sabato 30 aprile 2011

In arrivo defibrillatori nelle edicole e in metrò

Defibrillatori in ogni angolo della città: in metropolitana, alle fermate degli autobus, in stazioni, aeroporti, farmacie ed edicole. Milano diventa città «amica del cuore», con la sperimentazione approvata dalla giunta comunale, e verrà lastricata di macchine salvavita. «In questo modo - annuncia l’assessore alla Salute Giampaolo Landi di Chiavenna - renderemo Milano una metropoli sicura che pone la salute tra gli obiettivi prioritari a favore dei residenti, dei city users e dei turisti, anche in previsione dell’Expo 2015». La missione è di «dotare progressivamente la città, attraverso una serie di progetti pilota con le società partecipate (farmacie comunali, Sea, Mm, Atm ed altre) di una presenza capillare di defibrillatori, nei mezzanini della metropolitana, alle fermate dei mezzi pubblici di superficie, nelle stazioni, negli aeroporti, nelle farmacie e nelle edicole». Questi strumenti sono stati già messi a disposizione di 23 impianti sportivi di Milanosport. «Se utilizzati entro pochi minuti - spiega Landi -, possono consentire un 50 per cento di salvataggi, contro una media italiana del 3 per cento». I progetti saranno realizzati in collaborazione con l’Azienda regionale emergenza urgenza. Sono previsti corsi di formazione per l’impiego dei defibrillatori destinati agli addetti Atm, al personale delle stazioni e degli aeroporti e ai farmacisti. Sino ad arrivare a corsi aperti a tutta la cittadinanza.
http://www.ilgiornale.it/milano/in_arrivo_defibrillatori_edicole_e_metro/30-04-2011/articolo-id=520207-page=0-comments=1

Primo maggio di tensione: i sindacati «cacciano» Terzi dal corteo

Nessun passo indietro sul primo maggio. Né da parte del Comune, che conferma l’apertura dei negozi. Né da parte dei sindacati, che non revocano il loro sciopero e scenderanno comunque in piazza. E per di più all’assessore alle Attività produttive Giovanni Terzi arriva, velato, un messaggio della Cgil, una sorta di invito a non presentarsi in piazza durante la manifestazione di domenica. Ma lui replica: «Ci sarò come ogni anno». L’ultimo confronto, quello di ieri, per tentare una mediazione si è concluso con un muro contro muro e a nulla sono serviti gli appelli dell’assessore perché lo sciopero generale saltasse. «La vostra è una ripicca che si ripercuote contro la città» ha detto Terzi ai rappresentanti di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil. Ma non c’è stata nessuna reazione, se non un inasprimento dei toni della polemica. Nella loro protesta, i sindacati non guardano in faccia nessuno: sciopereranno sia a Milano sia a Firenze, dove perfino il sindaco Renzi (Pd) esterna tutto il suo stupore. «Benedice» la giornata di lavoro il cardinale Tettamanzi.
http://www.ilgiornale.it/milano/primo_maggio_tensione_sindacati_cacciano_terzi_corteo/30-04-2011/articolo-id=520210-page=0-comments=1

Continuano gli sbarchi Lampedusa al collasso: ogni ora 100 immigrati

La situazione sta per esplodere. Sono più 2.000 gli stranieri giunti nelle ultime 24 ore. In arrivo un'altra barca con oltre 500 profughi a bordo

ontinua l'invasione di Lampedusa. Due barconi carichi di migranti sono arrivati tra la scorsa notte e questa mattina a Lampedusa, dove sono più 2.000 gli stranieri giunti nelle ultime 24 ore. Una delle due imbarcazioni, con a bordo 360 persone, è giunta sulla spiaggia di Isola dei Conigli, mentre un altro natante che trasportava 500 profughi è stato soccorso a una decina di miglia dall’isola. Entrambe le barche erano salpate dalla Libia, come quelle che ieri hanno portato a Lampedusa un migliaio di profughi. La situazione dell’accoglienza è nuovamente al limite, con il centro di contrada Imbriacola e l’ex base Loran al massimo della capienza.

Un altro barcone con oltre 500 profughi a bordo, secondo quanto hanno riferito gli stessi extracomunitari, ha lanciato l’Sos con un telefono satellitare. l’imbarcazione si trova a circa 40 miglia da Lampedusa, in acque Sar (le operazioni di ricerca e soccorso ndr) di competenza maltese. Le condizioni meteo nel Canale di Sicilia sono in netto peggioramento, con mare forza 5-6 e forti raffiche di vento. L’allarme è stato girato alle autorità maltesi. Intanto sta per giungere a Lampedusa, scortato dalle motovedette della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza, un altro barcone con circa 500 migranti soccorso questa mattina a poche miglia dall’isola. Un’altra imbarcazione era approdata in nottata a cala Galera. I carabinieri hanno bloccato a terra fino ad ora circa 360 profughi. 

La damigella imbronciata è la star delle nozze reali

Il dopo elezioni Nigeria, strage di 500 cristiani nelle aree musulmane

di Paolo Della Sala
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Aggiornamento tristissimo delle recenti stragi commesse in Nigeria dalle tribù del nordest, divise da quelle del sudovest sia per storiche guerre tribali sia per la diversità religiosa (per maggiori informazioni vedere questo mio recente post).

Dopo la vittoria del candidato presidenziale cristiano Goodluck Jonathan sono cominciati i pogrom contro i cristiani nelle zone musulmane. Come si vede nella fotografia, la situazione in Nigeria è tremenda e merita un'estrema attenzione, visto che in Nigeria ENI ha importanti concessioni petrolifere, visto che la Nigeria sarebbe potenzialmente ricca, visto che 130 milioni di abitanti costretti alla fuga a causa della pulizia etnico-religiosa sarebbero una ulteriore bomba demografica sia nelle nazioni africane vicine sia negli altri continenti.

