venerdì 31 gennaio 2014

Uccise tre passanti a Milano Niente scappatoie per Kabobo Il killer col piccone resta in cella Il tribunale del riesame respinge la richiesta dei legali dopo la perizia che ne aveva consigliato il trasferimento fuori dal carcere


Niente scappatoie per Kabobo
Il killer col piccone resta in cella

Resterà in carcere Adam Kabobo, il ghanese che lo scorso 11 maggio uccise a colpi di piccone tre passanti a Milano. Lo ha stabilito il tribunale del Riesame al termine dell'udienza in cui si discuteva la perizia psichiatrica secondo cui il killer andava invece trasferito in un ospedale psichiatrico giudiziario. Nella perizia, il medico legale aveva spiegato, in sostanza, che le condizioni psichiatriche del ghanese non sono compatibili con il regime carcerario, ma che è necessario che l’uomo venga collocato in un Opg, dove potrebbe ricevere cure più adeguate. Nei mesi scorsi, tra l’altro, il ghanese aveva anche aggredito un compagno di cella tentando di strangolarlo, in preda a quelle "voci" che disse di aver sentito anche mentre ammazzava tre poveri sconosciuti in quella tragica alba milanese.
I legali di Kabobo, Benedetto Ciccarone e Francesca Colasuonno, nell’udienza dello scorso 27 gennaio avevano ribadito la richiesta che il ghanese venga portato nell’opg di Castiglione delle Stiviere, "luogo di cura e custodia" dove, hanno spiegato, potrebbe essere sottoposto a dei trattamenti per alleviare i sintomi della schizofrenia cronica da cui è affetto. La decisione potrebbe arrivare già in giornata. Richiesta che, oggi, il tribunale del Riesame ha respinto.
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giovedì 30 gennaio 2014

La riforma di Bankitalia Ecco i tre regali che Letta ha fatto alle banche Il decreto alza la fetta di utili riservata agli istituti, rivaluta le loro quote e porterà denaro fresco in cassa grazie al tetto del 3%


Ecco i tre super-regali 
che Letta ha fatto alle bancheUn triplo vantaggio per le banche e una fregatura secca per le casse pubbliche. La riforma della Banca d’Italia, alla fine, è diventata legge dello Stato. Seppur sofferto, è arrivato, in serata, il via libera definitivo della Camera al decreto legge Imu che, tra altro, conteneva il blitz sulle quote di Bankitalia. Un abbinamento, quello tra le norme relative alla  tassa sulla casa e quelle sul riassetto patrimoniale di via Nazionale, architettato dal governo di Enrico Letta per  blindare il regalo agli istituti di credito. E il ricatto, nonostante l’ostruzionismo del Movimento 5 Stelle cui si è aggiunta la levata di scudi di Fratelli d’Italia, ha avuto l’effetto sperato. C’è voluta la «ghigliottina» di Laura Boldrini (il presidente della Camera ha infatti tagliato gli interventi in aula a Montecitorio, accelerando il voto) per assicurare il cadeau dell’esecutivo alle banche. 

