Un anno di attesa per una visita urologica o pneumologica, nove mesi per un ecodoppler o una colonscopia. A lanciare l'allarme è il Tribunale per i diritti del malato
Un anno di attesa per una visita urologica o pneumologica, nove mesi per un ecodoppler o una colonscopia. A lanciare l'allarme è il Tribunale per i diritti del malato
Tredici mesi per una mammografia, un anno per una visita urologica o pneumologica, nove mesi per un ecodoppler o una colonscopia. A lanciare l'allarme sulle liste di attesa infinite è il Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva che ha presentato il Rapporto Pit Salute 2013 raccogliendo nel 2012 27.491 segnalazioni da parte dei cittadini.
Le difficoltà relative alle lunghe liste d’attesasono la prima voce tra gli ostacoli riscontrati nell’acceso ai servizi sanitari, il 74,3% del totale (37,2% riguarda le attese per gli esami diagnostici, mentre il 29,8% fa riferimento alle visite specialistiche). Un’altra parte rilevante delle segnalazioni (28,1%) si concentra attorno alle richieste di ricovero per intervento chirurgico, mentre quasi il 5% rappresenta gli accessi per terapie oncologiche, quali chemioterapia e radioterapia. Tra le altre segnalazioni: il maggiore ricorso all’intramoenia a causa proprio dei tempi eccessivi nel pubblico (15,4%) e l’insostenibilità dei costi dei ticket (10,3%).
"Se in una famiglia è presente un invalido o un anziano - fa notare il Rapporto - c’è davvero di che preoccuparsi: strutture residenziali dai costi esorbitanti (7,6%), per le quali i cittadini arrivano a pagare in media all’anno 13.946 euro. Gli assegni di cura eliminati o inesistenti e l’insufficiente assistenza domiciliare
costringono le famiglie a rivolgersi a badanti privati, determinando un aggravio di costi notevole che arriva in media a circa 8.488 euro annui. Per
quanto riguarda l’assistenza protesica ed integrativa (6,9%), i cittadini sono costretti a pagare in media fino a 944 euro annui per avere prodotti
di qualità o in quantità accettabili".
"Ci troviamo di fronte ad un Servizio Sanitario inaccessibile, che decide chi curare utilizzando il criterio cronologico (impossibile ammalarsi a fine anno, vale a dire "chi prima arriva meglio alloggia") e territoriale. Una selezione realizzata di fatto attraverso un taglio del Fondo Sanitario Nazionale senza precedenti, pari ad oltre 30 miliardi di euro nel periodo 2013-2015 e con effetti peraltro retroattivi, con tutto ciò che questo comporta", ha dichiarato Tonino Aceti, coordinatore del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva.
Tredici mesi per una mammografia, un anno per una visita urologica o pneumologica, nove mesi per un ecodoppler o una colonscopia. A lanciare l'allarme sulle liste di attesa infinite è il Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva che ha presentato il Rapporto Pit Salute 2013 raccogliendo nel 2012 27.491 segnalazioni da parte dei cittadini.
Le difficoltà relative alle lunghe liste d’attesasono la prima voce tra gli ostacoli riscontrati nell’acceso ai servizi sanitari, il 74,3% del totale (37,2% riguarda le attese per gli esami diagnostici, mentre il 29,8% fa riferimento alle visite specialistiche). Un’altra parte rilevante delle segnalazioni (28,1%) si concentra attorno alle richieste di ricovero per intervento chirurgico, mentre quasi il 5% rappresenta gli accessi per terapie oncologiche, quali chemioterapia e radioterapia. Tra le altre segnalazioni: il maggiore ricorso all’intramoenia a causa proprio dei tempi eccessivi nel pubblico (15,4%) e l’insostenibilità dei costi dei ticket (10,3%).
"Se in una famiglia è presente un invalido o un anziano - fa notare il Rapporto - c’è davvero di che preoccuparsi: strutture residenziali dai costi esorbitanti (7,6%), per le quali i cittadini arrivano a pagare in media all’anno 13.946 euro. Gli assegni di cura eliminati o inesistenti e l’insufficiente assistenza domiciliare
costringono le famiglie a rivolgersi a badanti privati, determinando un aggravio di costi notevole che arriva in media a circa 8.488 euro annui. Per
quanto riguarda l’assistenza protesica ed integrativa (6,9%), i cittadini sono costretti a pagare in media fino a 944 euro annui per avere prodotti
di qualità o in quantità accettabili".
costringono le famiglie a rivolgersi a badanti privati, determinando un aggravio di costi notevole che arriva in media a circa 8.488 euro annui. Per
quanto riguarda l’assistenza protesica ed integrativa (6,9%), i cittadini sono costretti a pagare in media fino a 944 euro annui per avere prodotti
di qualità o in quantità accettabili".
"Ci troviamo di fronte ad un Servizio Sanitario inaccessibile, che decide chi curare utilizzando il criterio cronologico (impossibile ammalarsi a fine anno, vale a dire "chi prima arriva meglio alloggia") e territoriale. Una selezione realizzata di fatto attraverso un taglio del Fondo Sanitario Nazionale senza precedenti, pari ad oltre 30 miliardi di euro nel periodo 2013-2015 e con effetti peraltro retroattivi, con tutto ciò che questo comporta", ha dichiarato Tonino Aceti, coordinatore del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva.
Luisa De Montis - Mar, 16/07/2013 - 11:05
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