Benigni sarà dannato in eterno, nel girone degli avari. La star ha scoperto che qualche spettatore poteva assistere gratuitamente a un suo show in programma in piazza San Marco e per questo ha deciso di fermare tutto. Il manager: "Il posto è troppo piccolo per noi"

Eppure, secondo quanto ha spiegato ieri il direttore generale del Comune di Venezia, Marco Agostini, Benigni si sarebbe dovuto esibire in una serata dello scorso luglio, percependo una percentuale degli incassi, ma venuto a sapere che 2mila dei 7mila spettatori non avrebbero pagato un biglietto in virtù di un gentlemen agreement vigente da tempo tra l’amministrazione comunale e i bar di piazza San Marco (secondo il quale i proprietari possono «vendere» i tavolini a prezzo maggiorato in occasione degli spettacoli), si sarebbe tirato indietro. E non senza una certa avara agitazione, «ché tutto l’oro ch’è sotto la luna/ e che già fu, di quest’anime stanche/ non poterebbe farne posare una».
Marco Paolini, dello storico Caffè Florian ha detto che «se fossimo stati a conoscenza prima della volontà di Benigni quantomeno avremmo cercato di capire dove fosse il problema e magari si sarebbe trovata una mediazione». Mentre il manager di Benigni ha difeso la star sottolineando di «non aver mai parlato con il comune di Venezia, bensì con un rappresentante di “Veneto Jazz”, che ci aveva presentato l’ipotesi di uno show con un totale di circa 4mila spettatori. Abbiamo preferito declinare, convinti che uno spettacolo di Benigni meriti un luogo a cui può accedere un numero ben più alto di spettatori».
L’avarizia, come la rappresentava Dante, è una lupa. Magrissima e insaziabile.
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