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martedì 15 aprile 2014

Irpef, i tagli di Renzi non valgono 80 euro al mese I calcoli dell'Istat: "Il guadagno medio per i più poveri è di 714 euro all'anno". Cifra ben lontana dagli 80 euro al mese


La buona notizia è che la crescita dell’economia italiana nel 2014 dovrebbe proseguire secondo "ritmi moderatamente positivi".

La cattiva notizia, invece, è che il guadagno medio annuo dello sconto Irpef previsto dal governo sarà di 714 euro per le famiglie più povere.
Il che, stando ai calcoli dell'Istat, significa meno di 60 euro al mese. Altro che gli 80 promessi dal premier Matteo Renzi. Lo sconto scende via via fino a 451 euro per le famiglie più ricche. Cioè si passa dal 3,4% del reddito allo 0,7%. E non andrà meglio alle imprese che beneficeranno del taglio del 10% dell'Irap. "L’elevata presenza di imprese con base imponibile negativa o nulla a fini Irap restringe la platea degli interessati al provvedimento", calcola l'Istat spiegando che si tratta di 620mila imprese. Vale a dire il 72,2% (circa due su tre) delle società considerate.
"Le indicazioni di un moderato miglioramento dei ritmi di attività economica, pur diffusi in misura differenziata tra i comparti produttivi, porterebbero a delineare un percorso di moderata espansione del prodotto lordo nel corso del 2014". Nel corso di un’audizione sul Def alla Camera, il presidente dell’Istat Antonio Golini snocciola i drammatici effetti di una crisi economica che non sembra mollare il sistema Italia. A patirne maggiormente è il mercato del lavoro. Dal 2008 al 2013 la perdita è stata di quasi un milione di occupati. Le differenze territoriali si sono amplificate col Mezzogiorno che rispetto al 2008 ha registrato un calo del 9% contro il 2,4% del Nord. Tuttavia, l'Istat prevede nel primo trimestre dell’anno il pil torni ad accelerare rispetto al quarto trimestre del 2013. Un'accelerazione purtroppo modesta. "La moderata ripresa - si legge nel bollettino dell'Istituto di statistica - dovrebbe continuare con ritmi pressoché analoghi nei restanti trimestri dell’anno in corso". Se queste previsioni fossero confermate il pil dell’anno potrebbe raggiungere il +0,8% in linea con le ultime previsioni del governo.
Le misure del Def, licenziato la scorsa settimana dall'esecutivo, produrranno un effetto positivo sul pil dello 0,2% e sul fisco per 11,3 miliardi all'anno. Al netto degli interventi di copertura delle maggiori spese e minori entrate previste dal Def, l’effetto positivo della crescita potrebbe essere ridotto a circa 0,1%. Purtroppo, però, la portata delle misure di Renzi non è all'altezza delle promesse fatte. Con gli sconti Irpef che il governo si appresta ad approvare "il guadagno medio annuo per beneficiario è pari a 714 euro per le famiglie più povere" del primo quintile. Si oscilla da massimo 796 euro all'anno (poco più di 65 euro al mese) per le famiglie più povere a 451 euro all'anno (poco meno di 40 euro al mese) per le famiglie più ricche. "Solo il 9,5% della spesa totale per l’intervento - ha sottolineato l'Istat - viene erogato alle famiglie appartenenti al quinto di reddito più povero".
Non va meglio alle imprese. L’elevata presenza di aziende con base imponibile negativa o nulla ai fini dell'Irap restringe, infatti, la platea degli interessati agli sgravi del governo. Secondo i calcoli dell'Istat, si tratta di "circa 620mila imprese, pari al 72,2% delle società considerate". "I beneficiari - ha concluso Golini - sono percentualmente più numerosi tra le imprese medio-grandi che operano nel settore manifatturiero, le imprese residenti nel Nord-Ovest, e le imprese in gruppo nazionale ed estero".
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mercoledì 19 settembre 2012

LE TASSE NON BASTANO L'ultima del prof Monti: abbassare le buste paga Il governo ragiona sull'ipotesi di slegare i salari all'aumento dei prezzi. Così i lavoratori perderebbero fino al 9%

L'ultima mazzata di Monti:
abbassare le buste paga

Per la prima settimana di ottobre il premier attende una proposta congiunta sindacati-aziende

