Il bersaglio di Marco Travaglio è cambiato. Da quando Matteo Renzi
si è seduto sullo scranno più alto di Palazzo Chigi è diventato lui il
principale ispiratore degli editoriali manettari del vicedirettore del Fatto.
Come quello di oggi nel quale Travaglio "smaschera" le intenzioni
dell'ex sindaco di Firenze: "la rottamazione era un bluff", scrive nel
pezzo in prima pagina, "una trovata propagandistica per prendere il
potere, raggiunto il quale il rottamatore si comporta come il più
decrepito dei partitocrati Ancien Regime".
Anche perché, fa notare, "se la lista dei ministri l’ha sbianchettata Napolitano, quella dei sottosegretari è tutta roba sua".
Una squadra, puntualizza Travaglio, in cui ci sono ben quattro inquisiti, tutti e quattro del Pd. Ovvero Francesca Barracciu, Umberto del Basso de Caro, Vito De Filippo e Filippo Bubbico. "I primi tre", spiega, "rispondono di peculato per le ruberie sui rimborsi regionali. La sarda Barracciu, in quanto indagata, non poteva essere candidata a governatore di Sardegna, ma fare il sottosegretario può eccome. Alla Cultura, ovviamente. Il campano del Basso de Caro, che è pure l’avvocato di Mancino al processo Trattativa, gestirà le Infrastrutture con l’ottimo ministro Lupi (anche lui inquisito da ieri per abuso a Tempio Pausania) e altri due vice scelti con sopraffina meritocratizia: il sottosegretario Ncd Antonio Gentile, celebre per aver candidato B. al Nobel per la Pace e per aver bloccato le rotative de L’Ora della Calabria per occultare la notizia del figlio indagato; e il viceministro socialista Riccardo Nencini, amicone di Riccardo Fusi asso pigliatutto della cricca della Protezione civile. L’ex governatore lucano De Filippo dovette dimettersi l’anno scorso con tutta la giunta indagata in blocco, dunque ora si divide fra l’inchiesta per peculato e il ministero della Salute. Il quarto indagato, anzi imputato è il suo predecessore Filippo Bubbico: essendo sotto processo a Potenza per abuso d’ufficio, rimane a pie’ fermo viceministro dell’Interno".
E ancora: il sottosegretario Cosimo Ferri, "il magistrato, ras di Magistratura Indipendente", racconta Travaglio, "che entrò al governo con Letta in quota Forza Italia, poi all’uscita del Caimano s’imbullonò alla poltrona fischiettando come nulla fosse. Il suo nome salta fuori dalle intercettazioni di alcuni fra gli scandali più vergognosi degli ultimi anni: Calciopoli, loggia P3 e caso Agcom-Annozero. Nessun reato, nessun avviso, ma quanto basterebbe almeno per tenerlo lontano dalla Giustizia".
Insomma l'esecutivo Renzi per Travaglio è "un governicchio di riciclati, lottizzati, lobbisti e mezze tacche, infine ieri con una lista di 44 fra viceministri e sottosegretari che c’è da sporcarsi soltanto a sollevarla con una canna da pesca". Per fortuna, scrive l'editorialista del Fatto, che il magistrato Nicola Gratteri non è stato nominato ministro della Giustizia. Altrimenti, "vista la compagnia, avrebbe dovuto dimettersi nel giro di una settimana. O, in alternativa, fare una retata".
fonte
Anche perché, fa notare, "se la lista dei ministri l’ha sbianchettata Napolitano, quella dei sottosegretari è tutta roba sua".
Una squadra, puntualizza Travaglio, in cui ci sono ben quattro inquisiti, tutti e quattro del Pd. Ovvero Francesca Barracciu, Umberto del Basso de Caro, Vito De Filippo e Filippo Bubbico. "I primi tre", spiega, "rispondono di peculato per le ruberie sui rimborsi regionali. La sarda Barracciu, in quanto indagata, non poteva essere candidata a governatore di Sardegna, ma fare il sottosegretario può eccome. Alla Cultura, ovviamente. Il campano del Basso de Caro, che è pure l’avvocato di Mancino al processo Trattativa, gestirà le Infrastrutture con l’ottimo ministro Lupi (anche lui inquisito da ieri per abuso a Tempio Pausania) e altri due vice scelti con sopraffina meritocratizia: il sottosegretario Ncd Antonio Gentile, celebre per aver candidato B. al Nobel per la Pace e per aver bloccato le rotative de L’Ora della Calabria per occultare la notizia del figlio indagato; e il viceministro socialista Riccardo Nencini, amicone di Riccardo Fusi asso pigliatutto della cricca della Protezione civile. L’ex governatore lucano De Filippo dovette dimettersi l’anno scorso con tutta la giunta indagata in blocco, dunque ora si divide fra l’inchiesta per peculato e il ministero della Salute. Il quarto indagato, anzi imputato è il suo predecessore Filippo Bubbico: essendo sotto processo a Potenza per abuso d’ufficio, rimane a pie’ fermo viceministro dell’Interno".
E ancora: il sottosegretario Cosimo Ferri, "il magistrato, ras di Magistratura Indipendente", racconta Travaglio, "che entrò al governo con Letta in quota Forza Italia, poi all’uscita del Caimano s’imbullonò alla poltrona fischiettando come nulla fosse. Il suo nome salta fuori dalle intercettazioni di alcuni fra gli scandali più vergognosi degli ultimi anni: Calciopoli, loggia P3 e caso Agcom-Annozero. Nessun reato, nessun avviso, ma quanto basterebbe almeno per tenerlo lontano dalla Giustizia".
Insomma l'esecutivo Renzi per Travaglio è "un governicchio di riciclati, lottizzati, lobbisti e mezze tacche, infine ieri con una lista di 44 fra viceministri e sottosegretari che c’è da sporcarsi soltanto a sollevarla con una canna da pesca". Per fortuna, scrive l'editorialista del Fatto, che il magistrato Nicola Gratteri non è stato nominato ministro della Giustizia. Altrimenti, "vista la compagnia, avrebbe dovuto dimettersi nel giro di una settimana. O, in alternativa, fare una retata".
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