giovedì 19 maggio 2011

Almerigo Grilz.


Mozambico 19.05.1987 - Cinquantotto anni fa, nasceva a Trieste Almerigo Grilz, politico e giornalista italiano. Negli anni 1970 fu dirigente del Fronte della Gioventù proprio nella sua città. Grazie al suo carisma, all’impegno, alle capacità organizzative e soprattutto alla sua audacia, portò il movimento giovanile di Giorgio Almirante ad essere la prima forza politica studentesca della città. Soprannominato “Ruga” dai suoi amici, nel giro di pochi anni, scalò le gerarchie del partito diventando prima consigliere nazionale del Fronte della Gioventù, poi vicesegretario nazionale e infine consigliere comunale del Movimento Sociale Italiano sempre a Trieste. Al tempo stesso continuava a coltivare la sua passione per il giornalismo. Infatti si iscrisse all’Ordine Professionale dei Giornalisti come pubblicista e iniziò la collaborazione prima con il periodico “Giovane Destra” e poi con il quindicinale “Dissenso”. Del giornalismo, Almerigo Grilz, fu attratto soprattutto dalla figura dell’inviato “freelance”, nelle zone calde del pianeta. Così agli inizi degli anni 1980, decise di abbandonare la politica, dimettendosi dalla carica di consigliere comunale, per dedicarsi a tempo pieno e definitivo alla professione di giornalista. Nel 1983, Almerigo Grilz, insieme ad altri due amici, Gian Micalessin e Fausto Biloslavo, fondarono “Albatros Press Agency”, un’agenzia giornalistica che produceva articoli, reportage fotografici e filmati, gran parte provenienti delle aree del mondo interessate da fenomeni bellici, guerriglia e rivoluzionari. L’Agenzia riuscì a vendere molti servizi a grandi emittenti televisive internazionali mentre in Italia, con grande difficoltà, soprattutto per la sua vicinanza al Movimento Sociale Italiano, riuscirà a farsi strada solo in alcune testate giornalistiche come “Panorama” e il “Tg1”. Fu testimone di tutti i fronti di guerra tra gli anni settanta e ottanta. Dal Libano all’Afganistan, dalla Cambogia alla Thailandia, dall’Iran all’Iraq, dalle Filippine fino in Angola. Le sue immagini fecero il giro del mondo e furono acquistate anche dalla “CBS”, da “France”3 e dalla “NBC”. Successivamente questi grandi network gli commissionano servizi in altre parti del mondo. Infatti, nella primavera del 1986 fu il primo giornalista a realizzare un reportage al seguito dei guerriglieri della Renamo in Mozambico, contro i governativi marxisti del Frelimo. Poi nuovamente in Afganistan dove documentò l’arrivo dei missili “antiarei Stinger” che mutarono le sorti del conflitto in favore della guerriglia antisovietica. In Etiopia per raccontare le vicende dei guerriglieri Oromo impegnati nella lotta contro il regime del dittatore Menghistu. Nel 1987 ritornò in Mozambico. Fu il suo ultimo reportage. All’alba del 19 maggio, nella città di Caia, insieme alla sua immancabile cinepresa, fu colpito mortalmente alla nuca da un proiettile vagante. Aveva 34 anni. I suoi resti furono sepolti nel luogo dove cadde, sotto ad un albero secolare. Alla notizia della sua scomparsa, numerosi giornali internazionali gli dedicarono ampi spazi, in Normandia, il suo nome fu inserito nella lapide dei giornalisti caduti dal 1944 ad oggi. Al contrario, in Italia a causa del “pregiudizio antimissino”, la morte di Almerigo Grilz, fu vergognosamente ignorata dalla stampa. Ad eccezione del Tg1, dove il conduttore Paolo Frajese, nonostante il parere contrario del comitato di redazione, gli dedicò un ricordo, e per la carta stampata, invece, il settimanale “Il Sabato” e il quotidiano “Il Corriere della Sera”. Addirittura “L’Unità” definiva la sua morte come la “morte di un mercenario”. Trieste, nonostante le tensioni politiche vissute negli anni, visse un duplice paradosso. Mentre il Consiglio Comunale decise di intitolare una via della città ad Almerigo, l’Ordine Professionale dei Giornalisti si oppose con decisione affinché quel nome non venisse inserito nella targa commemorativa all’ingresso della sede cittadina, nonostante la consapevolezza che Almerigo Grilz fu il primo giornalista italiano a morire in un teatro di guerra mentre l’Italia era in pace.

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