Per le finanze dello Stato, come accennato, c’è la beffa. Con la perdita di gettito da 750 milioni di euro. A certificare il buco nei conti pubblici sono stati i tecnici della Camera. Le nuove norme cambiano gli equilibri e per gli istituti sale a 450 milioni la fetta di utili garantita. Si riduce, gioco forza, quella dello Stato che negli ultimi anni ha incassato da via Nazionale rispettivamente 1 miliardo (2009), 511 milioni (2010), 677 milioni (2011) e 1,5 miliardi (2012). La riforma è sostanzialmente retroattiva e perciò vale anche per lo scorso anno. Secondo gli esperti di Montecitorio   «nel bilancio dello Stato per il 2014 risulta ridotto di 750 milioni rispetto alle previsioni per il 2013». Ovviamente la sforbiciata vale anche per il futuro: la dieta per lo Stato è strutturale, cioè permanente.
Tutto ciò a fronte di un gettito una tantum (900 milioni) derivante dalla tassa (12%) applicata alla plusvalenza tra valore originario del capitale di Bankitalia (156mila euro) e quello aggiornato col decreto, cioè  7,5 miliardi di euro. I vantaggi per gli istituti, comunque, non si esauriscono coi dividendi. Grazie a quella  montagna di quattrini nuova di zecca, gli istituti rafforzano il loro patrimonio (secondo regalo) in vista delle verifiche europee e, soprattutto, in vista di Basilea3, il nuovo meccanismo che regolerà l’erogazione di prestiti alle imprese. In qualche modo, dunque, si fa pagare alla collettività  - in termini di rinuncia dello Stato a una fetta di dividendo di Bankitalia - le conseguenze dei guasti del sistema bancario. Un pasticcio clamoroso, insomma. E la conferma, nonostante gli strali a orologeria della lobby bancaria contro i presunti inasprimenti fiscali (vale la pena ricordare che la legge di stablità ha tagliato 20 miliardi di tasse sulle svalutazioni), che a palazzo Chigi i banchieri sono di casa. 
Il terzo regalo arriverà tra un po’. La riforma di Bankitalia pone un tetto alla partecipazione al capitale: 3%. Limite oggi violato da quasi da tutti gli «azionisti», in particolare IntesaSanpaolo e Unicredit che insieme hanno più del 50% delle quote. Entro tre anni, bisogna scendere al 3% e, al momento della cessione,  gli istituti avranno denaro fresco in cassa. Per Intesa e Unicredit si tratta di circa 4 miliardi, stando ad alcune stime preliminari. Potrà essere la stessa Bankitalia a comprare temporaneamente le azioni extra.
Il Tesoro nega l’esistenza di favori, ma la riforma grida vendetta. Di qui le proteste a Montecitorio, dove si è cercato di bloccare il decreto. Certo, il quadro   sarebbe stato altrettanto caotico qualora il «sì» di Montecitorio non fosse arrivato entro la mezzanotte di ieri. Anzi, per certi versi sarebbe stato peggio, specie se si guarda la faccenda dal punto di vista del cittadino. La mancata conversione del provvedimento d’urgenza avrebbe fatto decadere l’intero pacchetto normativo e per i contribuenti sarebbe tornato lo spettro  della seconda rata Imu.  A fronte del triplo regalo alle banche, dunque, il pericolo è stato scongiurato. Il balzello sugli immobili realtivo al 2013 (con l’eccezione della mini Imu pagata il 24 gennaio) è andato in soffitta: il decreto prevede che il mancato gettito della rata Imu di dicembre sia «coperto» dall’aumento dell’Ires a carico degli istituti di credito.
Un «sacrificio» che le banche hanno sopportato proprio in cambio dell’operazione Bankitalia. Ecco: anche il Quirinale, nel trovare il necessario collegamento tra le norme sull’Imu e quelle sull’istituto centrale, deve aver guardato tra le pieghe dell’accordo sottobanco tra palazzo Chigi e i banchieri. I quali parlano di riforma «sacrosanta» e toccano le corde del confronto europeo. Eppure, nel Vecchio continente non esiste altra banca centrale in mano ai privati come quella della Penisola. Né, soprattutto, esiste un board indicato dagli istituti. Quelli italiani continueranno  a nominare il consiglio superiore di palazzo Koch. Sia chiaro: non avranno alcuna facoltà di intervenire sull’attività di vigilanza: la questione «controllato azionista del controllore» resta una formalità. Tuttavia, il consiglio superiore è l’organismo che decide sulla distribuzione dell’utile e sulla gestione delle riserve auree oltre che sulle riserve valutarie. E qualche interferenza con la politica, in questo terreno, non è da escludere a priori.     
di Francesco De Dominicis
twitter@DeDominicisF


Ecco i tre super-regali 
che Letta ha fatto alle banche

martedì 28 gennaio 2014

La stangata Conti correnti, ecco tutti i rincari Bonifici, prelievi, movimenti: ecco tutti i rincari degli istituti (che quest'anno ci costeranno il 20% in più). La guida all'autodifesa in 5 consigli


Chi ti rapina è la banca: le mani degli istituti nel tuo conto corrente. 5 consigli per difendersi

