 maggio anche il presidente del consiglio Mario Monti si reca in visita nelle zone terremotate per portare “la vicinanza del governo” alle migliaia di persone sfollate, a cui il sisma ha rubato la casa, il lavoro, la città e persino i propri cari. Viene fischiato, ciononostante riesce a promettere un intervento tempestivo da parte dello Stato. Due giorni dopo, anche il ministro ai Beni culturali Lorenzo Ornaghi a Finale Emilia annuncia “dobbiamo trovare le risorse per queste zone”, e dobbiamo farlo “entro brevissimo”. Ovviamente, ricorda in quell’occasione Errani, prima dei fondi è necessario quantificare i danni. Un calcolo reso più difficile da una seconda forte scossa di terremoto, quella del 29 maggio.
A giugno, le visite istituzionali continuano nelle zone terremotate dell’Emilia, là nella bassa traModena e Ferrara, così come la “conta dei danni” necessaria a calcolare quanto sarebbe costato ricostruire quei paesi fantasma, ridotti a mere ‘zone rosse’ transennate e sfollate, riprendono. E mentre i tecnici effettuano migliaia di sopralluoghi, i sindaci continuano a lanciare appelli allo Stato. Chiedendo, a loro volta, quella “tempestività” promessa dal commissario straordinario. “Nei prossimi giorni” risponde a più riprese Vasco Errani, “in tempi rapidissimi”, assicura il 23 giugno.
 Ma per ricevere il primo, vero stanziamento statale, promesso già dal 22 maggio, i comuni devono attendere luglio. Più di 40 giorni. I 50 milioni di euro provenienti dal Fondo della Protezione civile, comunque, finiscono quasi subito. Sarebbero dovuti bastare per almeno due mesi, 60 giorni in tutto, ma dopo 40 sono già esauriti. Tanto che i sindaci emiliani sono costretti a provvedere autonomamente a tutte le spese relative all’emergenza ancora da gestire, in attesa che il primo finanziamento effettivo, i 500 milioni di euro garantiti dal D.L 74/2012, prima tranche dei 2,5 miliardi approvati dal governo, arrivi. “Senza entrate – aveva raccontato Luisa Turci, sindaco di Novi di Modena – sono obbligata a chiedere anticipazioni di cassa. Certo, non sono a costo zero. Ma è l’unico modo per ottenere liquidità immediata”.
 Ma nemmeno i 15 milioni raccolti con gli sms solidali a luglio arrivano. “Trascorsi trenta giorni dall’ultima data utile per effettuare una donazione – promettono Errani e Franco Gabrielli, capo della Protezione civile – i gestori delle compagnie telefoniche consegneranno la somma alle istituzioni, si costituirà il comitato dei garanti e poi le risorse verranno distribuite”. Una procedura già stabilita che, garantisce il numero uno della protezione civile, sarà rapidissima. Ma a quattro mesi dal terremoto, quei soldi sembrano più lontani che mai. Almeno quanto i 500 milioni promessi dallo Stato, che, conferma il sindaco di San Possidonio, “non sono ancora arrivati”. E la famosa “fase due” di cui Errani ha parlato a più riprese, aspetta in un cassetto.
Incerti anche i tempi relativi a quella che, ad agosto, sembrava una buona notizia. “Abbiamo ottenuto un risultato molto importante per i nostri cittadini, un contributo fino a 6 miliardi per gli interventi di ricostruzione, riparazione e ripristino delle abitazioni civili e dei macchinari e degli immobili ad uso produttivo – annuncia Errani -. Il provvedimento è stato approvato al Senato all’interno del decreto sulla spending review, e abbiamo la piena convinzione che sarà approvato anche dalla Camera”.
E poi ci sono i 670 milioni promessi dall’Unione Europea dopo la visita del commissario alla Politica regionale Johannes Hahn, per i quali Errani si è dichiarato altrettanto “soddisfatto”, che però dovrebbero arrivare solo a gennaio 2013.
L’unica certezza, per i comuni colpiti dal terremoto, a oggi, sono le promesse. “Ieri in Regione il commissario ci ha garantito che entro venerdì prossimo arriverà il primo contributo per l’autonoma sistemazione – spiega Accorsi – perché possa essere avviata la procedura amministrativa per la liquidazione ai cittadini”.
“Entro questa settimana – ha inoltre anticipato Errani, supportato dal prefetto Gabrielli – il Consiglio dei Ministri trasformerà il protocollo relativo a 500 milioni di euro previsti dal decreto sulla spending review, in norme legislative: quindi partirà, in modo trasparente e in relazione con le banche, l’azione di liquidazione degli stati di avanzamento per quei cittadini che abbiano iniziato le opere di riparazione delle proprie abitazioni”.
Una possibile spiegazione ai ritardi accumulati mese dopo mese la offre Maurizio Marchesini, presidente di Confindustria Emilia-Romagna. “Questo – ha detto durante una puntata di Mattino cinque, in onda su Canale5 – è un Paese un po’ particolare, che affronta in maniera molto organizzata l’emergenza, con ottime strutture e un grande volontariato, ma non abbiamo procedure per la ricostruzione. Tutte le volte che succede un evento di questa portata siamo daccapo, e anche stavolta abbiamo ricominciato da zero, in più con condizioni economiche molto pesanti”. 
Ma come hanno ripetuto più e più volte, da maggio, i sindaci emiliani che da soli, almeno per ora, devono ricostruire intere città, “serve liquidità”. “Speriamo che questa volta – commentano l’ennesima promessa del commissario i primi cittadini terremotati – i soldi arrivino davvero”. 