© La Pulce di Voltaire

http://loccidentale.it/node/105068

30 aprile 1945 GIUSEPPINA GHERSI, VIOLENTATA E UCCISA PER UN TEMA CHE AVEVA RICEVUTO IL PLAUSO DI MUSSOLINI. UNA MARTIRE DA NON DIMENTICARE.

LA PICCOLA AVEVA SCRITTO UN TEMA E LA MAESTRA L’AVEVA INVIATO AL CAPO DEL GOVERNO, RICEVENDO I COMPLIMENTI DELLA SEGRETERIA PARTICOLARE DEL DUCE, A TREDICI ANNI, DI QUALE ALTRA COLPA AVREBBE POTUTO MACCHIARSI? COLLABORAZIONISMO, LA SENTENZA DEL TRIBUNALE PARTIGIANO. DOPO INAUDITE VIOLENZE,RASATA A ZERO, IL CAPO IMBRATTATO DI VERNICE ROSSA. FINITA CON UN COLPO DI PISTOLA E GETTATA DAVANTI ALLE MURA DEL CIMITERO DI ZINOLA SU UN CUMULO DI CADAVERI. IL CORPO DISTESO NELLA FILAPER DIVERSI GIORNI. AVEVANO INFIERITO IN MANIERA BRUTALE SU DI LEI, SENZA RIUSCIRE A CANCELLARE LA SUA GIOVANE ETA'. UNA MANO PIETOSA AVEVA STESO SU DI LEI UNA SUDICIA COPERTA GRIGIA. L’ESPOSTO DEL PAPA’ GIOVANNI ALLA PROCURA DI SAVONA. DOPO 65 ANNI E’ GIUNTA L’ORA DI FARE GIUSTIZIA.

(UNMONDODITALIANI) Giuseppina Ghersi (1931 – 30 aprile 1945) era unastudentessa di 13 anni dell'istituto magistrale "Maria Giuseppa Rossello" del quartiere “La Villetta” di Savona. Una bambina accorta e diligente, figlia di commercianti ortofrutticoli abitava in via Tallone, attualmente via Donizetti. Dall’esposto del padre, Giovanni Ghersi, presentato al Procuratore della Repubblica di Savona in data 29 aprile 1949, di cui è possibile chiedere copia all’Archivio di Stato di Savona, e che consta di sei cartelle minuziosamente vergate a mano, riportato e parzialmente visibile all’indirizzo:http://www.ragazzidelmanfrei.it/giuseppinaghersi3.php?nws=5 leggiamo che: “Il 25 aprile ‘45, alle 5 pomeridiane” i partigiani,appena entrati a Savona, chiedono ai Ghersi del “materiale di medicazione” che la famiglia non esita a “fornire volentieri”. Il giorno successivo, come di consueto, i coniugi si dirigono verso il loro banco di frutta e verdura, ma in zona San Michele, poco dopo le 6.00 del mattino, sono fermati da due partigiani armati di mitra. Vengono portati al Campo di Concentramento di Legino , situato nella zona dell’odierno complesso delle Scuole Medie Guidobono, dove un terzo partigiano sequestra loro le chiavi dell’appartamento e del magazzino. Dopo circa mezz’ora viene deportata al Campo anche la cognata e i partigiani, senza testimoni, possono finalmente procedere rubando le merci dal negozio e tutti i beni della famiglia presenti in casa. Solo Giuseppinamanca all’appello perchéospitata da alcuni amici di famiglia in Via Paolo Boselli 6/8.

I Ghersi, ormai detenuti da due giorni senza lo straccio di un’accusa, chiedono spiegazioni ai partigiani che rispondono rassicurandoli. Viene loro detto che si tratta di unsemplice controllo e che hanno bisogno di fare delle domande alla figlioletta. SiccomeGiuseppina aveva precedentemente vinto un concorso a temaricevendo, via lettera, i complimenti da parte del Segretario Particolare del Duce in persona, trattandosi di una bonaria quisquilia, i genitori si persuadono circa le intenzioni dei partigiani e, accompagnati da uomini armati, vanno a prendere la piccola. L’intera famiglia Ghersi viene dunque tradotta nuovamente al Campo di Concentramento dove inizia il primo giorno di follia. E’ il pomeriggio del 27 Aprile 1945: madre e figlia vengono malmenate e stuprate mentre il padre, bloccato da cinque uomini, è costretto ad assistere al macabro spettacolo percosso dal calcio di un fucile su schiena e testa. Per tutta la durata della scena gli aguzzini chiedono al padre di rivelare dove avesse nascosto altro denaro e oggetti preziosi.

Giuseppina cade probabilmente in stato comatoso perché, come riferisce l’esposto al Procuratore, “non aveva più la forza di chiamare suo papà”.