I costi dei conti correnti continuano a lievitare. Tenere i propri risparmi in banca costa sempre di più. Ma anche usarli. I costi delle operazioni bancarie infatti in dodici mesi hanno subito un rincaro del 20 per cento. Il Corriere Economia ha elencato tutti i rincari che stanno per assottiliera il "tesoretto" dei nostri conti correnti
Bollette - Pagare le bollette allo sportello costerà 3 euro, contro i 2,5 euro del 2012 (+20%), mentre prelevare contanti allo sportello anziché al Bancomat: 2 euro, contro 1,5 euro di fine 2012 (+33%).
Transazioni - Rincari pure sul fronte movimenti sul conto. Chiedere l‘elenco delle transazioni sul proprio conto può costare 1 euro, contro i 50 centesimi di un anno fa (+100%). Pagare invece la rata di un prestito personale: 1,75 euro contro 1,50 di un anno fa (+17%). 
Bonifici - Costi alle stelle anche per i bonifici. Farne uno destinato ad un conto sulla propria banca: 4 euro contro i 3,5 del dicembre 2012 (+14%), mentre fare un bonifico destinato ad un conto di un’altra banca: 4,5 euro contro i 4 euro di un anno fa (+12,5%). 
Prelievo - Brutte notizie anche per chi preleva contante da sportelli automatici di altre banche che non siano la propria: 2,10 euro, mentre un anno fa era 2 euro (+5%). La commissione sul portafoglio con azioni italiane e titoli di Stato è in media di 55 euro, contro i 50 di un anno fa (+10%). 
Tasso passivo - Il costo complessivo del conto corrente di dicembre (che raduna spese mensili e oneri di chiusura, come le commissioni sui dossier titoli o sugli scoperti): +5%. Lievita pure il tasso passivo, cioè quello che la banca vi fa pagare se avete il conto in rosso, anche per pochi giorni: oggi è al 20%, due punti in più rispetto all’anno precedente. Solo tre voci restano invariate: il costo dei bonifici online (che però in origine erano gratis o a 30 centesimi): costano, in media, 75 centesimi se si fanno su un conto della propria banca e 1 euro su altri istituti la commissione per saldare la rata del mutuo: 1,50 euro. Il pagamento delle tasse con il modello F24: gratuito.
Cinque consigli - Il CorEconomia dà poi qualche consiglio per "evitare brutte sorprese". Si parte dal canonico confronto tra conti correnti per scegliere il migliore: è possibile farlo sul sito PattiChiari dell'Abi (www.pattichiari.it), dove raffronterete i prodotti bancari, istituto per istituto. E' bene poi utilizzare i foglietti informativi, reperibili sui siti delle banche. Fate inoltre molta attenzione alle comunicazioni che arrivano dai vostri istituti di credito: le condizioni del vostro conto potrebbero cambiare, e a quel punto avete 60 giorni di tempo per recedere dal rapporto alle vecchie condizioni, e senza spese. 
In caso di rosso - Occhio quando andate in rosso: oltre agli interessi passivi dovrete pagare, per scoperti che durano da più di sette giorni in un trimestre o di un ammontare superiore ai 500 euro, una cifra fissa, che può anche arrivare a 50 euro. Dunque è meglio evitare l'extrafido e, nel caso, chiedere un prestito. In caso di problemi inviate un reclamo per iscritto alla banca, che è tenuta a rispondervi entro 30 giorni. In caso di mancata risposta o di risposta negativa potete rincorrere all'arbitrato bancario, che risolve le controversie senza ricorrere a un giudice.
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lunedì 27 gennaio 2014

27 gennaio : Giorno della Memoria, per non dimenticare

Simboli dei campi di concentramento nazisti

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

I simboli dei campi di concentramento nazisti, principalmente triangoli, facevano parte del sistema di identificazione dei prigionieri. Questi simboli erano in stoffa ed erano cuciti sui vestiti. La loro forma e il loro colore avevano significati precisi.

Sistema di codifica dei contrassegni

Il seguente sistema è basato su quello utilizzato nel campo di concentramento di Dachau, uno dei più elaborati.

Colore

  • un triangolo di colore rosso identificava i prigionieri politici, nei cui confronti era stato spiccato un mandato di arresto per ragioni di pubblica sicurezza.
  • una stella a sei punte di colore giallo identificava i prigionieri ebrei; dalla metà del 1944 gli ebrei furono contrassegnati come le altre categorie ma con l'apposizione sopra il distintivo triangolare di un rettangolo di stoffa giallo;
  • un triangolo verde identificava i prigionieri criminali comuni;
  • un triangolo di colore nero identificava gli "asociali";
  • un triangolo di colore viola identificava i Testimoni di Geova;
  • i religiosi cristiani ricevevano un triangolo di colore rosso, perché generalmente internati in seguito ad azioni repressive naziste rivolte contro l'autorità;
  • un triangolo di colore rosa identificava i prigionieri omosessuali;
  • un triangolo di colore marrone identificava i prigionieri "zingari"
  • un triangolo di colore verde appoggiato sulla base identificava i prigionieri assoggettati a misure di sicurezza, dopo che avevano scontato la pena loro inflitta;
  • una lettera "E" prima del numero di matricola identificava i detenuti "da educare" (Erziehungshäftling);
  • un cerchietto di colore rosso recante la sigla "IL" (Im Lager, nel campo) identificava i prigionieri ritenuti pericolosi o sospetti di tentare la fuga;
  • un cerchietto di colore nero identificava i prigionieri della "compagnia penale".

Triangoli doppi


Ebrei olandesi che indossano una stella gialla con la lettera "N" per "Niederländer" nel campo di concentramento di Buchenwald
Quando il triangolo veniva sovrapposto ad un triangolo invertito di colore giallo, indicava che il prigioniero era un ebreo civilmente ausiliare; ad esempio un triangolo rosso sovrapposto ad un triangolo giallo indicava un prigioniero politico ebreo, oppure un triangolo giallo sovrapposto ad un triangolo rosa indicava un prigioniero omosessuale ebreo.
Un triangolo nero vuoto sovrapposto ad un triangolo giallo indicava un ebreo che era stato accusato di violare le leggi naziste sulla purezza della razza, avendo una relazione con una donna ariana. Il simbolo inverso, ovvero un triangolo giallo sovrapposto ad un triangolo nero indica una donna ariana accusata di avere una relazione con un ebreo.

