I professori sono responsabili della sorte dei nostri marò ma se ne lavano le mani. Ora si muove l'Ue ma non l'Italia
I professori sono responsabili della sorte dei nostri marò ma se ne lavano le mani. Ora si muove l'Ue ma non l'Italia
Il
collega Riccardo Pelliccetti già ieri ha commentato in modo impeccabile
la storia dei marò sequestrati dagli indiani e che ora rischiano (sul
serio) di essere condannati a morte.
A me non rimane che aggiungere qualche considerazione sulla
conclamata stupidità delle nostre istituzioni, buone a nulla ma capaci
di compiere impunemente qualsiasi nefandezza.
Quando
spararono ad alcuni pirati (o pescatori: il loro mestiere è
un'opinione), i due militari non erano in crociera, ma in servizio, cioè
comandati di proteggere con le armi una nave italiana. La sparatoria
non avvenne in acque indiane, bensì internazionali, dove le autorità col
turbante non avevano e non hanno alcuna giurisdizione. Ciononostante,
il comandante della nostra imbarcazione ubbidì a un ordine straniero
illegittimo: attraccare in India e consegnare i cecchini alla polizia
locale. E questa è la prima assurdità, che non ha mai avuto una
spiegazione logica. Amen.
I marò, manco a dirlo, furono immediatamente fermati e sottoposti a indagini. Lo scopo era chiaro: processarli e condannarli. Perché? L'India è un Paese come tutti gli altri: quando si tratta di andare a votare, i candidati cercano di dimostrare di essere dei duri e di meritare il voto dei bischeri che si recano alle urne.
Il nostro ministero degli Esteri ne era consapevole, ma, non sapendo come gestire la grana, finse di fidarsi degli indiani. I quali fecero appunto gli indiani. Trattennero i militari e buona notte. Quando ormai tutto sembrava compromesso, gli stessi indiani si resero conto di averla fatta grossa e concessero ai marò di rientrare in patria per le feste: licenze premio. Paradossale.
Ma andiamo avanti nel racconto surreale. I soldati, a vacanza conclusa, si riconsegnarono ai loro aguzzini, perché i patti sono patti. E ricominciò il tormentone: che ne sarà di loro? Il nostro governo se ne sbatté totalmente. Non intervenne, non fece pressioni, non brigò.
Trascorse qualche tempo, e i soliti indiani del menga, verificato che gli italiani (i governanti) sono tonti, non esitarono a concedere ai marò la seconda licenza in occasione di altre feste religiose. I quali marò, pertanto, si fecero 15 giorni a casa loro, tra familiari, amici e parenti. A questo punto, l'unico ministro intelligente del nostro governo di professori (premier Mario Monti) e bidelli, Giulio Terzi di Sant'Agata, responsabile della Farnesina, fu folgorato da un'idea: tratteniamo in Italia i due soldati e che gli indiani vadano all'inferno.
La sua proposta venne accolta con entusiasmo a Palazzo Chigi, tant'è che il suddetto Monti, giulivo, si fece fotografare accanto ai militari «graziati» da Terzi per sottolineare la felice conclusione della vicenda dovuta al proprio illuminato esecutivo. Ma eravamo su Scherzi a parte. Alcuni giorni dopo, infatti, lo stesso Monti dichiarò che i marò sarebbero stati rispediti in India per essere massacrati. Però, che bella trovata! I soldati piegarono la testa (mannaggia a loro) e dissero signorsì. Roba da matti, da ubriachi, da fessi.
Non è finita. Giulio Terzi di Sant'Agata (Dio mio che cognome complicato) fu pubblicamente deplorato: come si permette questo qui di risolvere un problema? Puniamolo. Come? Costringiamolo a dimettersi dal governo. Sembrava una barzelletta, invece era la realtà. Infatti Terzi fu reintegrato nel ruolo di ambasciatore, cioè declassato: non sei degno di essere ministro. Castigato anziché premiato. Roba da chiodi.
Adesso si scopre ciò che era ovvio: i militari espulsi dall'Italia e ricacciati in India sono in procinto di essere bastonati in base a una legge che contempla la pena capitale. Ma vi rendete conto, cari lettori, di quanto siamo idioti? Prendiamo due soldati, ordiniamo loro di difendere una nostra nave, costoro eseguono il mandato e sparano in acque internazionali. Quindi dovrebbero risponderne al loro Paese. Il quale viceversa li impacchetta e li «recapita» illecitamente ai pazzi indiani (in campagna elettorale e assetati di sangue) e se ne lava le mani, dopo averli illusi che sarebbero rimasti qui da noi per venire giudicati, eventualmente, dalla magistratura italiana.
