sabato 27 agosto 2011

Lourdes, il silenzio della fede

Lourdes, il silenzio della fede
26 agosto 2011 18:43

di Maurizio Iorio

Lourdes, detto senza timor di blasfemia, è più famosa di Las Vegas. Le due città sono, per certi versi, il diavolo e l’acquasanta della modernità. Inutile, quindi, dilungarsi sulle meraviglie artistiche (poche) del piccolo centro dei Pirenei, che per la sua giovane età non ha beneficiato di pontefici mecenati e megalomani disposti ad aprire la borsa per omaggiare la grandezza di Dio e (molto) la propria. Forse proprio per questa sua estetica spartana, Lourdes riesce ad adempiere al ruolo di città mariana per eccellenza, meta annuale di quasi 6 milioni di pellegrini, due dei quali italiani. Oltre che essere meta di pellegrinaggio e luogo di aspettative miracolistiche, e quindi riservata per sua natura agli iniziati, la piccola città pirenaica può adempiere anche al difficile ruolo di esplicatore didattico della fede. Qui gli “odifreddiani”, gli atei fondamentalisti, gli agnostici e i miscredenti vari, se colti da improvviso desiderio di conoscenza, possono, se non trovare la fede, quanto meno comprenderla. Tanto per tornare all’irriguardoso paragone iniziale, il pregiudizio che alberga nella mente di chi a Lourdes non c’è mai stato, è che possa essere un supermercato del Cristianesimo, una Conad della fede, dove si vendono indulgenze, si promettono miracoli e si dispensano assoluzioni a pioggia. Di fatto, la realtà smentisce l’immaginazione. Lourdes è un luogo di culto che è autenticamente intriso di “fede”, e il merchandising assai trash che offrono le botteghe locali non cozza più di tanto con l’aura mistica che aleggia sulla città. Come racconta padre Giancarlo Iollo, sacerdote dell’ordine degli Oblati di Maria Immacolata, addetto al servizio giovani, dei sei milioni di fedeli/turisti, probabilmente sono solo un milione quelli che arrivano in pellegrinaggio. Gli altri vanno a toccare con mano, con una sorta di miscredenza inconscia, il luogo dove, “forse”, qualcosa può accadere.

Lourdes e i giovani
A smentire un altro pregiudizio consolidato, e cioè che Lourdes sia un gerontocomio a cielo aperto, è la presenza visibile di migliaia di giovani, molti appena adolescenti che, nella spianata della basilica, testimoniano con una presenza silenziosa e dedicata la voglia di partecipare, assistono i malati, fanno servizio d’ordine, aiutano l’organizzazione. Insomma, volontariato autentico e disinteressato. “Non è poi così vero che la civiltà contemporanea abbia allontanato i giovani dalla fede – puntualizza padre Iollo –, e per molti di loro la possibilità di vivere in una comunità internazionale, di conoscere coetanei, di condividere esperienze, non solo religiose, è un grande stimolo per l’ anima”. E’ per questo che la città s ha un significato che travalica quello di traguardo finale della fede, ma assume piuttosto quello di punto di partenza, di abbecedario per neofiti. Ragion per cui i teen-agers che si incontrano in città sembrano molto diversi dai piccoli dittatori viziati da una civiltà che lobotomizza il cervello in cambio di telefonini e abiti griffati. Di fatto, Lourdes sembra un luogo sospeso nel cielo, ovattato nel suo silenzio irreale, dove persino le auto smarmittano con discrezione, dove l’educazione ed il rispetto ritrovano il loro significato originario.

Meta religiosa, ma anche turistica
Lasciandoci alle spalle le considerazioni spirituali, si può passare più prosaicamente a quelle prettamente turistiche. Lourdes è posizionata un una splendida valle in mezzo ai Pirenei, che sovrastano senza intimidire, lussureggianti ed accoglienti. Inutile enumerare le (poche) vestigia artistiche della città, che si è sviluppata intorno alla grotta di Bernadette da poco più di un secolo. Un salto allo Chateau Fort, l’antico forte militare di origine romana, che sorveglia la città dall’alto, bisogna farlo. Interessante il museo interno su tradizioni, costumi e artigianato locali. Il panorama è splendido, e diventa mozzafiato se ci si inerpica fino ai mille metri (7 minuti con la funicolare) del Pic du Jer, da dove si possono ammirare tutte le vette più alte dei Pirenei, d’estate ancora coperte di neve. Una volta sul Pic, vale la pena di visitare le grotte carsiche più alte di Francia, scavate nel corso dei millenni dall’acqua dei ghiacciai infiltrata nella montagna. Il Pic è anche un punto di partenza per passeggiare nel parco nazionale circostante, per fare trekking, oppure, se si hanno fegato e capacità, per buttarsi a valle con la mountain bike. Pochi minuti di adrenalina, e poi si risale di nuovo con la funicolare, pronti ad un’altra discesa. E la sera, cena spartana, anche negli hotel quattro stelle, “per rispetto del luogo”, come tengono a precisare i proprietari dell’ hotel più “lussuoso” della città, due italiani che hanno deciso di investire capitali ed energie, nel più antico hotel di Lourdes, ristruttutturato, ma “senza orpelli”.

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