Buste paga più leggere se il professor Monti dovesse decidere di mettere in pratica l'invito dell'ex numero uno della Bce, Jean Claude Trichet, che nel 2008 invitava i governi nazionali a «evitare» di ancorare i salari all’inflazione per il rischio di «innescare una spirale salari-prezzi con ricadute negative sull’occupazione e sulla competitività».  Prima il «Corriere», poi altre testate hanno cominciato a ventilare l’ipotesi che il governo italiano si stia muovendo in tale direzione. Monti sa bene che sganciare i salari dagli adeguamenti vorrebbe dire tagliare di colpo una fetta di busta paga. Se non si trovasse il modo di legare le retribuzioni alla produttività lo stipendio di un operaio o di un dipendente pubblico perderebbe tra il 5 e il 9% del suo valore. Da Roma fanno sapere che sul tavolo del presidente del Consiglio non c’è alcun fascicolo che prevede il disancoramento dei salari dall’aumento del costo della vita. C’è però un fascicolo intitolato «produttività». Per la prima settimana di ottobre il premier Monti attende una proposta congiunta sindacati-aziende che miri a invertire il trend del differenziale costo del lavoro-produzione.
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martedì 31 luglio 2012

Il massacro in 4 anni di crisi: 178 miliardi di nuove tasse

TASSASSINI...
L'Italia ha dovuto digerire dieci manovre per 329 miliardi e 520 milioni. Il 55% lo abbiamo pagato noi tra imposte e balzelli

I calcoli del Sole 24 Ore. Gli strumenti per risanare il bilancio sono due soltanto: nuove tasse e tagli alla macchina pubblica
In quattro anni di crisi l'Italia ha dovuto digerire dieci manovre (tra finanziarie, decreti correttivi, manovre bis, leggi di stabilità e la cosiddetta spending review). La ricetta? Sempre la stessa: più tasse e più tagli. E la montagna di quattrini (per la stragrande maggioranza pagati da noi) ha raggiunto vette esorbitanti. Il calcolo lo ha fatto Il Sole 24 Ore: quattro anni, dieci manovre e richieste per 329 miliardi e 520 milioni di euro. Di questa montagna di euro, il 55%, ossia 178 miliardi, è rappresentato dall'aumento delle entrate. Ossia da nuove tasse e balzelli.

Tagli o tasse - Il punto è che le munizioni utilizzate per tentare il risanamento del bilancio pubblico sono sempre e soltanto due: chiedere più soldi ai cittadini o tagliare i fondi a disposizione della macchina pubblica. E i numeri messi in fila fanno davvero paura: le cifre complessive, spiega Il Sole 24 Ore, sono il frutto degli effetti messi a bilancio anno per anno dei diversi interventi. Non si tratta, tecnicamente, dell'impatto a regime sui saldi di finanza pubblica, ma delle risorse realmente chieste ai cittadini. Per comprenderci, ecco un esempio: se una manovra introduce una tassa che porta un miliardo il primo anno, due il secondo e tre dal terzo, l'effetto a regime è pari a tre miliardi, ma i soldi versati nel tempo e versati dai cittadini ammontano a sei.


foto: Google immagini
fonte: Libero quotidiano

martedì 24 luglio 2012

Allarme per la sanità lombarda A rischio 4mila posti letto La salute in tempi di crisi potrebbero andarsene in 12mila fra medici e infermieri


Due infermiere portano un letto nella corsia di un ospedale (Newpress)
Due infermiere portano un letto nella corsia di un ospedale (Newpress)

Milano, 24 luglio 2012 -Quattromila posti letto a rischio (quelli garantiti in Lombardia sono 40mila)oltre a tagli «non ancora quantificati» con certezza (ma ipotizzabili) al personale che «già oggi con 105 mila impiegati nel pubblico e 35 mila nel privato non sono sufficienti». La Cgil Lombardia lancia la sua campagna d’autunno e prospetta alcune delle conseguenze dei tagli del governo alla sanità regionale, già nel mirino delle inchieste della magistratura. «Vogliamo lanciare un vero e proprio allarme - ha spiegato Giacinto Botti, segretario Cgil Lombardia durante il sit in sotto Palazzo Lombardia - una lotta agli sprechi è necessaria ma tagli di questo genere non sono sostenibili». Anche perchè, come spiega Florindo Oliverio, segretario generale funzione pubblica Cgil Lombardia, «le ricadute occupazionali rischiano di pesare non poco. Naturalmente sono ancora stime ma se dovessero essere confermati i tagli del 10% su personale infermieristico e 20% sui medici in Lombardia potremmo avere 12 mila persone in meno».


