Ads not by this site
SCANDALOSO: chi ha donato il sangue dovrà andare in pensione più tardi: grazie alla Fornero i giorni di permesso per il prelievo non saranno calcolati ai fini pensionistici! I donatori più generosi subiranno ritardi fino a 10 mesi!
Pensione ritardata ai donatori - I giorni di permesso per il prelievo non vengono calcolati, quindi c’è chi dovrà lavorare ancora per dieci mesi
CREMONA - Dopo gli esodati, l'ex ministro Elsa Fornero ha un altro nemico: i donatori di sangue. I più anziani di loro stavano già pregustando la pensione, ma dovranno aspettare ancora perché costretti a recuperare i giorni in cui, con regolare permeEsplora il significato del termine: sso, sono rimasti a casa per il prelievo. Per alcuni si parla di dieci mesi in più. L’alternativa è smettere di lavorare alla data fissata, ma con un assegno diminuito di circa il 2%. L’allarme sugli effetti della riforma previdenziale era già stato lanciato, cadendo però nel vuoto.
Ora il caso è deflagrato a Cremona forse perché, in proporzione agli abitanti, è la città con più iscritti (6.000 che diventano 17.000 con la provincia) all’Avis. Il presidente comunale, Ferruccio Giovetti, 52 anni, medico, spiega com’è scoppiato il bubbone. «I nostri associati si sono recati ai patronati per i conteggi e hanno scoperto la sorpresa: i giorni utilizzati per dare il sangue non vengono calcolati ai fini pensionistici». È subito è partito il tam tam. «La nostra sede è presa d’assalto. Una persona in buona salute può fare sino a quattro donazioni all’anno per vari anni. Questo significa altri mesi di lavoro. Ci sono situazioni che stringono il cuore».
La battaglia per riscrivere la riforma è già scattata. I quaranta parlamentari «avisini» sono stati mobilitati, la deputata cremonese Cinzia Fontana (Pd) ha presentato un’interrogazione alla Camera. «Questo paradosso - dice - è forse il più clamoroso, ma la stessa cosa vale per le assenze per assistere un parente malato, la maternità facoltativa e, addirittura, lo sciopero». Anche l’Inps sta seguendo la vicenda. E mercoledì il presidente nazionale dell’Avis, Vincenzo Saturni, incontrerà il ministro alla Salute Beatrice Lorenzin. «C’è il rischio - avverte Giovetti - che la gente smetta di donare sangue». Potenza della beffa a chi vorrebbe fare qualcosa per gli altri.sso, sono rimasti a casa per il prelievo. Per alcuni si parla di dieci mesi in più. L'alternativa è smettere di lavorare alla data fissata, ma con un assegno diminuito di circa il 2%. L'allarme sugli effetti della riforma previdenziale era già stato lanciato, cadendo però nel vuoto.
Ora il caso è deflagrato a Cremona forse perché, in proporzione agli abitanti, è la città con più iscritti (6.000 che diventano 17.000 con la provincia) all'Avis. Il presidente comunale, Ferruccio Giovetti, 52 anni, medico, spiega com'è scoppiato il bubbone. «I nostri associati si sono recati ai patronati per i conteggi e hanno scoperto la sorpresa: i giorni utilizzati per dare il sangue non vengono calcolati ai fini pensionistici». È subito è partito il tam tam. «La nostra sede è presa d'assalto. Una persona in buona salute può fare sino a quattro donazioni all'anno per vari anni. Questo significa altri mesi di lavoro. Ci sono situazioni che stringono il cuore».
La battaglia per riscrivere la riforma è già scattata. I quaranta parlamentari «avisini» sono stati mobilitati, la deputata cremonese Cinzia Fontana (Pd) ha presentato un'interrogazione alla Camera. «Questo paradosso - dice - è forse il più clamoroso, ma la stessa cosa vale per le assenze per assistere un parente malato, la maternità facoltativa e, addirittura, lo sciopero». Anche l'Inps sta seguendo la vicenda. E mercoledì il presidente nazionale dell'Avis, Vincenzo Saturni, incontrerà il ministro alla Salute Beatrice Lorenzin. «C'è il rischio - avverte Giovetti - che la gente smetta di donare sangue». Potenza della beffa a chi vorrebbe fare qualcosa per gli altri.