fonte: Il Fatto Quotidiano

martedì 19 giugno 2012

Oltre al prof di ginnastica anche l'attricetta erotica L'ente terremoti fa ridere


Un laureato all'Isef direttore generale dell'Istituto nazionale di geofisisca e vulcanologia. La capo ufficio stampa è stata sulla copertina di Playboy

Ex pornostar e prof di ginnastica
L'ente terremoti fa ridereSonia Topazio, 43 anni, ha recitato anche per Tinto Brass

Se un laureato all'Isef iscritto all'albo dei promotori finanziari fa il direttore generale, non si vede perchè una ex attricetta di film erotici passata anche per una copertina di playboy non abbia i titoli per fare il capo ufficio stampa. Succede all'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, ente al centro delle cronache in queste settimane di terremoti e morti in Emilia. La scorsa settimana, a far notizia, era stata la nomina di Massimo Ghilardi, funzionario del ministro dell'Istruzione con un titolo di studio da preofessore di ginnastica, ai vertici dell'ente che vigila su sismi ed eruzioni vulcaniche. Ovvio che la lente d'ingrandimento, a poche ore di distanza, si spostasse sulla persona che peraltro già da tempo guida l'ufficio stampa: trattasi della potentina Sonia Topazio (apparentemente non è un nome d'arte), brunetta quarantateenne che vanta un passato nello showbusiness.
Nel suo curriculum che si può trovare anche in wikipedia, si legge che la Topazio "nel 1999 recita nel film erotico Corti circuiti erotici Vol.2 di Tinto Brass, protagonista dell'episodio "Benedetta trasgressione" e nel luglio del 2000 è la protagonista, insieme a Giovanna Casotto e a Gisy Scerman, del fotoromanzo "Quattro bambole per una rapina", realizzato dal disegnatore e illustratore Franco Saudelli e pubblicato sulla rivista erotica Blue (rivista che le dedicherà anche la copertina del numero di agosto 2003, sempre con una foto di Saudelli). È scelta dalla rivista Playmen per il calendario 2000 e posa per l'edizione italiana di Playboy per un servizio pubblicato nel numero di dicembre 2001[2]. Sempre nel 2001 si laurea a pieni voti in Lettere e Filosofia (e fin qui con l'ufficio stampa ci può anche stare, ndr), ma " con indirizzo Cinema e spettacolo (che coi terremoti ci sta come il cavolo amerenda, ndr) all'Università degli Studi di Roma "La Sapienza". Alcuni mesi dopo la laurea inizia a lavorare per l'INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), di cui successivamente diviene capo del neonato ufficio stampa, pur continuando per alcuni anni anche la carriera di attrice, con la partecipazione ad alcune serie televisive e film."
Non è la prima volta che la topazio, in qualità di capo ufficio stampa dell'Ingv, finisce al centro delle cronache per il suo passato osè. Colpa, dice lei, dei precari di cui lo stesso Ingv appare imbottito, che periodicamente tirano fuori tutto per screditarla. E lei replica: "E' vero, qui dove sono oggi mi ha messa un politico. Ma anche loro i precari, qui ce li ha messi qualcuno, mica hanno fatto uno straccio diconcorso!" Allegria. Come dare torto a chi dice che l'Italia non casmbia e non cambierà mai?
http://www.liberoquotidiano.it