Da qui la necessità, auspica Oliverio, «di sedersi presto attorno ad un tavolo, con l’assessore regionale alla sanità, per discutere della riorganizzazione dei servizi ospedalieri». Nemmeno per il sindacato i «tagli sono un tabù», «a patto che si provi a tradurre i numeri in servizi partendo dal fabbisogno del territorio». Difficile? «Complicato, ci vuole una nuova politica sanitaria che punti più alla prevenzione che alla prestazione e quindi favorisca il pubblico e meno il privato.
Rivedendo quindi il sistema di accreditamento delle strutture private. E se il governatore, su pressione della Lega, sembra disponibile a discutere di posti letto e a «darci un taglio ai fondi per i privati», di fatto sinora nulla di concreto è stato fatto. Certo è che nei grandi ospedali pubblici gli organici sono già ridotti all’osso,con un blocco contrattuale che è già in atto dal 2009. «In questo momento di forte crisi - interviene Alberto Villa, segretario Funzione Pubblica Cgil - la Regione Lombardia dovrebbe mettere nero su bianco le risorse e spiegarci come intende spenderle».
di Stefania Consenti

martedì 17 luglio 2012

SPENDING REVIEW SULLE FESTE Il governo taglia pure il santo patrono Obiettivo: far crescere il Pil Il decreto verrà discusso venerdì in Cdm: l'idea è di spostare la festività alla domenica più vicina

Il governo taglia pure le feste 
Obiettivo: far crescere il Pil...

Si salva San Pietro e Paolo a Roma, Natale e Ferragosto per via dei Patti Lateranensi stipulati con il Vaticano. Per tutti gli altri chi vuole festeggiare deve prendersi un giorno di ferie

Il milanese che vuole festeggiare il 7 dicembre Sant'Ambrogio, dovrà prendere un giorno di ferie. Idem dovrà fare il napoletano che il 19 settembre non intende rinunciare alla processione della festa di San Gennaro e assistere ai riti sulla reliquia di sangue che si scioglie. Stesso discorso vale per il 25 aprile. Non solo è la festa della Liberazione, ma a Venezia, e anche a Latina, è San Marco, con le varie celebrazioni patronali. E così è a Catania il 5 febbraio per Sant'Agata o il 4 settembre a Viterbo per Santa Rosa. Per non parlare di Babbo Natale, che in realtà è San Nicola, e che a Bari, ma anche a Sassari, si festeggia il 6 dicembre. Se queste date non cadono di domenica, l'unico modo per non rinunciarci è prendere le ferie. Sì, perchè il governo Monti taglia pure sulle feste, o meglio vuole accorparle con l'obiettivo di far crescere il Pil. L'idea viene confermata in ambienti governativi e potrebbe essere esaminata nel prossimo cdm dopo il parere di quattro ministeri chiave. 
Il tema è stato affrontato anche dal governo Berlsuconi, lo scorso anno, e dopo una serie di valutazioni furono prese alcune decisioni, come ad esempio quella di far restare il 29 giugno un giorno di festa per i romani che celebrano i loro patroni, San Pietro e San Paolo. La festività rientra infatti tra quelle che sono oggetto di accordi con la Santa Sede, come, per esempio il 25 dicembre, Natale, o il 15 agosto, l'Assunzione.
Per tutti gli altri patroni si è aperta invece la via del decreto sul quale si è discusso nel preconsiglio di ieri. Il sottosegretario Antonio Catricalà avrebbe chiesto ai tecnici dei minsiteri di presentare un parere in modo che il provvedimento possa arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri già questo venerdì. Non si conoscono ancora i dettagli del testo.Tuttavia, alcune settimane fa il sottosegretario Gianfranco Polillo aveva sottolineato che ridurre il numero di giorni non lavorati di una settimana avrebbe portato all'aumento del pil di un punto percentuale.
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giovedì 5 aprile 2012

E QUESTI SAREBBERO «TECNICI»?


E QUESTI SAREBBERO «TECNICI»?
 

DI COSA?

Hanno dimenticato di coordinare le loro «riforme» col diritto, e anche con la logica. Alla Bocconi, o a Harvard, non hanno imparato nulla delle cooperative indivise, nè degli spazi che servono all’agricoltura. Hanno vissuto nell’illusione che la realtà esterna fosse lineare come le loro lezioni, e si potesse applicare l’IMU di loro invenzione in modo semplice e lineare. Favori alle banche, sì, i tecnici le sanno fare. È la loro specialità. Per il resto solo tasse, niente tagli alla spesa pubblica. E anche il debito pubblico è aumentato.