giovedì 5 giugno 2014

Aids, la fine del vaccino italiano: stanziati 49 milioni, ora è in mano ai privati

Secondo un’inchiesta del mensile Altreconomia, il brevetto del controverso ''vaccino terapeutico'' elaborato fin dal ’98 da Barbara Ensoli all’Istituto superiore di sanità è stato ceduto a un’azienda posseduta al 70% dalla stessa ricercatrice

MILANO - Sedici anni fa l'Italia sembrava quasi arrivata a scoprire il vaccino anti Aids. Almeno stando ai titoli dei giornali di allora, che annunciavano l'avvio della sperimentazione di un antidoto alla "malattia del secolo", che ancora oggi colpisce nel mondo 35,3 milioni di persone (in Italia 94.146). Che fine ha fatto questo vaccino made in Italy? Secondo una stima del mensile Altreconomia, che ha condotto un'inchiesta sulla vicenda pubblicata sul numero di maggio, sono stati stanziati finora 49 milioni di euro di soldi pubblici. E di risultati se ne sono visti ben pochi. Con un epilogo che non è proprio esaltante: quel poco che si è scoperto è ora in mano a privati.

Nel 1998 Barbara Ensoli, direttore del Centro nazionale Aids in seno all'Istituto superiore di sanità (Iss), annuncia che il suo team di ricerca punterà tutto su una proteina virale, la Tat, grazie alla quale potranno ottenere un vaccino sia preventivo che terapeutico. Insomma un vaccino che impedisce ai sani di ammalarsi e guarisce chi ha già l'aids. La sperimentazione non dà i frutti sperati. "Il cosiddetto vaccino terapeutico - scrive Duccio Facchini su Altreconomia - è entrato nella seconda fase di sperimentazione in Sudafrica ed è attualmente in corso. Quello preventivo si è bloccato il 24 marzo 2014".


Il vaccino terapeutico, però, ora non è più in mano all'Istituto superiore di sanità: una parte rilevante dei brevetti è stato infatti ceduto alla Vaxxit srl, con un capitale sociale pari a 10 mila euro per il 70% appartenente alla stessa Barbara Ensoli. Il 4 marzo 2014 il consiglio di amministrazione dell’Istituto superiore di sanità si riunisce per discutere dello “stato dell’arte del vaccino”. “La fase che il programma vaccino ha raggiunto - si legge nella delibera n. 7 - impone il suo trasferimento dal settore pubblico, dove ha raggiunto i limiti massimi sostenibili in termini di investimenti finanziari, al settore privato [...] per le connesse successive fasi di registrazione e industrializzazione”. La Vaxxit ottiene così un'opzione di licenza esclusiva (della durata di 18 mesi). "La scelta va però analizzata attentamente -sottolinea Altreconomia-. Non solo perché del vaccino preventivo si son perse le tracce, ma soprattutto perché il settore pubblico - l’Iss, il contribuente - ha posticipato ogni negoziazione dei relativi accordi economici".


"Concedere la licenza esclusiva di un brevetto senza trasparenza su quanto finora si è dichiarato di aver raggiunto sembra più simile ad un'abdicazione degli interessi collettivi e a una svendita del patrimonio di ricerca pubblica", dichiara ad Altreconomia Gianni Tognoni, direttore scientifico del centro di ricerche farmacologiche e biomediche della Fondazione Mario Negri Sud. Dall'inchiesta di Altreconomia emerge che la storia del vaccino anti Aids made in Italy è costellata dalla mancanza di trasparenza e da annunci esaltanti di risultati mai arrivati. Altreconomia ha contattato Barbara Ensoli, che non ha accettato di rispondere alle domande del mensile. (dp)



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Fonte: http://www.redattoresociale.it

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