Terremoto Abruzzo, i soldi degli Sms imboscati dalle banche da nocensura.com


Ne avevamo parlato i primi di Giugno con l'articolo "Scandaloso:i soldi degli sms ai terremotati finiscono in fondi per concedere prestiti" i soldi degli SMS che i cittadini hanno devoluto in favore dei terremotati abruzzesi, anziché essere impiegati nella ricostruzione, sono finiti nelle casse di una BANCA, che li ha utilizzati per concedere PRESTITI a tasso agevolato (ma nemmeno troppo). I cittadini REGALANO i propri soldi ai terremotati, e questi finiscono per essere REGALATI alle banche, che li PRESTANO ai terremotati, decurtando elevatissime spese di gestione (quasi 500.000€) e ricavandone persino gli interessi. Se ne è occupato anche "Il Fatto Quotidiano"

Di seguito l'articolo de "Il Fatto Quotidiano" del 16 giugno 2012

I circa cinque milioni di euro donati dagli italiani per "dare una mano" alla ricostruzione dei luoghi colpiti dal sisma del 2009, sono fermi nei forzieri degli istituti di credito. La Etimos, accusata nei giorni scorsi su alcuni blog di aver gestito direttamente il patrimonio, ci ha sì guadagnato e spiega come li ha spesi

