domenica 5 gennaio 2014

Perché fumare è così terribilmente attraente

Perché fumare è così terribilmente attraente

Gli scienziati offrono la risposta al perché si diviene facilmente dipendenti dal vizio del fumo e in particolare dalla nicotina, la quale ha un modo tutto suo per promuovere se stessa
La nicotina sfrutta un particolare meccanismo per creare nell'organismo la dipendenza da essa, per cui risulta difficile per i fumatori smettere. Foto: ©photoxpress.com/Boris Djuranovic

Diventare dipendenti dal vizio del fumo è più facile di quanto non si creda. Non serve infatti dire “una sigaretta e basta” perché ne basta già una permettere in moto il meccanismo sfruttato dalla nicotina al fine di piegare al proprio volere il nostro corpo (e di conseguenza la nostra mente).

A scoprire qual è il meccanismo che sfrutta la nicotina nel creare dipendenza sono stati i ricercatori del California Institute of Technology di Pasadena, che hanno pubblicato i risultati del loro studio sul The Journal of General Physiology.
Lo studio, condotto su modello animale per simulare gli effetti nel corpo umano, si è avvalso di topi che esprimono l’integrin alpha6 marcata per mezzo di una proteina fluorescente in modo da poter dimostrare che l’esposizione alla nicotina a un livello comparabile a quello di fumatori umani interviene sulla regolazione dei recettori nAChR s in determinate aree del cervello.

Secondo quanto già noto al Center for Disease Control and Prevention (CDC), la nicotina attiva in modo piuttosto drammatico questi recettori nAChR e, a differenza della maggior parte delle altre sostanze da abuso, agisce come una sorta di “guida farmacologica” per stabilizzare l’assemblaggio dei suoi recettori all’interno del reticolo endoplasmatico (ER) e aumentare la loro presenza sulla superficie cellulare (o Up-regulation).

La cosiddetta Up-regulation (ossia un aumento indotto dell’attività dei recettori) sull’nAChR svolge un ruolo importante nella dipendenza da nicotina ed, eventualmente, in una ridotta sensibilità dei fumatori alla malattia di Parkinson. I ricercatori hanno anche accertato che i recettori contenenti una subunità alpha6 (alpha6 - nAChR) sono abbondanti in diverse e specifiche regioni del cervello.
Ecco dunque come la nicotina, agendo in maniera piuttosto subdola riesce a modificare le risposte organiche nel cervello in modo da renderci incapaci di stare senza la sua “tossica” compagnia.

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