Una domanda a Monti, contro il quale non abbiamo nulla di personale: scusi, professore, perché ha combinato 'sto casino? Prima si è dichiarato d'accordo con Terzi per trattenere i marò, poi ha cambiato opinione e li ha rispediti in India. Poniamo il caso che i due povericristi siano giustiziati, lei che fa? Va in chiesa a confessarsi o si butta dal sesto piano per fare pari e patta? Ci comunichi le sue intenzioni. Noi siamo fuori dalla grazia di Dio. Vogliamo giustizia.
fonte
I due marò italiani prigionieri in India dal febbraio 2012
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I marò, manco a dirlo, furono immediatamente fermati e sottoposti a indagini. Lo scopo era chiaro: processarli e condannarli. Perché? L'India è un Paese come tutti gli altri: quando si tratta di andare a votare, i candidati cercano di dimostrare di essere dei duri e di meritare il voto dei bischeri che si recano alle urne.
Il nostro ministero degli Esteri ne era consapevole, ma, non sapendo come gestire la grana, finse di fidarsi degli indiani. I quali fecero appunto gli indiani. Trattennero i militari e buona notte. Quando ormai tutto sembrava compromesso, gli stessi indiani si resero conto di averla fatta grossa e concessero ai marò di rientrare in patria per le feste: licenze premio. Paradossale.
Ma andiamo avanti nel racconto surreale. I soldati, a vacanza conclusa, si riconsegnarono ai loro aguzzini, perché i patti sono patti. E ricominciò il tormentone: che ne sarà di loro? Il nostro governo se ne sbatté totalmente. Non intervenne, non fece pressioni, non brigò.
Trascorse qualche tempo, e i soliti indiani del menga, verificato che gli italiani (i governanti) sono tonti, non esitarono a concedere ai marò la seconda licenza in occasione di altre feste religiose. I quali marò, pertanto, si fecero 15 giorni a casa loro, tra familiari, amici e parenti. A questo punto, l'unico ministro intelligente del nostro governo di professori (premier Mario Monti) e bidelli, Giulio Terzi di Sant'Agata, responsabile della Farnesina, fu folgorato da un'idea: tratteniamo in Italia i due soldati e che gli indiani vadano all'inferno.
La sua proposta venne accolta con entusiasmo a Palazzo Chigi, tant'è che il suddetto Monti, giulivo, si fece fotografare accanto ai militari «graziati» da Terzi per sottolineare la felice conclusione della vicenda dovuta al proprio illuminato esecutivo. Ma eravamo su Scherzi a parte. Alcuni giorni dopo, infatti, lo stesso Monti dichiarò che i marò sarebbero stati rispediti in India per essere massacrati. Però, che bella trovata! I soldati piegarono la testa (mannaggia a loro) e dissero signorsì. Roba da matti, da ubriachi, da fessi.
Non è finita. Giulio Terzi di Sant'Agata (Dio mio che cognome complicato) fu pubblicamente deplorato: come si permette questo qui di risolvere un problema? Puniamolo. Come? Costringiamolo a dimettersi dal governo. Sembrava una barzelletta, invece era la realtà. Infatti Terzi fu reintegrato nel ruolo di ambasciatore, cioè declassato: non sei degno di essere ministro. Castigato anziché premiato. Roba da chiodi.
Adesso si scopre ciò che era ovvio: i militari espulsi dall'Italia e ricacciati in India sono in procinto di essere bastonati in base a una legge che contempla la pena capitale. Ma vi rendete conto, cari lettori, di quanto siamo idioti? Prendiamo due soldati, ordiniamo loro di difendere una nostra nave, costoro eseguono il mandato e sparano in acque internazionali. Quindi dovrebbero risponderne al loro Paese. Il quale viceversa li impacchetta e li «recapita» illecitamente ai pazzi indiani (in campagna elettorale e assetati di sangue) e se ne lava le mani, dopo averli illusi che sarebbero rimasti qui da noi per venire giudicati, eventualmente, dalla magistratura italiana.
Una domanda a Monti, contro il quale non abbiamo nulla di personale: scusi, professore, perché ha combinato 'sto casino? Prima si è dichiarato d'accordo con Terzi per trattenere i marò, poi ha cambiato opinione e li ha rispediti in India. Poniamo il caso che i due povericristi siano giustiziati, lei che fa? Va in chiesa a confessarsi o si butta dal sesto piano per fare pari e patta? Ci comunichi le sue intenzioni. Noi siamo fuori dalla grazia di Dio. Vogliamo giustizia.
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