Verso sera inizia a piovere e le belve, stanche di soddisfare i propri istinti, conducono Giovanni e Laura Ghersi presso il Comando Partigiano di Via Niella dove viene chiaramente detto che a loro carico non è emerso nulla. Nonostante ciò i partigiani li rinchiudono nel carcere Sant’Agostino.
Giuseppina subisce da sola un lungo calvario di sofferenze finché, il 30 Aprile 1945, viene finita con un colpo di pistola per poi essere gettata davanti alle mura del Cimitero di Zinola su un cumulo di cadaveri. Il corpo viene disteso dal personale del luogo nella fila dei riconoscimenti dove per diversi giorni. Qui viene notato dal Sig. Stelvio Murialdo per alcuni agghiaccianti particolari. Riportiamo, testualmente, dalla memoria del Sig. Stelvio Murialdo: “E proprio il primo era un cadavere di donna molto giovane; erano terribili le condizioni in cui l' avevano ridotta, evidentemente avevano infierito in maniera brutale su di lei, senza riuscire a cancellare la sua giovane eta'. Una mano pietosa aveva steso su di lei una SUDICIA COPERTA GRIGIA che parzialmente la ricopriva dal collo alle ginocchia. La guerra ci aveva costretto a vedere tanti cadaveri e in verità, la morte concede ai morti una distesa serenità; ma lei , quella sconosciuta ragazza NO!!! L' orrore era rimasto impresso sul suo viso, una maschera di sangue, con un occhio bluastro, tumefatto e l' altro spalancato sull' inferno. Ricordo che non riuscivo, come paralizzato, a staccarmi da quella povera disarticolata marionetta, con un braccio irrigidito verso l' alto,come a proteggere la fronte, mentre un dito spezzato era piegato verso il dorso della mano.”

La Sig.ra Ghersi viene rilasciata dopo 12 giorni di detenzione ed è costretta a recarsi presso al sede Comunista del quartiere Fornaci perdomandare le chiavi della propria casa. Queste le vengonorestituite solo il giorno successivo quando, accompagnata da uncaporione del PCI, può riappropriarsi parzialmente dell’appartamento: il funzionario politico provvede infatti a sigillare tutte le camere eccetto una stanzetta e la cucina.

E’ quasi estate e il marito viene liberato dal carcere l’11 giugno senza mai essere stato interrogato per tutta la durata della detenzione. In questa circostanza apprende la notizia della morte di sua figlia e, nonostante il tremendo peso che aggrava il suo cuore, ritrova dentro casa la moglie prossima alla follia.

Il Sig. Ghersi si rivolge alla Questura dove, per via delle ruberie, gli viene corrisposto un acconto di 150.000 Lirementre un agente si offre d’aiutarlo nella rimozione dei sigilli apposti ai locali della propria casa.

L’uomo, dovendo provvedere a moglie e cognata, vieneassunto “per compassione” presso il consorzio ortofrutticolo dove riesce a percepire il minimo necessario per sopravvivere.
Sembra quasi che le cose tendano verso una certa normalizzazione, quandola notte dell’11 Luglio, a un mese esatto dalla scarcerazione di Giovanni, si iniziano ad avvertire alcuni rumori che svegliano di sobbalzo la famiglia. Un gruppo non identificato di persone cerca di forzare la porta di casa Ghersi che, fortunatamente, non cede.

Giovanni e Laura non riescono più a sostenere l’onere delle violenze subite e fuggono da Savona affrontando una vita di stenti e povertà incontrando in ogni dove il sospetto dei funzionari politici del Pci.i Partigiani umiliano le donne repubblichineSituazione del tutto simile a quella dei profughi istriani che, giunti in Italia, si trovano costretti a fuggire in altri paesi per via della pressione esercitata sul Governo, da parte del Partito Comunista Italiano. “Abbiamo dovuto scappare - si legge nell’esposto del Sig Giovanni - all’alba come ladri, da casa nostra, dalla nostra città , senza mezzi e senza lavoro, vivendo per anni in povertà e miseria, pur sapendo che gli assassini della mia bambina di appena 13 anni, vivevano nel lusso impuniti, onorati e riveriti, con i nostri soldi e di tutti quelli che erano morti o che erano dovuti scappare.

LA MEMORIA NEGATA

Negli anni ’50 il Sig. Stelvio Murialdo insieme ad altri amici decide di fissare un incontro periodico per cercare di dar voce alle storie negate dalla vulgata resistenziale. Nasce il primo gruppo dell’Associazione Ragazzi del Manfrei. Sono anni difficili attraversati da un filo rosso di omicidi come testimonia, ad esempio, il delitto del Commissario Salemi messo a tacere dalla misteriosa “Pistola Silenziosa”. L’unico ambiente che accoglie queste testimonianze è quello del Movimento Sociale Italiano col conseguente isolamento che ne consegue. I familiari delle vittime così come i testimoni oculari sono tacciati di essere dei nostalgici del Fascismo e né i giornali né gli autori di storia locale concedono cittadinanza a simili storie.

Passano i decenni finché, a livello nazionale, sembra aprirsi qualche spiraglio di speranza: il 2005 è l’anno del primo giorno del ricordo per i martiri delle Foibee, timidamente, nel 2008 alcuni iniziano a chiedere alla locale sede de La Stampa di Savona la possibilità di parlare finalmente di Giuseppina Ghersi. Il Consigliere di Circoscrizione Vito Cafuerichiede, senza successo, che la piccola ottenga una targa in sua memoria nel quartiere Fornaci. Sembra comunque che il clima stia cambiando: l'ex senatore del Pci Giovanni Urbani, all'epoca commissario politico della divisione partigiana Gin Bevilacqua, dichiara: «Sono sceso a Savona proprio quel giorno ma non sapevo di questo episodio che merita di certo un approfondimento negli archivi. Non sarebbe un caso isolato. Venivamo da una guerra civile in cui era successo veramente di tutto» ma le reazioni non tardano e la Sig.ra Vanna Vaccani Artioli, per 27 anni Segretaria Provinciale e Consigliere Nazionale dell’Anpi afferma: «Mi ricordo Giuseppina Ghersi. Era poco più che una ragazzina ma collaborava con i fascisti. La sua fu sicuramente un'esecuzione». L’infondata accusa di collaborazionismo non può essere ribattuta perché, nel contempo, i parenti di uno dei partigiani probabilmente coinvolti nel fatto, denunciano La Stampa richiedendo un risarcimento che per legge spetta loro visto che il crimine in questione è stato amnistiato dalla Repubblica Italiana e a nessuno può essere imputato. I giornali scelgono di non parlare più del fatto fino all’11 febbraio 2010 quando La Stampa concede un piccolo ritaglio alla notizia dell’interpellanza del Consigliere Comunale Alfredo Remigio che, in sostegno all’iniziativa lanciata dai Ragazzi del Manfrei, chiede che sia “intitolato uno spazio pubblico o, quantomeno, istituito un Giorno del Ricordo in memoria di Giuseppina Ghersi”. Il Comune di Savona respinge la richiesta e in tutta Italia, via internet, sorgono gruppi spontanei in sostegno alla memoria di Giuseppina Ghersi. i Settori dell’estrema sinistra insorgono su vari siti e blog.

