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mercoledì 4 luglio 2012

Il bluff dello scudo anti-spread: già smascherata la finta vittoria “mediatica” di Monti

Per due giorni i media italiani hanno portato avanti una campagna martellante di incredibile ruffianeria nei confronti del presidente del Consiglio Mario Monti. “Vittoria personale di Monti”, “Trionfo del premier Monti”, “L’Italia vince anche a Bruxelles”.
Ma cos’era successo? Al vertice dell’Ue, dopo 13 ore di trattative, è stato dato il via libera al cosiddetto “scudo anti-spread”, un meccanismo di “salvataggio” semi-automatico per soccorrere quei Paesi i cui titoli di Stato vengono piazzati a interessi maggiormente elevati.
Un sistema per ridurre la speculazione e far respirare quei Paesi che soltanto per pagare gli interessi sul debito rischiano di collassare: Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda e anche l’Italia. Questo, perlomeno, in teoria.
Sfruttando il buon umore e l’entusiasmo degli italiani per la bella vittoria nella semifinale degli Europei contro gli eterni rivali della Germania, i media e alcuni segretari di partito (Bersani e Casini su tutti, ma anche Alfano) hanno pensato bene di affannarsi a trovare parallelismi tra calcio e politica. “Non c’è solo il Mario di ieri da ringraziare, ma anche il Mario di oggi” sosteneva Pier Ferdinando Casini, il principale sostenitore politico del governo tecnico, riferendosi alla semifinale calcistica del giorno prima.
I due gol di Mario Balotelli contro la Germania, per un curioso caso del destino e di omonimia, agevolavano tale parallelismo: un super Mario del calcio ha messo k.o. i tedeschi agli Europei, il super Mario della politica avrebbe parimenti sconfitto Angela Merkel nel vertice di Bruxelles.
Peccato che se sulla vittoria della nazionale di calcio dubbi non ci possono essere, non si può dire altrettanto sul successo personale di “super Mario Monti” al vertice Ue.
Innanzitutto Monti stesso ha dichiarato che l’Italia non farà mai uso dello scudo anti-spread. Allora dove sta la vittoria? A cosa serve lo scudo anti-spread se l’Italia ha intenzione di rinunciarvi?
Ma anche se l’Italia decidesse di usufruirne, dovrebbe essere di fatto commissariata dalla “troika” Ue-Bce-Fmi, che avrebbe il compito di vigilare sugli aiuti e destinarli solo ai Paesi “virtuosi”. Questo in virtù degli accordi che hanno entusiasmato i media della Penisola.
I Paesi indebitati e nel mirino della speculazione dovrebbero quindi dimostrare di attuare politiche di rigore e austerità per potersi meritare la ciambella di salvataggio. In soldoni: “Tu, Paese indebitato, mi dimostri che stai tartassando i cittadini, io troika ti concedo di ridurre lo spread a colpi di acquisti dei tuoi titoli di Stato”. Proprio come vorrebbe (e neanche a torto) Angela Merkel.
Ecco lo scudo anti-spread. Nulla che possa agevolare l’economia di un Paese o il benessere dei cittadini, semmai soltanto tentare di salvare le casse di uno Stato nel mirino degli speculatori.
Eurobond? Neanche a parlarne.
Dove sta quindi la vittoria di Monti? Non si sa.
Tg e giornali hanno fatto a gara a chi faceva l’apologia più ruffiana del premier; Bersani, Casini e Alfano hanno tentato in tutti i modi di prendersi i meriti per aver sostenuto o addirittura “influenzato e convinto” un governo “così prestigioso” che “ottiene risultati importanti a livello internazionale”.
A differenza del passato, sottinteso.
Tra le pochi voci contrarie, quella di wallstreeitalia, che ha fatto notare come lo scudo anti-spread potrebbe rivelarsi un fuoco di paglia: troppe condizioni e troppa politica, modifiche di trattati, ratifiche, fondi salva-stati e salva-banche.
Insomma, passata l’euforia iniziale anche dei mercati, le perplessità non faticherebbero a venire fuori.
E così è: Finlandia e Olanda hanno già detto no allo scudo anti-spread, idem Horst Seehofer, leader del partito bavarese della Csu, che ha minacciato di causare una crisi di governo in Germania in caso di aiuti a Paesi periferici dell’Eurozona.
E in Italia? La metafora calcistica torna comoda. La nazionale ha perso malamente la finale contro la Spagna, sotto gli occhi di un Mario Monti visibilmente poco a suo agio in veste di calciofilo. La vittoria contro la Germania, pur pregevole e destinata in ogni caso a essere ricordata negli annali del calcio, si è rivelata un fuoco di paglia. Esattamente come quella, del tutto fasulla, di Monti a Bruxelles. Nella Borsa di Milano sta accadendo lo stesso: dopo i fuochi d’artificio di venerdì sull’onda del finto e indotto entusiasmo, ieri una giornata negativa e oggi solo un lieve rialzo: lo spread Btp-Bund resta sopra i 400, a quota 410 ma con picchi massimi fino a 423.
Ora che la nazionale ha perso, per di più con un sonoro 0-4, forse anche gli italiani non saranno più dell’umore giusto per farsi influenzare dalla falsa propaganda entusiastica dei media.
Non c’è stato alcun successo di Mario Monti a Bruxelles: lo scudo anti-spread è un bluff.
Presto, forse, lo dirà anche il Financial Times.

