mercoledì 14 settembre 2011

L'ombra di Pechino sull'economia mondiale

Il premier cinese Wen Jiabao ha affermato che la Cina "continuera' a espandere" i suoi investimenti in Europa perche' ha fiducia nella ripresa economica della zona dell'Euro. Wen ha chiesto che in cambio l' Unione europea riconosca a Pechino lo status di economia di mercato, un obiettivo che persegue invano da quando, nel 2001, ha aderito all' Organizzazione internazionale per il commercio (Wto). Si tratta di una designazione tecnica che permetterebbe di rimuovere una serie di ostacoli alle esportazioni e agli investimenti cinesi in Europa. Ma è anche vero che la Cina, con riserve di valuta pregiata che hanno superato i tre trilioni di dollari (e che potrebbero raggiungere i sei entro il 2020), ha già allargato a passo di carica la sua presenza economica e finanziaria nel mondo. Porti e strade, miniere e pozzi di petrolio e, negli ultimi anni, anche affermate imprese occidentali, come la Volvo svedese e, in Italia, la Cifa (macchinari per l'edilizia).

La composizione del "tesoro" nelle mani dei moderni mandarini di Pechino e' considerata in Cina, come molte altre cose, un segreto di stato. Il grosso, almeno il 70%, e' ancora in dollari e, di nuovo, non sorprende che gli Usa rimangano la destinazione principale degli investimenti cinesi all' estero, secondo un rapporto della Banca dei regolamenti internazionali di Basilea. Il rapporto aggiunge che il 10% e' yen giapponesi e il resto e' diviso tra euro e sterline. In cifre assolute, gli investimenti diretti della Cina all'estero sono passati dai 15 miliardi di dollari del 2004 agli oltre 220 miliardi della fine dell' anno scorso, e per il 2011 si prevede un nuovo "balzo in avanti". Gli investimenti all' estero della China Investment Corporation (Cic) che - secondo il Financial Times ha avuto colloqui con le autorita' italiane per acquistare una "significativa" quota del nostro debito pubblico sebbene secondo altre fonti fossero destinate solo a investimenti industriali - sono per il 41,9% negli Usa, per il 29,9% in Asia e per il 21,9% in Europa. Africa e America latina sono in coda ma la loro rilevanza sta aumentando rapidamente. In queste aree gli investimenti sono soprattutto in infrastrutture e nello sfruttamento delle risorse naturali delle quali l' economia cinese - la seconda del mondo per quantita' di beni e servizi prodotti - ha un sempre crescente bisogno.

Ma l' attenzione della Cina si sta allargando al settore produttivo non solo negli Usa ma anche in Europa, come indicano gli esempi gia' ricordati della Volvo e della Cifa. Secondo il Financial Times, tra il 2005 e il 2009 la imprese cinesi hanno speso 145 miliardi di dollari nelle acquisizioni di imprese straniere. In molti casi - il piu' noto dei quali e' quello della Unocal, l' impresa petrolifera californiana - le acquisizioni cinesi sono state bloccate da governi e azionisti che dietro le compagnie cinesi si nasconda la "longa manus" del governo di Pechino. Per il presidente della banca mondiale Robert Zoellick si tratta di "...uno sviluppo naturale di un'economia in crescita che giochera' un ruolo piu' importante nel sistema economico internazionale". Gli inviti alla cautela non mancano, come quello degli economisti Francois Godement e Jonas Parello-Plesner che, in un recente rapporto per il Consiglio europeo delle relazioni internazionali hanno sottolineato che la situazione Europea "...permette alle compagnie cinesi non solo di ottenere prezzi stracciati ma di giocare gli stati membri uno contro l'altro...". "Il problema - aggiungono i due studiosi - diventa ancora piu' chiaro se si considera che l' accesso dell'Europa ad analoghe opportunita' in Cina e' limitato".

Il Dragone promette aiuti all’Italia, ma chiede contropartite
Il discorso del premier cinese Wen Jiabao coincide con la conferma che l'Italia e la Cina stanno discutendo di un possibile ruolo di Pechino a sostegno dell' economia italiana che potrebbe prendere la forma di un acquisto di Buoni del Tesoro o, ipotesi che appare piu' probabile, di investimenti nelle imprese e nelle infrastrutture italiane. Wen ha anche ammonito i dirigenti europei a mostrarsi all'altezza della situazione, prendendo le misure necessarie per "impedire che la crisi del debito sovrano si approfondisca e si allarghi ulteriormente". "I leader dell'unione europea e dei principali paesi europei - ha sottolineato - devono guardare coraggiosamente, da un punto di vista strategico, alle relazioni con la Cina". Il premier ha affermato che la Cina continuera' a crescere "seguendo la politica di espansione della domanda interna" per limitare la dipendenza della sua economia dalle esportazioni. Il suo governo, ha aggiunto, continua a considerare l' inflazione il pericolo maggiore.

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