L’enciclopedia “libera” Wikipedia nega ripetutamente la possibilità di redigere una pagina a memoria dei fatti, mentre l’Anpi, alla richiesta di collaborazione avanzata dai Ragazzi del Manfrei, risponde col silenzio.

Da qui ai nostri giorni: il 30 Aprile 2010 è stato il 65 esimo anniversario della morte di Giuseppina.. La Città di Savona e l’Italia del Diritto la ricorderanno mai?

Rosso, nero, bianco, azzurro. I colori della Vita diventano strumenti di odio in mano a chi siidentifica in una ideologia, al di là del buon senso. Al di là del colore politico, una sola tinta si presta a connotare il racconto, il rosso del sangue dei martiri di tutti i tempi, assieme albianco dell’innocenza, il verde della speranza. Speranza che si riscriva la storia, che sia fatta giustizia. Perché ciò che è stato è stato, ma abbiamo oggi il dovere di restituire dignità ai genitori della piccola Giuseppina e a tutti coloro che sono stati privati dei loro diritti, al di là dell’appartenenza politica. Nel viaggio finale, quello che siamo destinati a compiere tutti, non ci sono più colori e appartenenze, ma azioni, sentimenti, valori. E il colore, è quello dell’amore.

http://www.unmondoditaliani.com/

venerdì 29 aprile 2011

Nuovi fascismi a Cinisello Balsamo


Domenica 27 febbraio viene presentata a Cinisello Balsamo, nei locali della Villa Ghirlanda, una nuova associazione culturale storico sociale Vox Populi.
I relatori sono Antonio Spadavecchia e Alberta Mantegani, provenienti direttamente e orgogliosamente da La Destra di Storace.
Con molto orgoglio, infatti, essi hanno deciso di “abbandonare” la politica partitica per fondare un’associazione, come strumento più vicino alla gente. Sin dall’inizio dell’incontro pubblico vien sottolineato il fatto che la politica è ovunque e che quindi il loro operato avrà prima di tutto un fine politico. Spadavecchia dichiara di provenire da La Destra, ma la linea politica che avrà l’associazione non viene mai specificata. Non manca però una pacca sulla spalla al Premier, attaccato dalla magistratura. Infatti non bisogna guardare nel buco della serratura della gente, ma fidarsi di un uomo onesto.
I discorsi che affrontano i due restano di una vaghezza agghiacciante, come del resto lo era il comunicato che presenta l’associazione, di cui vi riportiamo qualche riga:
- valorizzare le tradizioni popolari e culturali, in un contesto “multietnico” del territorio, con l’obiettivo di abbattere le barriere interculturali e religiose dei vari popoli a sostegno e integrazione dell’identità nazionale;
- partecipare alla realizzazione di iniziative sociali a sostegno e difesa delle famiglie e contro ogni forma di degrado del territorio.
Dopo aver utilizzato termini con una complessa implicazione storico culturale e sociale, di cui bisognerebbe per lo meno fornire una definizione prima di riempirsene la bocca, ecco che si rivela il fine ultimo dell’associazione: difendere l’identità nazionale e la famiglia italiana. Durante l’incontro, infatti, non si è risparmiato di far notare quanto gli immigrati non rispettino le leggi e sottraggono agli italiani gli alloggi a prezzi moderati, solo perché non si degnano di lavorare.
I fini che si propone l’associazione sono contraddittori e creano vuoti di senso all’interno del discorso. Vuoto facilmente riempibile dal non-detto (per chi per la prima volta si avvicina all’associazione) o dal sottinteso (per chi è invece è abituale dell’ambiente). Come nell’esempio che segue:
Ispirandosi ai valori umani e patriottici di chi fece grande la nostra Patria.
Quali valori umani e patriottici? Espresso in tal modo questi valori potrebbero essere repressivi, affettuosi, dittatoriali, liberali, democratici etc. (potete lasciare andare la vostra fantasia) finché non si riempe il più grande vuoto: CHI fece grande la nostra Patria? Il pronome chi non rimanda nessun sostantivo rintracciabile nel testo. Impossibile non far notare le altissime doti retoriche degli interessati.
Ma a riempire questi vuoti ci arriviamo solo noi, a quanto pare, visto che l’Amministrazione di Cinisello Balsamo ha loro concesso spazi pubblici senza batter ciglio.
Dopo la presentazione dell’associazione interviene l’ospite speciale delle mattinata, Alberto Torregiani, figlio di Pierluigi Torregiani, gioielliere ucciso il 16 Febbraio del 1979 per mano di alcuni membri del gruppo Proletari Armati per il Comunismo. Torregiani inizia il suo intervento rimandando i dettagli del delitto di suo padre al suo libro. Successivamente il discorso si sviluppa sulla legittima difesa e si sottolinea la totale apoliticità di Cesare Battisti, ritenuto il mandante dell’azione criminosa che ha colpito la sua famiglia. Accusa l’ex Presidente del Brasile Lula di essere un dittatore e di non occuparsi dei fatti più rilevanti in campo internazionale, rifiuta l’estrazione di Battisti e si occupa di terremoti!! Torregiani continua presentando il suo nuovo progetto: quello di creare uncomitato di cittadini per la giustizia. E dà la “splendida” notizia della sua candidatura alle amministrative di Milano, decisione che ha preso in seguito a un sondaggio che ha fatto su facebook…
I discorsi spaziavano con semplicità dall’immigrazione all’energia nucleare. A quanto pare, il reale problema che insorgerebbe qualora vi fossero delle centrali nucleari in Italia sarebbe quello di trovare persone competenti per la loro gestione, non ci potranno essere persone che compilano cruciverba mentre dovrebbero guardare gli schermi della videosorveglianza. E quando una signora alza la mano e avanza un dubbio, il legittimo dubbio circa lo smaltimento delle scorie nucleari, il sig. Torregiani si cura, prima di risponderle, di chiederle scherzosamente se avesse mai fatto politica, strappandole anche lo schieramento di appartenenza. Sinistra? Destra? Troppo a sinistra? Troppo a destra? Ed è a questo punto che si alza un grido dal pubblico, Non esistetroppo a destra, non si è mai troppo di destra.
Come a Cinisello Balsamo, le nuove destre si stanno manifestando anche in territorio milanese sotto forma di innocue associazioni culturali o sportive. Ultimo caso, quello dell’apertura nel quartiere di Lambrate di Ideopolis, associazione di paracadutismo collusa con Forza Nuova. Queste associazioni celano molto spesso un’ideologia neofascista, che tentano di trasmettere alle nuove generazioni attraverso linguaggi e mezzi accattivanti, facendo leva su questioni sociali sensibili all’opinione pubblica tutta. Gli adolescenti si trovano di fronte ad una proposta dai toni forti, perfettamente confacente al loro desiderio di ribellione, anche se poi di ribellione non si tratta: ingenuamente, vengono portati ad accettare logiche prettamente fasciste, razziste, xenofobe e sessiste.
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giovedì 28 aprile 2011