Gira e rigira sono finiti alle banche i 5 milioni di euro arrivati via sms dopo il terremoto dell’Aquila sotto forma di donazione. E la loro gestione è stata quella prevista da qualsiasi rapporto bancario: non è bastata la condizione di “terremotato” per ricevere un prestito con cui rimettere in piedi casa o riprendere un’attività commerciale distrutta dal sisma. Per ottenerlo occorreva – occorre ancora oggi – soddisfare anche criteri di “solvibilità”, come ogni prestito. Criteri che, se giudicati abbastanza solidi, hanno consentito l’accesso al credito, da restituire con annessi interessi. I presunti insolvibili sono rimasti solo terremotati. Anche se quei soldi erano stati donati a loro. Il metodo Bertolasocomprendeva anche questo. È accaduto in Abruzzo, appunto, all’indomani del sisma del 2009. Mentre Silvio Berlusconi prometteva casette e “new town”, l’ex numero uno della Protezione civile aveva già deciso che i soldi arrivati attraverso i messaggini dal cellulare non sarebbero stati destinati a chi aveva subito danni, ma a un consorzio finanziario di Padova, l’Etimos, che avrebbe poi usato i fondi per garantire le banche qualora i terremotati avessero chiesto piccoli prestiti. E così è stato. Le donazioni sono confluite in un fondo di garanzia bloccato per 9 anni. Un fondo che dalla Protezione civile, due mesi fa, è stato trasferito alla ragioneria dello Stato. La quale, a sua volta, lo girerà alla Regione Abruzzo. E di quei 5 milioni i terremotati non hanno visto neanche uno spicciolo. Qualcuno ha ottenuto prestiti grazie a quel fondo utilizzato come garanzia, ma ha pagato fior di interessi e continuerà a pagarne. Altri il credito se lo sono visto rifiutare.
L’emergenza
Bertolaso
, allora, aveva pieni poteri. Come capo della Protezione civile, come sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ma soprattutto nella veste di uomo di fiducia del premier Silvio Berlusconi. I primi soldi che Bertolaso si trovò a gestire furono proprio i quasi 5 milioni donati dagli italiani con un semplice messaggio del cellulare. Ma lui, “moderno” nella sua concezione di Protezione civile, decise che i milioni arrivati da tutta la penisola sarebbero stati destinati al post emergenza e alle banche, non all’emergenza. Questo aspetto non venne specificato al momento della raccolta, ma Bertolaso avevailpoteredidecidere a prescindere. Spedì poi un suo emissario alla Etimos di Padova, consorzio finanziario specializzato nel microcredito, che raccoglie al suo interno, attraverso una fondazione, molti soggetti di tutti i colori, da Caritas a Unipol.
I numeriQuello che è successo in questi 3 anni è molto trasparente, al contrario della richiesta di donazione via sms che non precisò a nessuno dove sarebbero finiti i soldi. Nemmeno a un ente, la Regione Abruzzo che, paradossalmente, domani potrebbe usare quei soldi per elicotteri o auto blu. La Etimos, accusata nei giorni scorsi su alcuni blog di aver gestito direttamente il patrimonio, ci ha sì guadagnato, ma non fatica ad ammettere come sono stati usati i soldi: dei 5 milioni di fondi pubblici messi a disposizione del progetto dal dipartimento della Protezione civile, 470 mila euro sono stati destinati alle spese di start-up e di gestione del progetto, per un periodo di almeno 9 anni; 4 milioni e 530 mila euro invece la cifra utilizzata come fondo patrimoniale e progressivamente impiegata a garanzia dell’erogazione dei finanziamenti da parte degli istituti di credito aderenti. Intanto sono state 606 le domande di credito ricevute (206 famiglie, 385 imprese, 15 cooperative). Di queste 246 sono state respinte (85 famiglie, 158 imprese, 3 cooperative) mentre 251 sono i crediti erogati da gennaio 2011 a oggi per un totale di 5.126.500 euro (famiglie 89/551mila euro, imprese 153/4 milioni 233mila e 500 euro, cooperative 9/342mila euro). Infine 99 domande sono in valutazione (68 famiglie, 28 imprese, 3 coop).
Gli aiuti e le bancheAl termine dell’operazione quello che è successo è semplice: i soldi che le persone hanno donato sono serviti a poco o a niente. Non sono stati un aiuto per l’emergenza, ma – per decisione diBertolaso – la fase cosiddetta della post emergenza. Che vuol dire aiuti sì, ma pagati a caro prezzo. Le persone si sono rivolte alle banche (consigliate da Etimos, ovviamente) e qui hanno contrattato il credito. Ma chi con il terremoto è rimasto senza un introito di quei soldi non ha visto un centesimo. Non è stato in grado neppure di prendere il prestito perché giudicato persona a rischio, non in grado di restituire il danaro.
Che fine han fatto gli sms?I terremotati sono stati praticamente esclusi. Se qualcosa hanno avuto lo hanno restituito con un tasso d’interesse inferiore rispetto agli altri, ma pur sempre pagando gli interessi. Chi ha guadagnato sono le banche, sicuramente, e la Regione Abruzzo che, al termine dei 9 anni stabiliti, si troverà nelle casse 5 milioni di euro in più. Vincolati? Questo non lo sappiamo. Ne disporrà come meglio crede, sono soldi che entreranno nel bilancio.
La posizione di EtimosFino a oggi, scoperto il metodo Bertolaso, il consorzio finanziario Etimos si è preso le accuse. Ma il presidente dell’azienda padovana al Fatto Quotidiano spiega che il loro è stato un lavoro pulito e trasparente. “Se qualcuno ha mancato nell’informazione”, dice il presidente Marco Santori, “è stata la Protezione civile che doveva precisare che i soldi erano destinati al post emergenza e non all’aiuto diretto. Noi abbiamo fatto con serietà e il risultato è quello che ci era stato chiesto”.

mercoledì 13 giugno 2012

Emilia,ecco l'ultima beffa: la casa si deve demolire? A pagare sono i terremotati


Emilia,ecco l'ultima beffa: la casa si deve demolire? A pagare sono i terremotati

Ecco l’effetto del decreto varato dal governo appena 5 giorni prima del sisma. E gli sfollati si vedono arrivare conti da 50mila euro. I sindaci: "È assurdo"


Terremotati

giovedì 31 maggio 2012

Ma non si vergognano? Le banche guadagnano sui bonifici ai terremotati. Caro Monti, ora le chiudiamo per due o tre anni?