Fonte: milano.corriere.it
Pensione ritardata ai donatori - I giorni di permesso per il prelievo non vengono calcolati, quindi c’è chi dovrà lavorare ancora per dieci mesi
CREMONA - Dopo gli esodati, l'ex ministro Elsa Fornero ha un altro nemico: i donatori di sangue. I più anziani di loro stavano già pregustando la pensione, ma dovranno aspettare ancora perché costretti a recuperare i giorni in cui, con regolare permeEsplora il significato del termine: sso, sono rimasti a casa per il prelievo. Per alcuni si parla di dieci mesi in più. L’alternativa è smettere di lavorare alla data fissata, ma con un assegno diminuito di circa il 2%. L’allarme sugli effetti della riforma previdenziale era già stato lanciato, cadendo però nel vuoto.
Ora il caso è deflagrato a Cremona forse perché, in proporzione agli abitanti, è la città con più iscritti (6.000 che diventano 17.000 con la provincia) all’Avis. Il presidente comunale, Ferruccio Giovetti, 52 anni, medico, spiega com’è scoppiato il bubbone. «I nostri associati si sono recati ai patronati per i conteggi e hanno scoperto la sorpresa: i giorni utilizzati per dare il sangue non vengono calcolati ai fini pensionistici». È subito è partito il tam tam. «La nostra sede è presa d’assalto. Una persona in buona salute può fare sino a quattro donazioni all’anno per vari anni. Questo significa altri mesi di lavoro. Ci sono situazioni che stringono il cuore».
La battaglia per riscrivere la riforma è già scattata. I quaranta parlamentari «avisini» sono stati mobilitati, la deputata cremonese Cinzia Fontana (Pd) ha presentato un’interrogazione alla Camera. «Questo paradosso - dice - è forse il più clamoroso, ma la stessa cosa vale per le assenze per assistere un parente malato, la maternità facoltativa e, addirittura, lo sciopero». Anche l’Inps sta seguendo la vicenda. E mercoledì il presidente nazionale dell’Avis, Vincenzo Saturni, incontrerà il ministro alla Salute Beatrice Lorenzin. «C’è il rischio - avverte Giovetti - che la gente smetta di donare sangue». Potenza della beffa a chi vorrebbe fare qualcosa per gli altri.sso, sono rimasti a casa per il prelievo. Per alcuni si parla di dieci mesi in più. L'alternativa è smettere di lavorare alla data fissata, ma con un assegno diminuito di circa il 2%. L'allarme sugli effetti della riforma previdenziale era già stato lanciato, cadendo però nel vuoto.
Ora il caso è deflagrato a Cremona forse perché, in proporzione agli abitanti, è la città con più iscritti (6.000 che diventano 17.000 con la provincia) all'Avis. Il presidente comunale, Ferruccio Giovetti, 52 anni, medico, spiega com'è scoppiato il bubbone. «I nostri associati si sono recati ai patronati per i conteggi e hanno scoperto la sorpresa: i giorni utilizzati per dare il sangue non vengono calcolati ai fini pensionistici». È subito è partito il tam tam. «La nostra sede è presa d'assalto. Una persona in buona salute può fare sino a quattro donazioni all'anno per vari anni. Questo significa altri mesi di lavoro. Ci sono situazioni che stringono il cuore».
La battaglia per riscrivere la riforma è già scattata. I quaranta parlamentari «avisini» sono stati mobilitati, la deputata cremonese Cinzia Fontana (Pd) ha presentato un'interrogazione alla Camera. «Questo paradosso - dice - è forse il più clamoroso, ma la stessa cosa vale per le assenze per assistere un parente malato, la maternità facoltativa e, addirittura, lo sciopero». Anche l'Inps sta seguendo la vicenda. E mercoledì il presidente nazionale dell'Avis, Vincenzo Saturni, incontrerà il ministro alla Salute Beatrice Lorenzin. «C'è il rischio - avverte Giovetti - che la gente smetta di donare sangue». Potenza della beffa a chi vorrebbe fare qualcosa per gli altri.
Fonte: milano.corriere.it
Nessun commento:
Posta un commento