sabato 30 giugno 2012

La soluzione: Uscire dall’euro, nazionalizzare Bankitalia, battere moneta di Stato


di: Mario Consoli

I discorsi sulla crisi, sull’euro, sul futuro dell’Europa si fanno sempre più concitati, ma, ahimè, anche più confusi. È indiscusso che siamo arrivati a un giro di boa epocale ma, per comprenderne le reali origini e le possibili conseguenze, occorre avere ben presenti i seguenti cinque concetti che vengono puntualmente ignorati o di cui si parla solo in modo ambiguo e scorretto.
1) Il divario tra finanza ed economia è ormai totale.
Ai mercati ci si affida per ricevere consensi o condanne facendo finta di ignorare che gli stessi sono gestiti esclusivamente dai magnati della finanza, dai giocolieri della speculazione, dai pirati dell’usura e non hanno nulla a che vedere con i popoli, con le esigenze dei cittadini, con gli interessi delle nazioni.
Gli “aiuti” che vengono forniti sono indirizzati sempre alle banche, mai all’economia reale, quella del lavoro e delle famiglie. Sono solo “aiuti” che il padrino elargisce ai propri picciotti per garantirsi il controllo del territorio e favorire lo sviluppo delle proprie attività criminali.
2) Le monete che circolano – prima fra tutte l’euro – sono solo uno strumento della finanza e non hanno nessun rapporto con le economie nazionali.
La quantità di denaro attualmente esistente –che è stampato senza nessuna copertura aurea, argentea, o qualsivoglia altra garanzia – è dieci volte superiore alla somma necessaria per acquistare tutti i beni esistenti al mondo.