Ancora uno schiaffo dall'Europa: "L'Italia deve tenersi i clandestini"

di Clarissa Gigante
Bocciata la norma che prevede il reato di clandestinità punito con l’arresto. Il Vaticano: "Sentenza che rispetta la persona". Maroni: "Così è impossibile espellerli". SONDAGGIO È giusto che uno Stato non possa legiferare sull'immigrazione?

Bruxelles - Le polemiche sul trattato di Schengen e sulla concessione dei permessi temporanei ai clandestini non bastavano. L'Unione europea è tornata a condannare l'Italia anche sulla norma che prevede che la clandestinità sia un reato punibile con la reclusione da uno a quattro anni. Che fare allora? Secondo le leggi europee, l'unica soluzione legittima è quella di rimpatriare gli immigrati irregolari.

La norma bocciata La Corte di giustizia Ue ha quindi bocciato la norma italiana che prevede il reato di clandestinità e l’arresto per gli immigrati irregolari, perché è in contrasto con la direttiva europea sui rimpatri dei migranti irregolari. Direttiva che "osta ad una normativa nazionale che punisce con la reclusione il cittadino di un paese terzo in soggiorno irregolare che non si sia conformato ad un ordine di lasciare il territorio nazionale", come riferisce la Corte Ue in un comunicato. "Una sanzione penale quale quella prevista dalla legislazione italiana può compromettere la realizzazione dell'obiettivo di instaurare una politica efficace di allontanamento e di rimpatrio nel rispetto dei diritti fondamentali", si legge ancora. Da questo momento, quindi, il giudice nazionale dovrà, secondo i giudici europei, "disapplicare ogni disposizione nazionale contraria al risultato della direttiva e tenere conto del principio dell'applicazione retroattiva della pena più mite, il quale fa parte delle tradizioni costituzionali comuni agli Stati membri".

Le leggi sui rimpatri E in questa occasione la Corte ne ha approfittato per richiamare l’Italia anche su un altro tema, quello dei rimpatri. Il Paese, infatti, non si sarebbe ancora adeguato alle norme europee, mantenendo una procedura di allontanamento che "differisce notevolmente" da quella europea. La legge italiana prevede infatti l’accompagnamento coattivo alla frontiera come modalità ordinaria di espulsione mentre la direttiva prevede un rimpatrio volontario entro un termine compreso tra sette e trenta giorni. La legislazione penale è di competenza degli stati membri e non della giurisdizione europea, ma le norme interne devono comunque rispettare il diritto Ue e non possono comprometterne la realizzazione degli obiettivi. Per questo motivo, ha concluso Lussemburgo, "gli stati membri non possono introdurre, al fine di ovviare all’insuccesso delle misure coercitive adottate per procedere all’allontanamento coattivo, una pena detentiva". Il carcere, infatti, "rischia di compromettere la realizzazione dell’obiettivo perseguito dalla direttiva" di Bruxelles, ossia "l’instaurazione di una politica efficace di allontanamento e di rimpatrio dei cittadini di paesi terzi il cui soggiorno sia irregolare nel rispetto dei loro diritti fondamentali".