Altri simboli

Un piccolo cerchio nero circondato da un cerchio vuoto contrassegnava le persone assegnate ai battaglioni penali, mentre se il cerchio era rosso indicava un prigioniero che era sospettato di fuga. Le lettere utilizzate all'interno dei triangoli erano invece utilizzate per indicare il paese di origine:
"B" (Belgier, Belga), "F" (Franzosen, Francese), "I" (Italiener, Italiano), "N" (Niederländer, Olandese), "P" (Polen, Polacco), "S" (Republikanische Spanier, Repubblica Spagnola) "T" (Tschechen, Ceco), "U" (Ungarn, Ungherese).

Tabella dei simboli

Seguono alcune tabelle riassuntive sui principali simboli[1].

Prigionieri politici Criminali Immigranti Testimoni di Geova Omosessuali Asociali Rom e Sinti
Normale Red triangle.svg Green triangle.svg Blue triangle.svg Purple triangle.svg Pink triangle.svg Black triangle.svg
Recidivo Red triangle repeater.svg Green triangle repeater.svg Blue triangle repeater.svg Purple triangle repeater.svg Pink triangle repeater.svg Black triangle repeater.svg
Prigioniero di battaglione penale Red triangle penal.svg Green triangle penal.svg Blue triangle penal.svg Purple triangle penal.svg Pink triangle penal.svg Black triangle penal.svg
Ebreo Red triangle jew.svg
Green triangle jew.svg
Blue triangle jew.svg
Purple triangle jew.svg
Vedere nota[2]
Pink triangle jew.svg
Black triangle jew.svg
Contrassegni speciali Male race defiler.svg
Ebreo che ha una relazione interrazziale
Female race defiler.svg
Donna ariana che ha una relazione interrazziale
Escape suspect.svg
Sospetto di fuga
Inmate number.svg
Numero del prigioniero


Special inmate.svg
Prigioniero speciale: banda marrone al braccio
Sleeve badges.svg
I contrassegni indossati sono, in ordine discendente: numero del prigioniero, rettangolo per recidivo, triangolo o stella, membro del battaglione penale, sospettato di fuga
Red triangle Pole.svg
Polacco: "P" su un triangolo rosso
Red triangle Czech.svg
Ceco: "T" (La parola tedesca per Ceco è Tscheche) su un triangolo rosso
Armed forces red triangle.svg
Membro delle forze armate: triangolo rosso

Note

  1. ^ Plant, The Pink Triangle, [1].
  2. ^ Inizialmente, questa combinazione (Ebreo e Testimone di Geova) sembrava contraddittoria. Tuttavia, la definizione nazista di "ebreo", in base alla politica razziale nazista, includeva persone che avevano antenati ebrei, quindi era possibile che tali persone appartenessero ad altre religioni. Quindi un ebreo testimone di Geova, anche se forse poco probabile non era impossibile, in base a tali definizioni.

Bibliografia

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sabato 25 gennaio 2014

Nessuna mini-Imu per Cinisello Balsamo



Nessuna mini-Imu per Cinisello Balsamo


Per i cittadini di Cinisello Balsamo non ci sarà alcuna tassa supplementare sulle abitazioni principali da pagare entro il 24 gennaio 2014. Il sindaco di Cinisello Balsamo Siria Trezzi e il vice sindaco Luca Ghezzi hanno rassicurano sul fatto che non ci sarà nessuna mini-Imu da versare, come invece accade per molti comuni, tra cui Milano, Bresso, Cologno Monzese e Cusano Milanino.
Infatti, per tutte le amministrazioni, come la nostra, che hanno mantenuto l’aliquota sulla prima casa al 4 per mille non ci sarà da calcolare alcuna differenza. Mentre nei comuni che hanno agito in autonomia nella fissazione dell’aliquota, si dovrà calcolare il 40% della differenza ottenuta tra quest’ultima e quella standard del 4 per mille.
“Con grande sacrificio, abbiamo scelto di mantenere l’aliquota dell’imposta al 4 per mille, così come era stata applicata nel 2012, – dichiara il sindaco Siria Trezzi – Il nostro impegno si traduce nel mantenimento di un rigore di bilancio, che sommato alla volontà di non gravare sulle finanze dei cittadini, crea le condizioni fondamentali al perseguimento di una politica equa”.
“Anche nel 2014 cercheremo di mantenere una politica di equilibrio, garantendo un adeguato livello di servizi al cittadino” conclude Luca Ghezzi.

venerdì 24 gennaio 2014

Arance della Salute arancia AIRC

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A gennaio AIRC dà il buon anno alla ricerca sul cancro con l’iniziativa “Le Arance della Salute”.
Basta un contributo associativo minimo di 9,00 euro per ricevere in omaggio una reticella da 2,5 kg di arance rosse di qualità e provenienza garantite, contrassegnate dal marchio dell’Associazione.
Questo contributo consente di fare il pieno di vitamine, far del bene alla ricerca e diventare Soci AIRC per un anno.
Un’idea così salutare, visto che le arance sono fra i protagonisti di una corretta alimentazione, viene diffusa da una campagna pubblicitaria e concretizzata dai Comitati Regionali AIRC che, grazie all’impegno dei volontari, animano le piazze di tutta Italia in una giornata di festa e di incontro.