Economicamente è un assurdo, monetariamente una truffa – è solo carta straccia –, praticamente rappresenta solo uno strumento di potere e un’arma innescata contro i popoli.
L’euro è una moneta coniata da una Banca di proprietà di Banche private, così come la Banca d’Italia e tutti gli altri Istituti Centrali europei.
E, per giunta, tra i proprietari della BCE ci sono anche 10 Banche di emissione di nazioni che non hanno accettato di utilizzare l’euro. La Banca d’Inghilterra, che continua a stampare le sterline, è proprietaria del 15% dell’Istituto che emette l’euro.
3) Il debito pubblico non è altro che il risultato dello strozzinaggio cui è sottoposto lo Stato dall’usura bancaria internazionale.
In Italia ha cominciato a lievitare (dal 50 al 125% del PIL) a partire dal 1981, anno in cui, grazie alla legge Andreatta, la Banca d’Italia è stata esonerata dall’obbligo di acquistare i titoli di Stato emessi dal governo e, conseguentemente, ci si è dovuti rivolgere al mercato finanziario internazionale.
L’ammontare del debito pubblico italiano – arrivato a quota 2000 miliardi di euro – corrisponde esattamente alla somma degli interessi pagati dallo Stato per i titoli emessi dal 1990 ad oggi. Non un euro di più, non un euro di meno.
Il Giappone, che ha il debito pubblico record – 233% del PIL – non soffre di crisi finanziaria e non è costretto a subire i diktat della finanza internazionale perché i propri titoli sono stati assorbiti, per il 96%, all’interno della propria economia.
4) Occorre tornare alla moneta di Stato, emessa da una Banca Centrale di proprietà dello Stato.
Attualmente la valuta circolante è ascritta a debito del bilancio dello Stato, costa interessi passivi ed è di proprietà di chi l’ha emessa: una banca privata. La moneta di Stato, una valuta cioè che rappresenti la ricchezza – i beni e la produzione – esistente in una nazione, invece è di proprietà del popolo e non costa nessun interesse.
5) La crisi finanziaria non è altro che un’operazione di potere pilotata contro i popoli per costringerli ad accettare la rinuncia alla propria sovranità nazionale a favore di carrozzoni – come l’Europa che vorrebbero – governati esclusivamente e insindacabilmente dagli uomini del denaro, della speculazione e dell’usura.
Prima che sia troppo tardi, per la salvaguardia degli interessi del popolo e la sopravvivenza delle nazioni, occorre imboccare l’unica strada percorribile: uscire dall’euro, nazionalizzare la Banca d’Italia e stampare moneta di Stato.
Il resto, tutto il resto, rappresenta solo chiacchiere inutili.

fonte: rinascita.eu

lunedì 25 giugno 2012

Hanno bloccato le carte di credito ai terremotati: "rischiano di essere insolventi"




HANNO BLOCCATO LE CARTE DI CREDITO AI TERREMOTATI. In un momento difficile, in cui molte persone private di una casa dal sisma si trovano costrette a vivere in fatiscenti centri di accoglienza, dove pare inizi a circolare persino la scabbia, si sono viste bloccare la carta di credito. Ufficialmente - dicono - si tratta di un errore. Ma non è così, lo dimostra il fatto che anche in occasione del terremoto in Abruzzo accadde la stessa cosa: inoltre revocarono i fidi ai terremotati e ipotecarono persino le macerie. Ma in quell'occasione, con la complicità dei mass media, riuscirono a non fare trapelare la notizia...


Staff nocensura.com


di seguito l'articolo de "Il Fatto Quotidiano"


La decisione presa dalla Barclays che si appoggia al circuito Visa. I cronisti del fattoquotidiano.it parlano con un operatore del call center : "E' vero, sono tutte bloccate da giorni, è stato fatto per precauzione". L'ufficio stampa della banca: "E' stato un errore". Ma c'è un precedente identico a L'Aquila

Molti sono sempre stati clienti-modello, di quelli che le banche sono solite trattare coi guanti: conti sempre in attivo e mai un problema di solvibilità. Eppure, una settimana fa, si sono trovati con la loro carta di credito Barclays inutilizzabile. Bloccata dall’istituto inglese per via della loro residenza nelle zone colpite dal sisma del 20 e 29 maggio.