L’ultima vergogna sul mondo delle banche l’ha raccontata ilGiornale questa mattina: un istituto ha fatto pagare una super commissione di 5 euro per un bonifico destinato alle popolazioni vittime del terremoto dell’Emilia. Una commissione sulla solidarietà. Una vergogna assoluta. Se le banche si comportano in questo modo anche in queste occasioni allora non c’è più niente da fare. Ed essendo quindi questo sistema “pieno di difetti“, caro Monti che ne dici di chiudere le banche per due o tre anni?
Il presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari, ha dichiarato:
«Non ci fate passare per quelli che fanno ricavi sulla solidarietà»
Che coraggio. E come no. Poi ha aggiunto che l’episodio denunciato dal Giornale è stato “un errore, che andava evitato”. E ora “i soldi saranno restituiti”. Sì, ora che siete stati beccati. Forse.




mercoledì 30 maggio 2012

Sesto San Giovanni e il terremoto in Emilia


Terremoto in Emilia

Esprimiamo solidarietà e vicinanza alle popolazioni vittime del terremoto.
Per comunicare con le città colpite dal sisma, ecco i 
numeri di emergenza:
- protezione civile dell’Emilia Romagna: 800 333 911
- Ferrara: 053 2771546
- Modena: 059 200200
- Mirandola: 053 5611039
- San Felice: 800 210 644
- Cento: 333 2602730.
E’ anche possibile dare il proprio contributo con un 
aiuto economico.   
E’ attivo un servizio di sms solidale: al numero 45500 si possono donare due euro per dare un aiuto alle popolazioni delle zone colpite dal terremoto.

La Regione Emilia-Romagna ha anche attivato una  
raccolta fondi rivolta a privati ed Enti pubblici.

Per i 
privati le possibilità sono:
- versamento sul c/c postale n. 367409 intestato a: Regione Emilia-Romagna - Presidente della Giunta Regionale - Viale Aldo Moro, 52 - 40127 Bologna;
bonifico bancario alla Unicredit Banca Spa Agenzia Bologna Indipendenza - Bologna, intestato a Regione Emilia-Romagna, IBAN coordinate bancarie internazionali: IT – 42 - I - 02008 - 02450 - 000003010203;
versamento diretto presso tutte le Agenzie Unicredit Banca Spa sul conto di Tesoreria 1 abbinato al codice filiale 3182.

Per quanto riguarda invece gli 
Enti pubblici, è previsto l’accreditamento sulla contabilità speciale n. 30864 accesa presso la Banca d’Italia - Sezione Tesoreria di Bologna.
In entrambi i casi (privati ed Enti pubblici) il versamento dovrà essere accompagnato dalla causale: Contributo per il terremoto 2012 in Emilia Romagna.

martedì 29 maggio 2012

Terremoto: su Twitter c'e' chi sfrutta il sisma per pubblicita'

 


(AGI) - Roma, 29 mag. - In rete e' scoppiata la protesta contro alcune aziende che, su twitter, hanno utilizzato il terremoto in Emilia per farsi pubblicita'. Innanzitutto Groupalia, noto sito di social shopping, sul cui profilo e' apparso: "Paura del #terremoto? Molliamo tutto e scappiamo a #Santo Domingo!". Poi Prenotable, che su quella falsariga ha twittato: "Paura del #terremoto? Esorcizzate la paura con un bel pranzetto da uno dei nostri 800 ristoranti". E infine Brux Sport, che contemporaneamente suggeriva: "Da oggi puoi assorbire le vibrazioni dei terremoti con BRUX!".Tutte e tre le aziende, dopo le vibranti proteste in rete, hanno provveduto in poco tempo a rimuovere i 'cinguettii' incriminati, porgendo le proprie scuse e dicendosi "vicini alle popolazioni colpite dal sisma". Groupalia ha inoltre annunciato che dara' una somma in beneficenza alla Croce Rossa per aiutare la ricostruzione della zona terremotata. (AGI) . 

