mercoledì 18 marzo 2015

Dei delitti e delle pene


Dei delitti e delle pene Opera di C. Beccaria; pubblicata anonima nel 1764 e, rivista dall’autore, nel 1766. Il testo circolò ampiamente in tutta Europa ed esercitò grande influsso sulla legislazione penale dei principi riformatori, nella versione francese anonima del padre A. Morellet (1766), che aveva riordinato e rinumerato i paragrafi. A partire dalle dottrine di Montesquieu e dalla critica di alcune tesi di Rousseau (di cui, però, deriva il diritto di punire fondato sulla libertà che se ne ottiene in cambio), Beccaria stigmatizza gli errori e i rigori eccessivi del diritto e della procedura penale in vigore nel suo tempo. Egli auspica riforme quali l’uguaglianza delle pene per tutti i cittadini, la pubblicità dei giudizi, l’abolizione della tortura, la limitazione della pena di morte a casi eccezionali, l’abolizione del giuramento di dire la verità e l’introduzione del principio del danno subito dalla società come misura del delitto («errarono coloro che credettero vera misura dei delitti l’intenzione di chi gli commette»), che comporterebbe il derubricamento di crimini quali la lesa maestà divina, la blasfemia, l’eresia, il suicidio, l’omosessualità.

domenica 8 marzo 2015

Reato d'opinione


Da che mondo è mondo, scorrendo velocemente le pagine della storia, non sempre i motivi per ammazzarsi erano dettati dal bisogno di difendersi… Il più delle volte lo si faceva solo per dimostrare la propria forza e prepotenza, per rubare ricchezza al proprio vicino (da qui forse la famosa teoria anarco-comunista secondo cui la proprietà è un furto!), o solo perché quello aveva un viso antipatico. Successivamente si prese l’abitudine di ammazzarsi in quanto non la si pensava allo stesso modo, o si faceva parte di fazioni diverse. Penso alle liste di proscrizioni di Mario e Silla, alle persecuzioni dei cristiani, a cominciare da Nerone, alle guerre di religione, alle crociate, al dominio da parte del mondo arabo…Ma saltiamo il resto, anche gli eccessi delle rivoluzioni (specialmente quella francese) ed arriviamo quasi ai giorni nostri… Nelle varie marce (da quella russa del 1917 a quella cinese) veniva considerato gravissimo e quindi passibile di morte non essere comunisti… Dopo vennero i Fascisti che, un po’ più civilmente, purgavano o manganellavano i più recalcitranti tra quelli che non la pensavano come loro… Poi fortunatamente quei tempi sono finiti ed è arrivata la liberazione (tra un po’ capirete il senso di queste righe, uscite faticosamente in questo contesto)
E venne la democrazia, dove tutti siamo finalmente più liberi… a parte forse la mancanza di sovranità nazionale, la mancanza del diritto di coniare moneta, la sudditanza “democratica” nei confronti della globalizzazione (per non dire altro). Devo dedurre che la maggiore creatività in questa fase è stata quella di produrre un reato che prima poteva essere accennato o sottinteso, mai scritto e codificato, come appunto, il reato d’opinione… Timidamente nella nostra bellissima e moderna costituzione (nata dalla resistenza) venivano inserite tra le norme transitorie e finali (la XII, per essere precisi) – ma cosa vuole dire “transitorio e finale”? – i reati di apologia e ricostituzione del partito Fascista (oops, mi è ancora scappata la maiuscola, ma è una sorta di deformazione “professionale”, non dettata dalla mia ferma volontà democratica). Giusto punire l’apologia di un bieco regime che ha prodotto le leggi razziali e ci ha condotto verso la guerra (dove fortunatamente ha vinto l’anti, altrimenti sai che fregatura!), di un bieco regime feroce, dicevo, che in un ventennio di cieca dittatura non ha fatto nulla per il nostro paese, rendendolo anzi ridicolo in tutto il mondo, una specie di barzelletta vivente… E come si può minimamente pensare di ricostituire quella barbaria? Da folli, quindi giustamente punibile… 
Dopo la costituzione si pensò che, visto il successo ottenuto dalla promulgazione di queste leggi si poteva anche punire certe malelingue aggiungendo un altro reato d’opinione, il vilipendio della resistenza. Non posso non soffermarmi sulla giustezza di questo… reato: come si fa infatti a criticare tutti quei baldi giovani, senza macchia e senza paura, che affrontavano apertamente le nere schiere dei senza onore e di cui tanti di loro vennero falcidiati non-si-sa-bene-per-qual-motivo dai biechi nemici, e a perituro ricordo del loro martirio tutte le città del nord sono costellate dalle loro lapidi (che se fossero state molte, ma molte di più la loro gloria sarebbe stata più palese, peccato!).
Ora viene inserito anche il reato di negazionismo… Giusto: quello che dicono tutti non può essere negato da pochi scervellati (chissà perché mi viene in mente ciò che diceva il ministro della cultura popolare nazista, Goebbles, sul fatto che ripetendo mille volte una cosa (non voglio dire “menzogna”) questa diventi verità)… Dopo toccherà agli omofobi pagare duramente, ai razzisti, agli islamofobi, anche se si limiteranno ad esprimere il loro pensiero senza corollarsi di violenza…
Una parola meriterebbe anche il femminicidio, pur non appartenendo alla serie dei reati d’opinione, per ovvi motivi: sono riusciti a rendere di serie A le uccisioni di donne da parte di uomini, abbassando nel contempo la serie del viceversa…
Quindi tutto giusto: noi emergiamo già per la prontezza della nostra giustizia, noi svuotiamo le carceri depenalizzando quisquilie come lo scippo alle vecchiette, il furto d’auto e la truffa. Perché non riempirle di gente che si ostina a fare il saluto romano o ad esprimere idee non adeguate al nostro mondo moderno? E se butti via la chiave chi se ne lamenterà?
Tant’è: in questo mondo decadentemente magnifico la priorità non è toglierci tutti dal fango della miseria e della crisi, bensì quello di cancellare la storia, con annessa la civiltà e la tradizione… Praticamente quello che fa l’isis, ma con sistemi più spicci e diretti (parlo di quelli dell’isis, naturalmente)…