Il primo a denunciare l’accaduto è Alessandro Osti, direttore della Confesercenti di Ferrara e residente in una delle città danneggiate dalle scosse. Subito ha raccontato la propria esperienza su Facebook: “Vado a fare rifornimento e, al momento di pagare, come al solito presento la carta che uso da ormai oltre quattro anni, circuito Visa ed emessa da Barclays. Stranamente la transazione mi viene rifiutata – si sfoga sulla sua pagina online – Pago in contanti ed esco. Al pomeriggio telefono e chiedo spiegazioni”. L’uomo chiama immediatamente il numero verde del servizio clienti messo a disposizione dalla banca ed ecco la risposta: “Lei abita in una zona dove è avvenuto il terremoto, potrebbe aver perso casa e lavoro e potrebbe non essere più in grado di pagare gli acquisti. Per questo Barclays ha bloccato le carte di chi abita in queste zone”. Osti rimane di sasso “Incredibile. Una dimostrazione perfetta della solidarietà delle banche”.
Contattato da ilfattoquotidiano.it, un operatore del call center dell’istituto conferma. “È vero. Tanti clienti delle zone terremotate non sono stati capaci di pagare la rata mensile. Per questo la banca ha deciso di bloccare tutte le carte attivate in quei comuni, in via precauzionale. È stato fatto per evitare che il sistema caricasse gli interessi a danno del cliente”. Secondo la banca dunque si tratterebbe di una misura presa in via precauzionale per salvaguardare il cliente, dal momento che ci sono stati alcuni casi di insolvenza tra i terremotati. Il dipendente ci tiene però a precisare: “Per riattivare la propria carta basta richiamare domani, dicendo di non aver avuto danni”.
Passano pochi minuti, la notizia fa il giro della rete e l’ufficio stampa della Barclays cambia versione, liquidando l’episodio come un “evento accidentale”. E poi corre ai ripari: “A fronte di alcune segnalazioni – si legge in una nota ufficiale – ci siamo accorti di aver generato un errore di procedura che ha determinato il blocco accidentale e del tutto involontario della carta di alcuni clienti. Tale blocco è stato prontamente rimosso”.
Uno spiacevole incidente, dunque. Eppure, basta fare un ricerca online, per scoprire che sulla Barclays erano piovute denunce simili anche all’indomani del terremoto de L’Aquila. Il 19 maggio 2009, infatti, il parlamentare dell’Italia dei ValoriElio Lannutti, deposita in Senato un’interrogazione a risposta scritta: “Sono giunte segnalazioni di cittadini residenti nelle zone colpite dal terremoto dell’aprile 2009 – si legge – che lamentano di aver subito da parte dell’istituto bancario Barclays il blocco delle proprie carte di credito”. Il senatore riporta poi il caso di un cittadino aquilano, sfollato, che nonostante una posizione di solvibilità nei confronti della propria banca, si era ritrovato in mano una carta di credito Barclays non funzionante.
La storia si ripete – commenta oggi Lannutti – Le banche non si sbagliano e in Abruzzo, oltre a bloccare le carte di credito, revocarono i fidi e misero ipoteche anche sulle macerie. Il governo ha evitato di affrontare la questione, pur ribadita anche dai familiari delle vittime che erano venuti a Roma per parlarne, ed è finita che i danni del terremoto del 2009 sono stati aggravati dall’incuria degli istituti di credito e della maggioranza”.

sabato 23 giugno 2012

Wall Street sfotte Monti "Vuol svuotare lago col mestolo" Il "Journal" critica le ricette anti-crisi e per lo sviluppo messe in atto dal prof

Il Wall Street Journal sfotte Monti "Svuota il lago col mestolo"Mario Monti invoca maggiore «credibilità» sulla crescita per «confortare le aspettative dei mercati finanziari». La sua, però, di credibilità, vacilla paurosamente. La fiducia degli italiani, come emerge da un sondaggio di Swg, è ormai scivolata da diverse settimane a quota 33% rispetto all’abbondante 71% di cui godeva a novembre. E uno sberleffo come quello comparso ieri sul Wall Street Journal forse neanche il Silvio Berlusconi dei tempi migliori era riuscito a collezionarlo.
È già da un po’ che il quotidiano della city americana picchia duro sul nostro premier, ma con l’affondo di ieri è arrivato il salto di qualità. Nel mirino c’è la recente “scossa” che secondo il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, dovrebbe mettere in movimento 80 miliardi di euro. «Il premier italiano Mario Monti», scrive il Wall Street Journal, «ha varato un decreto sviluppo per rivitalizzare l’economia italiana moribonda». Incentivi alla ricerca, crediti di imposta per l’assunzione di alte professionalità, fino alla vendita di alcuni asset. «Riusciranno queste misure a risolvere i problemi economici dell’Italia?», si chiede il quotidiano. Sì, «nella misura in cui in teoria è possibile svuotare il lago di Como con mestolo e cannuccia».