Prossimo appuntamento: gennaio 2014

Visita il sito speciale della manifestazione www.arancedellasalute.it
TROVA LA PIAZZA PIU’ VICINA

giovedì 23 gennaio 2014

Aumentano le sofferenza L'euro ha impoverito solo gli italiani Perfino Grecia e Portogallo sono cresciute Dall'introduzione della moneta unica il reddito pro capite a parità di potere d'acquisto è cresciuto ovunque tranne che da noi

Il malato migliora, dicono gli investitori internazionali che convergono sui titoli di Stato, le azioni e pure i debiti di casa nostra. Ma, a giudicare dai sintomi non si direbbe. Prendiamo, tanto per cominciare, il dato delle sofferenze bancarie, cresciute in un anno del 22%. A novembre, il sistema ha toccato un record drammatico: 149, 6 miliardi di sofferenze lorde (75,6 miliardi quelle nette) con un incremento di 1,9 miliardi per un importo che ormai rappresenta il più del 9 per cento del prodotto interno lordo. Nel 2007, prima della crisi, il rapporto tra sofferenze ed impieghi, dati Abi, era pari allo 0,86%, oggi viaggia sul 4,08%. 
EURO SCIAGURA D'ITALIA 
Perché la moneta unica 
ha impoverito solo noi
Le cifre sono allarmanti, ma spiegano solo in parte il dramma sociale in atto: il totale degli affidati in sofferenza ha ormai raggiunto la cifra di 1.205.000 soggetti, di cui 1.015.369 per importi inferiori a 125 mila euro. Sono colpiti i piccoli operatori economici, artigiani e commercianti, così come le imprese, specie quelle del settore costruzioni, esposto per il 200% del valore aggiunto il che equivale a dire che per ripagare i debiti sarebbe necessaria l’intera produzione dei prossimi due anni. Ma le sofferenze ormai hanno investito anche le famiglie: le sofferenze sui mutui ed i crediti al consumo rappresentano il 5,5 % del totale, quasi il doppio del 2007.
Dietro questi numeri, oltre al disagio dell’economia, emergono le preoccupazioni del sistema bancario alla vigilia degli stress test della Bce. Le banche stringono i cordoni della borsa e moltiplicano le manovre difensive (a partire dalle cartolarizzazioni) prima degli esami. Ancora una volta, insomma, l’appuntamento con l’Europa si traduce in un supplemento di rigore per il credito di casa nostra. Sperando che, finalmente, alla fine tanti sforzi vengano premiati. Come è accaduto di rado in questi anni, a giudicare da altri numeri. Dieci anni fa, nel 2004, anno quinto dalla nascita dell’euro, l’Italia ha subìto un sorpasso storico passato all’epoca quasi inosservato: il reddito pro-capite a parità di potere d’acquisto del Bel Paese quell’anno è scivolato, per la prima volta, sotto la media europea passando dal 102,5% del 1995 al 97,4%. Da allora le cose sono andate peggiorando in maniera sensibile, come ci informa un grafico di The Economist dai numeri così spietati da rendere inutili i commenti: il reddito pro capite è cresciuto ovunque, Grecia e Portogallo comprese, nonostante la crisi economica e le recessioni. Meno che in Italia dove, dati del Fondo Monetario alla mano, il reddito reale è sceso di tre punti abbondanti. 
Colpa dell’euro? Non solo. Nella classifica il Bel Paese è ampiamente superata sia dai Paesi che aderiscono all’euro che dalla Gran Bretagna, che a fine millennio aveva un reddito pro-capite simile al nostro che negli ultimi 15 anni ha distanziato in maniera sensibile l’Italia: 31.450 euro di reddito annuo contro 26.000. Ma è riuscito a perder colpi nei confronti del resto dell’Eurozona che oggi vanta un reddito medio di un buon 13% superiore a quello italiano. Per effetto della crescita tedesca e di quella finlandese (in entrambi i Paesi il reddito è cresciuto del 21% nel periodo), ma non solo se si pensa che la Grecia, nonostante la tremenda crisi di questi anni, è comunque su del 3% rispetto al ’99. 
L’euro, insomma, per qualcuno ha avuto effetti positivi. Anzi, qualche effetto benefico c’è stato per quasi tutti. Se ci limitiamo alla questione bancaria, pur così importante, prendiamo atto che in questi anni le banche francesi e tedesche sono riuscite a recuperare i capitali investiti in Irlanda, Grecia o Portogallo. Magari adoperando mezzi drastici, come lamenta Dublino, obbligata a ripagare per intero i debiti delle sue banche senza potersi rivalere su azionisti e creditori (in buona parte gli istituti tedeschi): I Paesi della cosiddetta “periferia”, pur stremati dalla politica imposta dall’ineffabile troika (oggi sotto tiro al Parlamento europeo) hanno comunque ricevuto i capitali per ripianare il passivo. E l’Italia? Tra Efsf e fondi Ems, il Bel Paese ha versato finora 56 miliardi destinati al salvataggio delle banche di Portogallo, Irlanda, Grecia e Cipro verso cui i nostri istituti avevano esposizioni limitate o nulle (a differenza di francesi e tedeschi). Non ha visto finora un solo euro d’aiuti. E difficilmente ne vedrà in futuro.
Ugo Bertone
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mercoledì 22 gennaio 2014

