Alessanda Galli ha battuto ogni record di velocità per condannare in appello Berlusconi. Ma in un anno non ha scritto le motivazioni di una sentenza contro un maniaco
Alessandra Galli
I tromboni di sinistra, gli italici manettari, i frequentatori assidui dell'antiberlusconismo militante ripetono ai quattro venti che no, non è mica vero che la giustizia si accanisce contro Silvio Berlusconie che i tempi della pronuncia in Cassazione sul caso Mediaset sono stati affrettati. Secondo l'intellighenzia forcaiola è prassi che un processo sul punto di essere prescritto venga affidato alla sezione feriale della Suprema Corte. Per carità, è vero, può anche essere la prassi. Ma in questo caso è una prassi quantomeno sospetta. E peccato, però, che a distruggere il pensiero di chi sostiene che non ci sia alcuna "doppia velocità" nel sistema-giustizia (solitamente pachidermico, rapido invece quando c'è di mezzo il Cav) ci sia l'emblematico caso della signoraAlessandra Galli, della corte d'Appello di Milano. Efficientissima quando di mezzo c'è l'ex premier, lentissima in altri (gravi) casi.
Giudice saetta - La Galli è la toga che ha diretto a piè sospinto il processo d'appello Mediaset contro Berlusconi, e che lo scorso 8 maggio nell'aula della seconda sezione penale lesse il dispositivo della sentenza che confermava in toto la condanna al Cav per frode fiscale (la ricordiamo: quattro anni di carcere e cinque di interdizione dai pubblici uffici). Si tratta della sentenza su cui il prossimo 30 luglio dovrà decidere la Cassazione. Sempre la Galli contribuì a velocizzare il processo spedendo gli ufficiali in ospedale per le celeberrime visite fiscali a Silvio ricoverato per l'uveite; sempre lei rifiutò più volte il rinvio delle udienze per impegni elettorali e - particolare piuttosto significativo - depositò le motivazioni della condanna nel termine minimo previsto dal codice (quindici giorni), un termine che non viene rispettato praticamente mai. Ricordiamo infine come con la medesima solerzia, proprio dalla "sua" Corte d'Appello di Milano, pochi giorni fa sia scattato l'allarme sulla possibile prescrizione di Berlusconi, allarme recepito - via Corriere della Sera - dalla Cassazione.
Stupratore in libertà - Velocissima quando c'è da infilzare il leader del Pdl, dunque, ma come detto immobile quando sul banco degli imputati ci sono altri figuri. Uno stupratore, per esempio. Già, perché il giudice Galli doveva scrivere le motivazioni di un altro processo, meno noto, in cui l'imputato era accusato di stupro. Un dentista drogava le sue pazienti e abusava di loro: fu il figlio a scoprirle le immagini delle sue vittime, raccolte sul computer del dentista violentatore. L'uomo, il 12 luglio del 2012, ha dichiarato il dentista colpevole del reato di violenza sessuale aggravata: sette anni di carcere. E' passato un anno esatto da quella pronuncia, e lo stupratore è ancora a piede libero. Il motivo? Manca il giudizio in Cassazione. E perché? Perché il processo in Cassazione non si può tenere se le motivazioni della condanna emessa in appello non sono state depositate. E non sono state depositate: né dopo i 15 giorni che sono stati sufficienti per scrivere le motivazioni della condanna del Cav, né nei sessanta o novanta giorni che per il codice di procedura penale sono il limite di ritardo invalicabile. Le motivazioni le doveva scrivere il giudice Galli, celere solo quando c'è di mezzo Berlusconi. Non con gli stupratori.
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