Due pesi e due misure Durissimo il contrattacco del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, che boccia la sentenza della Corte di giustizia europea. "E' una decisione che mi lascia insoddisfatto - tuona il titolare del Viminale - perché primo ci sono altri Paesi europei che prevedono il reato di clandestinità e non sono stati censurati". In seconda battuta, continua il ministro leghista, "l’eliminazione del reato accoppiata a una direttiva europea sui rimpatri rischia di fatto di rendere impossibili le espulsioni".

L'ira di Borghezio Una sentenza che non piace affatto all'euro deputato leghista Mario Borghezio, che commenta. "Tutto il mondo civile - Stati Uniti in testa, ma anche vari Paesi europei - persegue e sanziona penalmente l’immigrazione clandestina e relativi racket mafiosi. Ma, sul punto, la Corte di giustizia sanziona esclusivamente la norma italiana che prevede il reato di clandestinità, con una motivazione che non sta nè in cielo nè in terra". Poi sbotta: "Come mai? Forse perchè in Europa, come ho avuto più volte modo di affermare senza peli sulla lingua, l’Italia non conta un c.... E, allora, cosa ci stiamo a fare in questa Ue?"

Un appiglio per la sinistra E l'opposizione non si fa sfuggire l'occasione per criticare il governo. Duro l'attacco di Antonio Di Pietro: "È ormai provato che siamo di fronte a una dittatura strisciante in cui vengono presi provvedimenti contro la Carta dei
diritti dell’uomo, si dichiara guerra senza passare per il Parlamento e si occupano le istituzioni per fini personali". Il leader Idv approfitta della sentenza per sparare a zero su Berlusconi: "È gravissimo che questa maggioranza, asservita al padrone, continui a fare leggi incostituzionali e contro i diritti fondamentali delle persone. Siamo alla vigilia di un nuovo Stato fascista che va fermato e l’occasione
saranno le amministrative e i referendum del 12 e 13 giugno".

Il Vaticano soddisfatto La sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea che boccia il reato di clandestinità introdotto in Italia "dimostra attenzione alla persona umana anche quando si trova in una situazione irregolare". Lo dichiara il presidente del Pontificio consiglio per i migranti e gli itineranti, monsignor Antonio Maria Vegliò. "La sentenza dimostra attenzione e sensibilità verso la dignità della persona umana - ha detto monsingor Vegliò - anche se essa, cioè la persona umana, si trova in situazione irregolare. Questa attenzione alla persona - ha aggiunto - è alla base della sollecitudine pastorale della Chiesa e della sua dottrina sociale. Ovviamente - ha detto ancora Vegliò - i governi si trovano a dover individuare il giusto equilibrio che rispetti sia le esigenze di sicurezza interna e internazionale, sia le forme di legalità previste dai singoli sistemi normativi".

Una norma bocciata anche in Italia Non è la prima volta che il reato di clandestinità viene criticato: già lo scorso giugno, la Corte Costituzionale considerò illegittimità l’aggravante di clandestinità nei confronti degli immigrati che si trovano irregolarmente sul territorio italiano. La norma venne introdotta nel 2008 col primopacchetto sicurezza del governo, che prevede un aumento di pena fino ad un terzo. Allo stesso tempo, però, la Consulta ha sostanzialmente dato il via libera alla legittimità dello stesso reato di clandestinità, punito con l’ammenda da 5 mila a 10 mila euro. La Corte italiana considera quindi "discriminatoria" l’aggravante della clandestinità perchè in contrasto con il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione "che non tollera irragionevoli diversità di trattamento"

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28 Aprile 1945 28 Aprile 2011

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Dopo questa esecuzione brutale inizia la "democrazia" in Italia
Che scopo c'era nel dilaniare i corpi,dovevano nascondere qualche traccia nei corpi di Benito e Claretta?
Tipo una fucilazione nel sonno o una tortura prima della fucilazione?
Loro che accusavano il DVX di tutte le nefandezze si sono comportati peggio con lui e con chi dopo l'8 settembre aderì alla RSI,basta vedere triangolo rosso Emilia,le Foibe in Veneto e Friuli.
Come anche nella nostra Sesto San Giovanni militari Rsi e cittadini colpevoli di essere parenti dei sopracitati finirono gettati vivi negli altiforni della Breda e della Falk.
Passi per la fucilazione del "dittatore" Benito Mussolini
Ma Claretta che colpe aveva?

Forse eliminata perché testimone scomoda di qualcosa che non si doveva sapere?
Tipo di un incartamento con Churchill o gli Usa che avrebbero rimesso al potere Mussolini a guerra finita,non dimentichiamoci che il fascismo era ben visto sia in Usa sia che in Inghilterra...
Tante domande che non hanno nessuna risposta e come può una nazione che si ritiene democratica continuare ad andare avanti senza sapere da dove e come inizio la sua storia?????
Meditate !!!!!

Consiglio, gettone dimezzato? I partiti si dividono Polemica tra i banchi del Consiglio per il gettone "gonfiato". Dal Pd Natalia Strani rifiuta l'accusa di arricchirsi con la politica che l'Idv aveva sollevato. E c'è maretta anche tra gli esponenti del centrodestra

