Perché fumare è così terribilmente attraente
Gli scienziati offrono la risposta al perché si diviene facilmente dipendenti dal vizio del fumo e in particolare dalla nicotina, la quale ha un modo tutto suo per promuovere se stessa
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Diventare dipendenti dal vizio del fumo è più facile di quanto non si creda. Non serve infatti dire “una sigaretta e basta” perché ne basta già una permettere in moto il meccanismo sfruttato dalla nicotina al fine di piegare al proprio volere il nostro corpo (e di conseguenza la nostra mente).
A scoprire qual è il meccanismo che sfrutta la nicotina nel creare dipendenza sono stati i ricercatori del California Institute of Technology di Pasadena, che hanno pubblicato i risultati del loro studio sul The Journal of General Physiology.
Lo studio, condotto su modello animale per simulare gli effetti nel corpo umano, si è avvalso di topi che esprimono l’integrin alpha6 marcata per mezzo di una proteina fluorescente in modo da poter dimostrare che l’esposizione alla nicotina a un livello comparabile a quello di fumatori umani interviene sulla regolazione dei recettori nAChR s in determinate aree del cervello.
Secondo quanto già noto al Center for Disease Control and Prevention (CDC), la nicotina attiva in modo piuttosto drammatico questi recettori nAChR e, a differenza della maggior parte delle altre sostanze da abuso, agisce come una sorta di “guida farmacologica” per stabilizzare l’assemblaggio dei suoi recettori all’interno del reticolo endoplasmatico (ER) e aumentare la loro presenza sulla superficie cellulare (o Up-regulation).
La cosiddetta Up-regulation (ossia un aumento indotto dell’attività dei recettori) sull’nAChR svolge un ruolo importante nella dipendenza da nicotina ed, eventualmente, in una ridotta sensibilità dei fumatori alla malattia di Parkinson. I ricercatori hanno anche accertato che i recettori contenenti una subunità alpha6 (alpha6 - nAChR) sono abbondanti in diverse e specifiche regioni del cervello.
Ecco dunque come la nicotina, agendo in maniera piuttosto subdola riesce a modificare le risposte organiche nel cervello in modo da renderci incapaci di stare senza la sua “tossica” compagnia.
A scoprire qual è il meccanismo che sfrutta la nicotina nel creare dipendenza sono stati i ricercatori del California Institute of Technology di Pasadena, che hanno pubblicato i risultati del loro studio sul The Journal of General Physiology.
Lo studio, condotto su modello animale per simulare gli effetti nel corpo umano, si è avvalso di topi che esprimono l’integrin alpha6 marcata per mezzo di una proteina fluorescente in modo da poter dimostrare che l’esposizione alla nicotina a un livello comparabile a quello di fumatori umani interviene sulla regolazione dei recettori nAChR s in determinate aree del cervello.
Secondo quanto già noto al Center for Disease Control and Prevention (CDC), la nicotina attiva in modo piuttosto drammatico questi recettori nAChR e, a differenza della maggior parte delle altre sostanze da abuso, agisce come una sorta di “guida farmacologica” per stabilizzare l’assemblaggio dei suoi recettori all’interno del reticolo endoplasmatico (ER) e aumentare la loro presenza sulla superficie cellulare (o Up-regulation).
La cosiddetta Up-regulation (ossia un aumento indotto dell’attività dei recettori) sull’nAChR svolge un ruolo importante nella dipendenza da nicotina ed, eventualmente, in una ridotta sensibilità dei fumatori alla malattia di Parkinson. I ricercatori hanno anche accertato che i recettori contenenti una subunità alpha6 (alpha6 - nAChR) sono abbondanti in diverse e specifiche regioni del cervello.
Ecco dunque come la nicotina, agendo in maniera piuttosto subdola riesce a modificare le risposte organiche nel cervello in modo da renderci incapaci di stare senza la sua “tossica” compagnia.
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