GRUPPI … GROPPUSCOLI … FRAMMENTI D’ATOMO…

Oggi abbiamo una miriade di partiti, partitini, aggregazioni “familiari” e ognuno di questi vorrebbe spaccare il mondo o almeno prevalere su tutti. Premetto che questo non riguarda qualche collocazione politica, ma TUTTE, sia quelle della cosiddetta Area, che il centro e la sinistra. Ma il centro e la sinistra sono in fondo più coesi (nella loro “confusione”) di quanto lo sia “la destra” sociale (ossimoro voluto). Proprio di questa mi interessa disquisire, sia perché, obbiettivamente mi ci trovo, sia perché ne conosco di più…
Tutti quanti nell’ambiente “fascistoide” (uso questo termine, non per disprezzare, ma solo in quanto non me ne vengono in mente altri e poi capirete il perché…) danno la colpa di questa situazone all’innominabile (Gianfranco Fini), dopo Fiuggi e la conseguente “sparata” sul male assoluto che (secondo lui) era stato il FASCISMO. Anche se non sarebbe necessario mi preme ricordare che ad affermare ciò non era un partigiano o un comunista, ma il segretario nazionale del M.S.I., designato da chi in guerra aveva militato nella R.S.I. ed anzi aveva ricoperto il ruolo di Segretario del Ministro Mezzasoma. Parlo naturalmente di Giorgio Almirante.
Gianfranco Fini aveva reputato che senza tante poltrone non si poteva governare e, come secoli prima aveva enunciato l’ugonotto Enrico di Borbone, abiurando la sua fede: “Parigi vale bene una messa”, anche lui ritenne che avrebbe migliorato di gran lunga la sua situazione rinnegando a nome di tutto A.N. quello che fino allora aveva elogiato (non erano passati secoli da quanto lo stesso aveva definito Benito Mussolini il migliore statista del ‘900)… A dire la verità, prima di lui anche lo stesso Almirante aveva “deviato” dall’idea originaria, “liberalizzando” in qualche maniera l’idea sociale del FASCISMO. So già che sono destinato a qualche strale dai più radicali nel nostro ambiente, ma la simpatia verso l’atlantismo, Israele e gli invasori americani non significano proprio nulla?... Avete ragione: lasciamo perdere…
Dopo Fiuggi un po’ di gente aveva abbandonato l’ex MSI, ma non tantissimi, dopo tutto…
La vera emorragia si creò quando il nostro esimio cominciò a parlare di cittadinanza agli stranieri e soprattutto con la faccenda su citata del male assoluto…
Da allora solo altri errori, culminati nella fusione con F.I. nel PDL e la successiva cacciata dal popolo delle libertà stesso (che eccelso stratega, non trovate?!?...).
E chi non ha voluto condividere le sue posizioni o lo ha in seguito abbandonato per non subire le sue follie?
Esisteva la Fiamma Tricolore, esisteva Forza Nuova, esisteva La Destra di Storace (uno dei colonnelli di Fini e cofondatore di AN a Fiuggi)… Poi Casa Pound, poi il Fronte Nazionale e successivamente, ad oggi Fratelli d’Italia e la neo AN (trascuro volutamente di enunciare altri miriadi di movimenti). Tutti ricchi di distinguo e di paletti atti a staccarsi sempre di più e con vari argomenti dal Passato.
Ed ogni anno si è sempre cercato di riunire la cosiddetta Area, trascurando il fatto però che ciascuna formazione politica solo a parole vuole l’unione, ma di fatto pretende la supremazia sulle altre forze e non rinuncia a nessuno dei propri privilegi (o presunti tali), accontentandosi di coltivare il proprio orticello.
Qualcuno suggerisce che l’unico collante che teneva aggregato tutto questo mondo fosse l’anticomunismo, fino a che coll’abbattimento del Muro di Berlino l’URSS non finì in nulla e con lei tutti i suoi ideali, ma è una soluzione che non mi convince: se lo scopo di una vita vissuta era essere contro qualcosa E BASTA, allora questa vita vissuta non valeva proprio la pena di viverla, secondo me. Ed il FASCISMO aveva proprie Idee ed un suo modo di essere…
Ora ci sono altri obiettivi: scrollarci di dosso governanti incapaci, un’Europa buona solo a vessare i popoli, una moneta aliena che ci sta soffocando, proprio come le sue banche… Ma se anche gli stessi capipopolo tra i rivoltosi si frazionano in piccoli rivoli e poi si perdono il liti sterili, allora viene in mente solo che non sappiano cosa fare, oppure, peggio ancora, che possano essere al soldo di chi vuole proprio che non cambi nulla…