Cinisello Balsamo, 28 aprile 2011 - Come era prevedibile, la polemica sul gettone di presenza «gonfiato» percepito dai consiglieri comunali di Cinisello ha innescato una polemica che rischia di spaccare il fronte dei partiti, facendo emergere posizioni e sensibilità personali su un tema che, per troppo tempo, è stato taciuto nelle segreterie.
A sollevare la testa è il consigliere del Pd Natalia Strani, non disposta ad accettare l’accusa di «arricchirsi» con la politica. «Non accetto che i consiglieri dell’Italia dei Valori vengano a dare lezioni di moralità — afferma indignata riferendosi all’intervista rilasciata a Il Giorno dal consigliere dimissionario Angelo Schiavone —. Ci sono molti consiglieri che non hanno mai accettato il gettone di presenza in caso di rinvio delle riunioni per mancanza del numero legale. Chi lavora seriamente non può essere messo sotto accusa solamente perché pochi hanno un atteggiamento di malcostume».
La scintilla della polemica era scoccata nei giorni scorsi dopo che il consigliere del Pdl Ciro Cesarano e alcuni esponenti di IdV e Sel avevano chiesto ai colleghi di procedere immediatamente alla riduzione del gettone di presenza da 70 a 36 euro, adeguandolo alla legge.
Un provvedimento che è fermo da almeno 2 anni perché la maggioranza dei consiglieri tarda a discuterne. Ma ora le legittime reazioni di alcuni, rischiano di inasprire lo scontro. Anche perché si scopre che nell’ultima seduta di Consiglio, saltata per mancanza del numero legale, soltanto 6 dei 14 presenti hanno rifiutato il gettone di presenza.
E ancora si dice che qualcuno spingerebbe per far proseguire le riunioni oltre la mezzanotte per avere diritto alle compensazioni. «Nelle scorse settimane il consigliere Catania e io siamo stati gli unici esponenti del Pd a firmare un ordine del giorno che chiedeva di intervenire sul problema — afferma ancora Lia Strani —. Per me è importantissimo ripristinare il rispetto della norma, tuttavia ritengo falso e fuorviante affermare che ci si arricchisce. Molti di noi trascorrono intere nottate a fare riunioni e a esaminare provvedimenti. Quei 70 euro sono una sciocchezza rispetto al lavoro che viene svolto. Senza contare che c’è chi versa parte del gettone alla segreteria di partito».
L’accusa ha smosso gli animi anche nel Pdl, dove il capogruppo Giuseppe Berlino attacca chi ritiene che fare il consigliere comunale significhi arricchirsi. «Stiamo parlando mediamente di circa 300 euro mensili di gettone di presenza, cifra più che adeguata», sottolinea, riaffermando però la necessità di ripristinare la legalità. Tuttavia, ammette che in una commissione dei capigruppo del mese di febbraio la maggioranza dei presenti aveva deciso di rinviare qualsiasi decisione fino al mese di maggio, in attesa dei decreti attuativi della legge sul federalismo locale.
di Rosario Palazzolo

Marcia internazionale del 1° maggio


Quando: il 01/05/2011
Ora: alle 10 partenza femminile - alle 16 partenza maschile
Dove: Partenza dal campo Pino Dordoni di via Bixio, Sesto San Giovanni
Costo: gratuito
Proposto da: Staff del Sindaco
Telefono: 02/2496214-216
e-mail: staff@sestosg.net
Torna il tradizionale appuntamento con la marcia!
Nella giornata in cui l'Italia festeggia i lavoratori di tutto il Paese, i campioni di tutto il mondo vengono a Sesto San Giovanni per colorare le strade cittadine con le loro maglie colorate e la loro andatura inconfondibile.

Arrivano dall'Algeria e dalla Tunisia, dall'Ucraina e dalla Russia, e moltissime sono le presenze dal Brasile, dall'Ecuador, dal Messico e perfino dal Giappone.

Su tutti spiccano i nomi dei due atleti russi medaglie d'oro alle ultime Olimpiadi: Valery Borchin, un giovane del 1986, nato in un piccolo villaggio della Mordovia che oggi sta vincendo tutto quando è possibile vincere per un marciatore, e Olga Kaniskina, una ragazza bella e combattiva che con il suo sorriso timido fuori dai circuiti e con la sua incrollabile forza fisica durante le sue cavalcate verso il podio ha incantato gli appassionati di marcia di tutto il mondo.

Non mancherà, anche quest'anno, il nostro campione italiano Alex Schwazer, che non passerà certo inosservato!

Vi aspettiamo, quindi, per appassionarti con noi a questo sport straordinario e per sostenere questi ragazzi davvero speciali!

Primo maggio: a Sesto negozi chiusi

A Sesto San Giovanni i negozi rimarranno chiusi per il 1° Maggio.


“Non crediamo esistano – ha dichiarato l’Assessore al Commercio Claudio Zucchi – motivi per derogare a quanto previsto dalla Legge regionale 6 del 2010, che prevede espressamente una chiusura totale di tutti i negozi nel giorno della festa dei lavoratori. In ogni caso a Sesto è tradizione, indipendentemente dalla legge regionale, la chiusura delle attività commerciali. In questo concordiamo pienamente con i sindacati di categoria che tutti, indistintamente, hanno sottolineato l’importanza di celebrare questa ricorrenza con un giorno di riposo”.

mercoledì 27 aprile 2011

Sesto, l'acqua del rubinetto? "Imbrocchiamola" anche al bar

A Sesto promossa una campagna battente per combattere le bottiglie di plastica. Focus a scuola con concorsi a tema: i vincitori intascheranno un assegno di 1.000 euro per attività didattiche sul tema dell'acqua

