lunedì 11 luglio 2011

Province,più sono piccole,più i costi sono mostruosi.

Politica

Libero-news.it

O

ra, non è che uno se la voglia prendere con “i più piccoli” in quanto deboli e indifesi, figuriamoci. E però questa storia della provincia sarda dell’Ogliastra non finisce di meravigliare. Cioè, se tutti i suoi residenti - tutti indistintamente - si mettessero d’accordo per andare insieme allo stadio di San Siro, ecco, rimarrebbero - per usare l’espressione da telecronista - «ampi spazi vuoti sugli spalti»: 82mila persone la capienza dell’impianto, 60mila scarsi gli abitanti della mini Provincia. Che ha acquisito il titolo nel 2005, e già ai tempi si litigò parecchio sul capoluogo provinciale, Tortolì da una parte e Lanusei dall’altra - e alla fine la prima s’è presa la sede di giunta, la seconda quella del Consiglio. E a chi, in tempi di crisi economica da far sudare freddo, sussurra che «dài, si può anche lasciare, che cosa vuoi che costi», basti ricordare che per i 25 consiglieri provinciali si spendono un milione e 200mila euro all’anno, i 90 dipendenti costano intorno ai 4 milioni: una ricerca dell’Associazione Trecentosessanta ha dimostrato che - dati aggiornati al 2008 - all’Ogliastra si spendono per il personale 68 euro per abitante (più del doppio rispetto a Milano), e l’indebitamento è già arrivato a 244 euro procapite.
Pensare che il paradosso delle Province mignon è così eclatante che persino la nostra classe politica, a un certo punto, ha fatto la mossa di metterci mano - «aboliamole!», «oppure accorpiamole!», «oppure vediamo...». Ecco, ha prevalso il «vediamo». Lo scorso anno sembrava si fosse quasi sul punto di prendere la decisione: eliminare quelle sotto i 220mila abitanti, e però non di confine e a parte quelle sarde e sicule e Aosta e Gorizia, ché lassù e laggiù c’è lo statuto speciale. La lista si ridusse a dieci: Ascoli Piceno, Biella, Crotone, Fermo, Isernia, Massa-Carrara, Matera, Rieti, Vercelli e Vibo Valentia. Poi cominciarono le proteste, i distinguo, Bossi che «se toccano quella di Bergamo facciamo la guerra civile». E da dieci si scese a quattro. E poi a niente. Niente taglio. Niente risparmi per lo Stato. Niente.

E scorrendo le vicende di queste Province grandi anche meno di un quartiere di Roma, ci si trova di fronte a veri e propri assurdi amministrativi. Tipo la vicenda marchigiana. E chissà, ci saranno anche motivazione storico-cultural-economiche, ma tant’è: risulta davvero poco comprensibile dividere in due la già non enorme Provincia di Ascoli Piceno. E dunque, nonostante litigi furiosi e lettere di dipendenti che scongiuravano di non farlo, si è deciso per lo scorporo della Provincia di Fermo. Con la consueta trafila, dal raddoppio delle giunte e dei consigli e delle relative poltrone (le spese per gli organi istituzionali sono passate da un milione e 342mila euro del 2005 a gli oltre due milioni e mezzo del 2009) ai costi delle nuove sedi (Prefettura, Questura, Polizia Stradale e via dicendo, per complessivi 40 milioni circa).
E poi l’ormai mitica Bat, ente amministrativo dall’acronimo che fa tanto supereroe americano ma semplicemente sintetizza il triangolo pugliese Barletta-Andria-Trani, che riunisce complessivamente 10-Comuni-10. E in nome di quello che han chiamato policentrismo, se le son date di santa ragione per ottenere questo o quell’ufficio. Alla fine, dopo insulti e quasi-risse, lo statuto provinciale ha individuato in Andria la sede legale e la titolarità del Polo della sicurezza e quindi lì c’è la questura (da finire), e però il Polo istituzionale è a Barletta che dunque s’è aggiudicata presidenza e giunta e consiglio e prefettura, e infine Trani s’è accontentata del Polo giuridico con annesso tribunale. Un caos omerico, altro che policentrismo. Con una certezza: ancor prima di entrare a regime, e solo per allestire le strutture (peraltro non ancora del tutto ultimate), sono stati spesi 50 milioni.

Perché, com’è ormai evidente, il problema è proprio che Provincia piccola non equivale a zero costi, macché. Anche per questo sarebbe già un primo e importante passo - in vista dell’auspicabile eliminazione totale di un ente inutile - quello dell’accorpamento di realtà amministrative numericamente ridotte. Tornando allo studio dell’Associazione Trecentosessanta - peraltro compilato da Marco Stradiotto, senatore di quel Pd che all’ultima votazione per la soppressione ha preferito defilarsi, astenendosi e di fatto rafforzando il voto contrario della maggioranza - vien fuori che, in proporzione, le piccole Province costano molto di più dei quelle grandi. Nel senso: il record per quanto riguarda le spese di personale se l’aggiudica la calabrese Vibo Valentia, con 104 euro spesi per ogni residente - a Milano son 28, a Roma 37. E la Provincia di Crotone registra un indebitamento di 518 euro procapite - a Milano sono 203, a Roma 233. Così come la Provincia piemontese di Verbano-Cusio-Ossola può contare su trasferimenti da Stato e Regioni pari a 174 euro ad abitante, circa sei volte di più rispetto a Roma e Milano. Vero è che lo studio è compilato su dati a tutto il 2008, ma la situazione non pare davvero così mutata.

di Andrea Scaglia

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