martedì 21 gennaio 2014

Fusione Chrysler: ci guadagna solo la Fiat, non l’Italia

L’accordo tra il gruppo Fiat e il sindacato Usa ha suscitato l’entusiasmo nei media italiani, del resto «facili da accendersi per l’impresa piemontese, dati i legami abbastanza stretti che corrono da sempre tra di essa e i nostri quotidiani più importanti». Al coro si sono uniti i soliti sindacalisti Cisl e Uil, nonché “Il Sole 24 Ore”, che parla di «successo del sistema Italia». Successo «del tutto relativo», secondo Vincenzo Comito, vista la quasi-estinzione della decantata “italianità” della Fiat: da tempo, un colosso come Fiat Industrial (camion, trattori, ruspe) «veleggia da un paradiso fiscale all’altro e l’Italia appare l’ultima delle sue preoccupazioni». Ora tocca all’auto. «Quasi ovviamente, il quartier generale del raggruppamento Fiat-Chrysler sarà trasferito negli Stati Uniti e rischiamo quindi di perdere qualche migliaio di posti di lavoro a Torino». Del resto, le vendite e la produzione in Italia sono briciole, mentre il titolo sarà quotato principalmente alla borsa di New York.
Per far digerire meglio la pillola all’opinione pubblica del nostro paese, scrive Comito sul “Manifesto” in una riflessione ripresa da “Micromega”, il management confermerà per l’Italia un po’ di investimenti per la produzione di alcuni modelli. Il governo ne approfitterà per chiedere almeno notizie sul destino di Mirafiori e Cassino, come degli altri stabilimenti italiani? A prima vista, i gestori delle “larghe intese” sembrano «occupati in ben più importanti faccende». In ogni caso, oltre a sviluppare singergie produttive, la fusione con Chrysler dovrebbe permettere alla Fiat di «mettere le mani sul tesoretto finanziario dell’azienda Usa», sperando che questo le consenta di investire anche in Italia. «Più che di un successo del sistema Italia – scrive Comito – si potrebbe parlare di un successo degli azionisti, guidati dal pirotecnico Lapo Elkann, clone di Marchionne; alla notizia della fusione i titoli del Lingotto sono subito saliti in misura rilevante. Anche l’amministratore delegato troverà il suo tornaconto nella faccenda, perché potrà consolidare da noi la fama di manager miracolo e vedere anche aumentati i suoi bonus di fine anno».
Quanto alla presunta abilità negoziale di Marchionne, il sindacato statunitense aveva chiesto 5 miliardi di dollari per concludere l’affare, mentre il manager Fiat aveva dichiarato con sdegno che il prezzo giusto era di soli 2 miliardi. «Ora scopriamo che la Veba ha ottenuto 4,35 miliardi; si tratta di una cifra molto più vicina alle richieste statunitensi che all’offerta italiana». Di positivo per Torino c’è il fatto che la parte più importante dell’esborso per l’acquisto del 41,5% della Chrysler verrà sostenuto dalla stessa casa americana, mentre l’azienda torinese dovrà pagare soltanto 1,75 miliardi di dollari e non sarebbe obbligata, almeno nell’immediato, a dover ricorrere ad un aumento di capitale, scelta peraltro probabilmente ineludibile tra qualche tempo. Con la fusione si costituisce il settimo gruppo automobilistico mondiale, che avrà comunque molte difficoltà a lottare con i veri protagonisti del settore. «Lo stesso Marchionne aveva dichiarato alcuni anni fa che per stare adeguatamente sul mercato bisognava produrre almeno sei milioni di vetture, ma nel 2013 la Fiat-Chrysler ne avrà consegnate forse poco più di quattro milioni».
Il gruppo resta forte in Brasile e resiste negli Usa, mentre è assente nel mercato più importante del mondo – l’Asia – e anche in Russia, area che diventerà la prima in Europa, scavalcando la Germania. La gamma di fascia alta include l’Alfa Romeo e soprattutto la Maserati, la cui proiezione parla di 50.000 vetture l’anno, mentre Mercedes, Bmw e Audi veleggiano ormai su milioni di unità. Nella fascia mediana reggono i pick-up della Crhysler (che però fatica sulle berline), mentre nella fascia bassa la Fiat presidia il mercato con pochissimi modelli, come la Panda e la Cinquecento. Per farcela, secondo Comito, Fiat-Chrysler dovrebbe cercare un alleato strategico in Asia, altrimenti «la stessa sopravvivenza del gruppo potrebbe essere messa in discussione nei prossimi anni», a partire dal 2014 che si annuncia «molto movimentato per i lavoratori del gruppo».

