sabato 29 ottobre 2011

Francesco Nigro. Melissa 29.10.1949


Francesco Nigro.

Melissa 29.10.1949 - Al termine della Seconda Guerra Mondiale, in molti paesi del sud Italia, la terra rappresentava l’unico bene fondamentale per la sopravvivenza, la produzione e il sostentamento dell’economia del paese e dei suoi abitanti. Gli appezzamenti terrieri, erano in mano a pochi proprietari, che gestivano in maniera monopolistica, traendo il massimo profitto ma lasciando in miseria tutti coloro che le lavoravano. Nel piccolo paesino di Melissa, trenta chilometri da Crotone, in Calabria, nel fondo Fragalà del Barone Berlingeri, un’intera popolazione era ridotto allo stremo. Il Nobile possedeva in tutta la zona circa quattordicimila ettari di terreno. Un immenso latifondo, circondato con il filo spinato e utilizzato soltanto per far pascolare gli animali. Nella stagione buona il fondo Fragalà era destinato alla caccia, mentre i contadini della zona morivano di fame. Per questo, il 29 ottobre del 1949, il fondatore della Sezione locale del Movimento Sociale Italiano e reduce di guerra, Francesco Nigro, con a seguito i propri familiari e gli attrezzi di lavoro, marciarono pacificamente verso quelle terre incolte con l’intendo di occuparle. Era il tempo della semina delle fave, i contadini iniziarono ad incamminarsi alle cinque del mattino. L’unica raccomandazione fu di accogliere l’arrivo della Polizia con battimani e grida d’evviva. Cosi fu. Alla vista dei primi agenti, i contadini, si riunirono al centro della contrada di Fragalà e iniziarono a battere le mani. Come risposta giunsero i primi candelotti lacrimogeni. Alcuni braccianti li rilanciarono verso lo schieramento e iniziò l’inferno. Duecento celerini in assetto di guerra iniziarono a sparare con moschetti ad altezza uomo contro gente completamente disarmata. A cadere per prima sul selciato fu lo stesso Francesco Nigro, ventinove anni, Giovanni Zito, quindici anni, pastore handicappato, e una ragazza, Angelina Mauro, ferita gravemente alla schiena e deceduta pochi giorni dopo in ospedale. Quindici contadini restarono feriti, di cui due donne in gravi condizioni. Tra i feriti anche un altro attivista missino, Vincenzo Pandullo. Una tragedia della disperazione, una grave colpa della Polizia di Scelba. Il giorno dopo fu proclamato uno sciopero generale. Il Partito Comunista Italiano, tentò di cavalcare la protesta, concedendo una tessera postmortem a Francesco Nigro, sempre rifiutata dalla famiglia. Ma quella dell’esproprio del latifondo fu una battaglia del Movimento Sociale Italiano, partito popolare che a Melissa aveva costituito anche la Cooperativa Italia a cui aderirono persino contadini iscritti al Partito Comunista Italiano. Secondo Antonio Cariati, scrittore e editorialista per le pagine culturali del Corriere della Sera, autore dei libri “Gli orfani di Salò” e “I ragazzi della fiamma”, il giovane Francesco Nigro, fu il primo militante missino ucciso dalla polizia, definendo l’eccidio di Melissa come un episodio chiave nella memoria delle lotte contadine. Stranamente, il Movimento Sociale Italiano, se non con timidi tentativi locali non rivendicò mai il suo martire e la partecipazione all’evento.

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