domenica 20 maggio 2012

E' UFFICIALE: Lo Stato non rimborserà più i danni da calamità naturali


Cattive notizie per i cittadini danneggiati dal terremoto che questa notte ha colpito il nord Italia: proprio pochi giorni fa infatti il governo nell'ambito della Legge n.59 sulla riforma della Protezione Civile, NEL CLASSICO SILENZIO ASSOLUTO DEI MASS MEDIA E DEI PARTITI DI OPPOSIZIONE, ha eliminato la facoltà di far rivalsa sullo stato in caso di calamità naturali: in caso di terremoti, alluvioni o qualsiasi altra catastrofe, i cittadini devono vedersela da soli. Il consiglio dei governanti è quello di "stipulare una polizza di assicurazione", peccato che oltre il 75% delle famiglie non abbiano le possibilità economiche per farlo. Per fortuna dei neo terremotati, nonostante la legge in questione sia già pubblicata sulla "Gazzetta Ufficiale" deve ancora entrare in vigore: in ogni caso, in futuro per i cittadini le calamità saranno una vera e propria mattanza sociale, più di quanto non lo sono già oggi che lo Stato deve/dovrebbe restituire una casa a tutti coloro che la perdono. La notizia è passata in sordina, ed è bene che i cittadini lo sappiano: sopratutto per giudicare l'operato non solo del governo Monti, spalleggiato e difeso dal "grande centro" Casini-Rutelli-Fini, dalla premiata ditta Bersani, e dai Berlusca boys: ma anche di quei partiti che dovrebbero - stando a quanto sostengono loro - collocarsi all'opposizione: Lega Nord e IDV. Mentre il partito di Vendola, i Verdi e altri partiti che non sono rappresentati in parlamento, approfittano di questo per evitare di prendere posizione: ma che rinuncino a fare opposizione e a segnalare ai cittadini le leggi schifose di questo governo E' FIN TROPPO EVIDENTE... l'unica opposizione vera, in Italia, siamo noi blogger LIBERI

Staff nocensura.com- - - - - -di seguito l'articolo di Giovanna Cavalli per il Corriere della Sera

Una calamità distrugge la casa? Da oggi lo Stato non paga i danniROMA — La calamità naturale sarà a carico del cittadino. In caso di terremoto, alluvione, tsunami e qualsivoglia altra catastrofe, non sarà più lo Stato a pagare i danni. A ricostruire l'edificio crollato o pieno di crepe, casa o azienda che sia, dovrà provvedere il proprietario. A sue spese. O stipulando, previdente, una relativa polizza di assicurazione.
La novità, enunciata chiaramente, si trova nel decreto legge n.59 sulla riforma della Protezione Civile pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale. In cui si afferma che «al fine di consentire l'avvio di un regime assicurativo per la copertura dei rischi derivanti da calamità naturali sui fabbricati a qualunque uso destinati, possono essere estese tutte le polizze assicurative contro qualsiasi tipo di fabbricato appartenente a privati». E questo per poter «garantire adeguati, tempestivi ed uniformi livelli di soddisfacimento delle esigenze di riparazione e ricostruzione». Cosa che lo Stato non può più permettersi per cronica carenza di fondi.La normativa non ha effetto immediato: il decreto legge prevede infatti «un regime transitorio anche a fini sperimentali». Entro 90 giorni dovrà essere emanato un regolamento che stabilisca modalità a termini per l'avvio del regime assicurativo. Ed è poi probabile che i tempi si allunghino. O che si trovino dei correttivi. Ma la tendenza è quella.Confermata dalle parole di Franco Gabrielli, capo della Protezione Civile: «Quella sull'Aquila è stata l'ultima azione di intervento sulla popolazione» ha detto ieri ai Giovani imprenditori di Confindustria. «Purtroppo per il futuro dovremo pensare alle assicurazioni perché lo Stato non è più in grado di fare investimenti sulle calamità: gli aquilani sono stati gli ultimi a ricevere assistenza». Su questa linea procede anche la norma che riduce la durata dello stato di emergenza, ossia del periodo in cui lo Stato si accolla le spese: 60 giorni, con un'unica proroga di altri 40. Fine delle emergenze pluriennali.Per adesso l'assicurazione sarà soltanto di tipo volontario (con agevolazioni fiscali). E già questo principio potrebbe porre dei problemi giuridici in quanto sancisce la disparità tra cittadini che vivono in zone a rischio e quelli che hanno la fortuna di abitare in aree sismiche o soggette a pericoli idrogeologici. Senza contare che le compagnie di assicurazioni, nel primo caso, pretenderebbero premi molto costosi. La soluzione potrebbe essere rendere l'assicurazione obbligatoria per tutti. Con un costo calcolato in circa 100 euro per abitazione.Secondo Adolfo Bertani, presidente del Cineas (Consorzio universitario specializzato nella cultura del rischio), questa «è una svolta epocale perché si introduce anche in Italia la responsabilità diretta del cittadino nella tutela dei propri beni e di una nuova cultura di rispetto del territorio. Si passa da welfare state alla welfare community».