Lunga vita al contribuente. Al Ministero dell’Economia avranno brindato in questo modo lo scorso 31 dicembre. Il perché lo sanno bene i tecnici di Fabrizio Saccomanni, che l’antivigilia di Natale hanno emesso un decreto (iscritto in Gazzetta Ufficiale il 28 dicembre) per «l’adeguamento delle modalità di calcolo dei diritti di usufrutto a vita e delle rendite o pensioni in materia di imposta di registro e di imposta sulle successioni e donazioni». Tradotto dal burocratese, si tratta dell’aggiornamento del valore utilizzato dal fisco per stabilire la base imponibile su cui applicare la tassazione in caso di trasferimento di un bene immobile - attraverso, ad esempio, una donazione - del quale però si decide di mantenere l’usufrutto.
Ebbene l’estro - e la generosità - di via XX Settembre hanno fatto sì che da un giorno all’altro un 65enne diventasse quasi immortale, semplicemente allungandogli sulla carta la speranza di vita ben al di là di tutta la letteratura statistica occidentale. Non è uno scherzo, ma tutto nero su bianco nella tabella allegata al decreto ministeriale. Alcuni esempi (per le casistiche complete confrontare la tabella a fianco)? Il 60enne signor Rossi, che lo scorso 22 dicembre poteva aspirare a raggiungere il già rimarcabile traguardo di 84 primavere, solo 24 ore dopo si è trovato una speranza di vita di ben 120 anni. E lo stesso dicasi per il signor Verdi, 65 anni, che da 85 anni ha visto lievitare lo spettro delle proprie primavere “raggiungibili” a 115, così da un giorno con l’altro. Si parlava di generosità, appunto, visto che le ultime previsioni della Ue assegnano ai maschi italiani una speranza di vita di 78,9 anni e alle donne di 84,2 (dati Commissione Europea, Ageing Report, 2012).
Ma tutto ciò come si ripercuote sulle tasche di questi nuovi highlander? Per capirlo basta munirsi di una calcolatrice e avere davanti agli occhi la tabella dei coefficienti 2013 e quella appena rimodellata dal governo. Poniamo il caso che il nostro signor Verdi, raggiunta l’agognata pensione a 65 anni (beato lui), voglia mettere un po’ d’ordine nella propria contabilità e allo stesso tempo sistemare le incombenze ereditarie in anticipo. Così sceglie di donare, poniamo, l’abitazione al mare, del valore catastale di 250.000 euro, a uno dei due figli (all’altro lascerà la prima casa) decidendo di mantenere però l’usufrutto dell’immobile. Quale sarà la base imponibile su cui calcolare la tassazione del bene usufruttato (l’Imu, ovviamente, si paga lo stesso)? Il calcolo è semplice: si moltiplica il valore catastale della proprietà, 300.000 euro, per il saggio legale di interesse (oggi è l’1%). Il valore ottenuto si moltiplica a sua volta per il coefficiente che misura per quanto tempo ancora si potrà godere del bene in questione, in base all’aspettativa di vita. In questo caso si parla di 50 (cinquanta) anni, ritenendo così i cervelloni ministeriali che il nostro possa puntare tranquillamente a spegnere 115 candeline. Il totale su cui si applicheranno le varie imposte è 125.000 euro, la metà del valore totale.
L’operazione furbesca dei tecnici del ministero - spiegata dall’avvocato Angelo Greco sul suo portale laleggepertutti.it e ripresa dal sito di informazione lintraprendente.it - segue alla modifica del tasso di interesse legale (parametro fondamentale per i contenziosi fiscali con lo Stato) che dal 2,5% fissato da Monti per il 2012, e non modificato nel 2013, è stato abbassato il 12 dicembre scorso all’1%, per tutto il 2014, così da adeguarlo all’inflazione crollata ai livelli del 2009 a causa della crisi che ha distrutto i consumi delle famiglie. L’aggravante in tutto questo è che a venire maggiormente colpita sarà la fascia dei contribuenti anziani che hanno nella casa di proprietà l’estrema difesa economica contro l’offensiva fiscale del duo Monti-Letta. E infatti sono per lo più gli anziani che scelgono la nuda proprietà dell’abitazione - gli over 65 occupano a titolo di godimento il 17% degli immobili italiani - per incassare della liquidità e che verranno perciò penalizzati da queste folli rivalutazioni della speranza di vita.
La ratio in fondo è intuibile: così facendo la base imponibile che deriva dai beni in usufrutto non viene intaccata, e la messe fiscale sulle abitazioni (tra code di Imu, Iuc e Tasi varie) può continuare indisturbata. Tanto il prezzo reale lo pagano come sempre i contribuenti, mentre quello del ridicolo per aver «dopato» l’aspettativa di vita dei cittadini per tartassarli meglio rimarrà inevaso.
di Edoardo Cavadini
http://www.liberoquotidiano.it/news/economia/1381978/Il-governo-ci-allunga-la-vita-per-tassarci-meglio.html
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