sabato 30 marzo 2013

Gli atti illegittimi non fermano il piano per l'ex Carmine


La giunta determinata a proseguire comunque sulla strada già segnata
di Patrizia Longo
Un cantiere edile (Cardini)
Un cantiere edile (Cardini)
Sesto San Giovanni, 30 marzo 2013 - Il progetto di riconversione dell’area ex Carmine — finitonell’inchiesta dei pm di Monza sul cosiddetto Sistema Sesto e congelato lo scorso novembre dall’amministrazione sestese che ne contestava le volumetrie, in quanto determinate "in modo difforme" al piano urbanistico - potrà essere portato a termine. Perché "se anche una parte degli atti è illegittima, non ci sono ragioni di interesse pubblico per revocare il permesso di costruire". Sarà il consiglio comunale ad avere l’ultima parola, ma l’orientamento della giunta sestese è chiaro: ne ha parlato l’altra sera l’assessore all’Urbanistica Edoardo Marini, di fronte alla commissione speciale istituita per far luce sulle pratiche edilizie oggetto di contestazioni da parte del perito della Procura.
"Non è sufficiente il vizio procedurale e non basta come interesse pubblico il semplice ripristino della legalità — ha spiegato Marini, riportando quanto scritto dall’avvocato Paolo Sabbioni, a cui è stato chiesto un parere legale —. La revoca del provvedimento deve avere una motivazione e avvenire entro un termine ragionevole, tenendo conto dell’affidamento che gli atti hanno generato".
C’è voluta oltre un’ora per ripercorrere in commissione le tappe salienti di una vicenda iniziata nel 2007, con un progetto che prevedeva 2.656 metri quadrati di slp (superficie lorda di pavimento) diventati, di variante in variante, oltre 4.500. In discussione, il permesso di costruire rilasciato a gennaio del 2009 alla ditta Trevisan. Permesso che lo scorso novembre era stato sospeso dall’amministrazione comunale, per una serie di contestazioni da parte dello Sportello unico per l’edilizia chiamato a revisionare l’intera pratica. Tre i rilievi principali: il mancato conteggio nella slp del piano terra, possibile solo in caso di porticato; la chiusura delle logge, considerate impropriamente «serre bioclimatiche»; il recupero del sottotetto della villa ex Carmine, non previsto nel piano.
Una parte delle contestazioni, ha rilevato la giunta, "sono state superate dalla documentazione tecnica" depositata dall’operatore. C’è una perizia giurata, sul risparmio energetico generato dalle "serre"; e al primo piano sono state ricavate le cantine. Rimangono i 400 metri quadrati di recupero del sottotetto. Valore ipotizzabile: almeno un milione e 200mila euro. "La controparte ha fatto presente che l’incremento era stato avallato dal consiglio comunale" ha sottolineato Marini. Che, a margine della commissione, ha precisato: "Potremmo proseguire con la revoca del permesso, relativamente ai 400 metri quadrati. Sapendo che finiremmo al Tar e poi al Consiglio di Stato. Deciderà il consiglio comunale".
Intanto la delibera di giunta dà mandato agli uffici di "chiudere il procedimento". Prendendo atto che «la ditta Trevisan si impegna formalmente a farsi carico di ulteriori opere a favore della collettività», «fino a 85mila euro» per l’arredo stradale in via Picardi.
patrizia.longo@ilgiorno.net

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