Sesto San Giovanni, 27 aprile 2011 - Dal verde all’oro blu. La campagna dell’amministrazione «BeneComune» si allarga al tesoro pubblico per eccellenza: l’acqua. Negozi, scuole o semplici cittadini: l’articolato programma messo in piedi dall’amministrazione comunale si rivolge a tutti.
L’idea nasce da una proposta del Comitato italiano Contratto mondiale sull’acqua e vede il coinvolgimento di Acra Accesso, Acea, Cap Holding, del dipartimento Griss dell’Università Bicocca e il sostegno di Fondazione Cariplo.
«Bisogna recuperare il rapporto tra i cittadini e l’acqua — commenta Rosario Lembro, presidente Comitato —. Abbiamo iniziato con il mondo della scuola e ora miriamo a coinvolgere la cittadinanza, attraverso la Casa dell’acqua e gli orti. L’acqua è uno strumento e una possibilità per dialogare con altre persone e costruire un progetto di città più sostenibile e partecipata».
Concorso artistico per i cittadini, laboratori nelle scuole, saranno anche studiati e analizzati gli stili di vita dei sestesi: quanta e quale acqua si beve, quante bottiglie di plastica vengono buttate ogni settimana, a quanto ammonta la bolletta.
Il Comune ha già somministrato un lungo questionario nei condomini di tre quartieri. «Insieme agli amministratori facciamo promozione e acquisiamo informazioni utili — spiega l’assessore all’Ambiente Lella Brambilla —. È difficile cambiare gli stili di vita, ma dobbiamo tornare a semplici gesti: aprire un rubinetto anziché mettere le bottiglie d’acqua nel cestello». Attività saranno promosse anche presso la fontanella dell’acqua frizzante a SpazioArte.
L’ultima tappa della campagna presso ristoranti, bar e locali di Sesto. Si intitola «Imbrocchiamola» la proposta del Comune, che chiede agli esercenti di portare a tavola l’acqua del rubinetto in brocca, anziché quella in bottiglia.
«L’acqua di rete è buona, sicura e garantita. La controlliamo ogni due settimane. I sondaggi purtroppo ci dicono che ancora molti cittadini non si fidano — racconta Alessandro Ramazzotti, presidente di Cap Holding —. Questo è un bene comune, ma anche un bene scontato, che si usa con disattenzione. Da anni lavoriamo con le scuole: daremo mille euro di assegno agli istituti che vinceranno i nostri concorsi, per finanziare l’attività didattica sul tema».
di Laura Lana

Consiglieri tutti uniti con il super gettone A Cinisello i consiglieri comunali portano a casa un'indennità due volte superiore a quella stabilita per legge. In tasca finiscono 71 euro contro i 36 percepiti dai colleghi dei comuni vicini.

Cinisello Balsamo, 26 aprile 2011 - Chi pensa che in questi mesi i consiglieri comunali di Cinisello si stiano accapigliando per discutere il futuro della città, forse rimarrà deluso. Chi pensa che trascorrano notti insonni per ridurre le tasse e aumentare i servizi, si indignerà. Già, perché il tema che più di ogni altro sta dilaniando il Consiglio comunale, mettendo gli uni contro gli altri non tanto i classici schieramenti ma piccoli gruppi di consiglieri riuniti in alleanze inedite e trasversali, è solamente uno: l’entità del gettone di presenza, quell’indennità che spetta a ogni consigliere comunale per prendere parte a riunioni di Consiglio e commissioni.
Un gettone da 71,78 euro che, per pochi che siano, rappresentano comunque una delle indennità da Consiglio comunale più alte d’Italia. Qualcuno dirà, ci risiamo. E non ha tutti i torti, visto che questo tema ricorre periodicamente e senza soluzioni da più di una legislatura.
Per una scelta incomprensibile, studiata a tavolino nelle segreterie dei partiti, il Consiglio comunale di Cinisello beneficia da diversi anni di un gettone di presenza che è il doppio rispetto a quello previsto da una legge del Duemila. Tanto che i Comuni vicini come Sesto, Cologno e tutti gli altri delle stesse dimensioni hanno fissato il loro gettone a 36 euro, lasciando Cinisello sola e «fuori legge». Si dirà, la soluzione è semplice: riduciamo il gettone.
Ma anche le cose più semplici diventano difficili al momento di realizzarle. Non è un caso che questo problema non sia stato risolto nella passata legislatura, quando i consiglieri comunali erano addirittura arrivati a sommare con diversi stratagemmi fino a 3 gettoni di presenza in un giorno pur di far crescere le loro indennità.
Oggi questo sistema è stato un po’ mitigato da nuovi regolamenti più restrittivi. Anche se ancora oggi spesso i consiglieri arrivano a chiudere le riunioni pochi minuti dopo la mezzanotte per poter usufruire del recupero delle indennità di lavoro e dei giorni di recupero.
Ma di abbassare il gettone c’è una maggioranza trasversale che proprio non ne vuole sapere. Se il consigliere dell’Idv Schiavone è arrivato da dare le dimissioni deluso anche per questo, nel centrosinistra il suo collega Marco Quattrocchi ha denunciato la mancanza di volontà di ridurre il gettone in un comunicato stampa, così come ha fatto il consigliere Sel Mattia Menegardo.
Nel centrodestra, l’esponente Pdl Ciro Cesarano, che è anche vicepresidente del Consiglio, è arrivato a un acceso scontro in aula ma è rimasto inascoltato. «Quello del consigliere comunale non è un mestiere, chi pensa di farlo per arricchirsi ha sbagliato scelta — dice senza mezzi termini l’esponente Pdl — Occorre adeguarsi alla legge e affrontare tutte le conseguenze».
Conseguenze, e questa è un’altra parola chiave. Già, perché il Consiglio comunale non è chiamato solamente a riportare il gettone da 71 euro a 36, ma anche a valutare le ripercussioni di questa manovra. Innanzitutto, dovrà attuare la riduzione del 7% prevista dalla Tremonti. Inoltre, se di errore si è trattato, esiste il rischio che qualcuno chieda indietro anche i soldi erroneamente incassati dal 2000. Insomma, un vero disastro.
di Rosario Palazzolo