domenica 19 gennaio 2014

LA LEGGE ELETTORALE E LA TELA DI PENELOPE

Oh Legge elettorale perché sei tu Legge elettorale !?
Legge Elettorale che di giorno vieni tessuta per essere usata da noi cittadini come velo mortuario a questa Italia e far rinascere la nuova Italia,per essere distrutta la notte dai nostri politicanti perché ti temono .
Hanno paura di tornare a casa e di dover iniziare a lavorare veramente invece di scaldare poltrone e poltroncine di più o meno importanza.
I grandi partiti,PD e Forza Italia,vogliono una legge elettorale che li faccia governare o stare all'opposizione da soli senza dover dipendere dai partitini che non sarebbero più l'ago della bilancia e che sparirebbero per dare vita a un vero bipolarismo.
Per cercare una legge elettorale che premi i due partiti che dovrebbero andare per la maggiora,i loro leader,Renzi e Berlusconi sono scesi a patto con il diavolo.
A voi lettori vi do libero arbitrio per decidere chi è il diavolo dei due.
I partitini più o meno puri,dicono loro,vogliono una legge che dia la vittoria alle coalizioni che vincono con un bonus chiamato premio di maggioranza per contare sempre di più prendendo briciole di voti.
Assieme per fare una legge ben stretta nelle loro mani la spada di Damocle ,ci sono tutti gli altri dall'estrema sinistra all'estrema destra perché già si vedono sfuggire dalle mani poltrone e incarichi come presidente della camera,vedi Boldrini quota Sel,presidenti di regioni vedi Formigoni in passato,ex UDC ed oggi NCD,per non contare assessorati vari anche di comuni per finire al pur modesto posto di comando di una municipalizzata.
Intanto che loro litigano per fare le regole del gioco “Monopoli” per prendere in mano i vari cartoncini con cui comandare e disporre a loro piacimento come nel gioco la parte del leone la fa la banca la BCE per essere più precisi,noi cerchiamo di tirare avanti .
Aumentano i suicidi,aumentano i disoccupati,aumentano le tasse e sopratutto aumenta il debito pubblico alla faccia dei tagli alla casta e allo spreco.
Signori miei ci vuole una nuova costituente formata da veri professori che ci dia una costituzione moderna con conseguente legge elettorale approvate da un referendum popolare e solo così inizierà davvero la seconda Repubblica.


sabato 18 gennaio 2014

AMIANTO: IMPORTANTE SENTENZA



Il prof. Giancarlo Ugazio, socio onorario del nostro Comitato, durante una assemblea nella nostra sedeIl prof. Giancarlo Ugazio, socio onorario del nostro Comitato, durante una assemblea nella nostra sede
 
Riceviamo e pubblichiamo. 
 
Vittoria per l'ONA.
 
L'INAIL riconosce come asbesto correlate soltanto le seguenti patologie: 
 
a) Placche e ispessimenti pleurici con o senza atelettasia rotonda (j92);
 
b) Mesotelioma pleurico (c45.0);
 
c) Mesotelioma pericardico (c45.2);
 
d) Mesotelioma peritoneale (c45.1);
 
e) Mesotelioma della tunica vaginale del testicolo (c45.7);
 
f) Tumore polmonare (c34);
 
g) Asbestosi (j61). 
 
Il Prof. Giancarlo Ugazio ha censurato scientificamente le tabelle dell'INAIL, e i suoi lavori sono stati depositati presso il Tribunale di Terni dall'Avv. Ezio Bonanni, che in data 14.01.2014, con sentenza comunicata in data odierna, 15.01.2014, ha ottenuto la condanna dell'INAIL alla liquidazione della rendita in favore della vittima dell'amianto. 
 
Nei prossimi giorni l'ONA chiederà un incontro urgente ai ministri competenti per chiedere la revisione delle tabelle dell'INAIL, palesemente errate. 
 
Proseguono i lavori di organizzazione della conferenza internazionale amianto, che si terrà il prossimo 20.03.2014 presso la Camera dei Deputati, e il successivo 21.03.2014 con gli stati generali delle vittime dell'amianto. 
 
Occorre una forte mobilitazione per abbattere la casta politica che sta mettendo in macerie il nostro paese, per ottenere finalmente, secondo l'insegnamento del nostro direttore del dipartimento patologie ambientali, prof. Giancarlo Ugazio, la prevenzione primaria, come rimozione di ogni cancerogeno negli ambienti di lavoro e di vita. 
 
La mobilitazione è fortemente voluta dall'Avv. Ezio Bonanni, e pertanto i prossimi 20 e 21.03.2014 dovranno affluire da tutta Italia le vittime dell'amianto per manifestazioni pacifiche e non violente.
 
 
Si allega il comunicato stampa dell'ONA in data odierna.
Osservatorio Nazionale Amianto - sentenz
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