Benzina a un euro: Altroconsumo smaschera la promozione Fiat


fiat 1euro
di Francesca Mancuso
Costo del carburante a un euro per tre anni. Lo spot di Fiat spopola in TV e sulla stampa, incuriosendo i consumatori, flagellati dai continui rincari dei prezzi di benzina e gasolio. Ma nell'offerta della casa torinese qualcosa non torna. Secondo un'indagine di Altroconsumo, il trucco c'è e lo sconto sul carburante in realtà non comporta grossi sgravi.
Come funziona l'offerta? Acquistando un'auto col marchio Fiat è possibile, ma non obbligatorio aderire all'iniziativa. Insieme al veicolo verrà assegnata una tessera da presentare alla cassa ogni volta che si fa rifornimento. Ma attenzione, la card è valida solo per i distributori IP e solo quando il distributore è aperto, non quando è in funzione il self service. La card è precaricata con un numero di litri di carburante che di volta involta vengono scalati e la sua validità è fino al 31 dicembre 2015.
E qui viene il bello. Una volta finiti i litri a disposizione automaticamente anche lo sconto finisce e viceversa: se si arriva al 2015 senza aver consumato i litri a disposizione quelli restanti andrano perduti. Secondo Altroconsumo, come compare in caratteri microscopici anche nello spot, questa offerta non è cumulabile con altri possibili sconti sull’auto di cui si può usufruire in concessionaria.
E gli esperti di Altroconsumo hanno anche visitato qualche punto vendita Fiat, scoprendo in molti casi che tutti erano disposti a fare degli sconti sull’acquisto dell’auto piuttosto consistenti a patto di rinunciare alla promozione: "Qualcuno dei venditori si è anche lasciato sfuggire che per un guidatore medio si tratta di un’offerta davvero poco conveniente: di fatto si acquista un’auto a pressappoco il prezzo di listino e si beneficia (si fa per dire) dello sconto ogni volta che si fa benzina. Ma quanto ammonta questo “sconto” dilazionato in tre anni? Meglio lo sconto del concessionario".
fiat spot altroconsumo
La promozione non ha convinto l'associazione che ha deciso di ricorrere all'Antitrust"Reputiamo questa promozione di Fiat tutt’altro che conveniente e soprattutto a nostro parere la sua pubblicità presenta gli estremi dell’ingannevolezza. Per questo motivo abbiamo deciso di fare ricorso all’Agcm per chiedere che venga bloccata la messa in onda degli spot e che fiat venga sanzionata".



fonte: greenme.it

venerdì 22 giugno 2012

USA debito: si stanno mangiando l'Europa a suon di rating?


obamag20.jpg
Gli Stati Uniti sono falliti e per evitare lo sconquasso e rischi seri di guerra totale, si stanno mangiando l'Europa a suon di rating farlocchi.
Ogni tanto su Crisis torna a farsi sentire la voce del padrone. So che vi fa piacere, quindi eccovi un bel post di Pietro Cambi che, nel suo solito modo un po' contorto, ne dice di cotte e di crude e di molto apocalittiche. Buona lettura.

Avrete seguito il bi et ba di Obama al G20 e gli europei sdegnati. (foto:infophoto) Ci ha spiegato come e qualmente loro hanno investito in competizione etc etc etc. Vabbe' famola corta: lo stato americano ha un deficit che è il 50% di quanto incassa, ovvero irrecuperabile.
E in % sul PIL siamo al 16%, mai visto prima nella storia umana di NESSUN paese: l'Argentina, la Grecia etc etc sono andati in default al raggiungimento del 10%. E da anni. E parliamo SOLO del budget federale perche' i singoli Stati sono messi pure peggio e contano a parte. Ha da poco, pochi mesi, superato la soglia del 100% di Debito FEDERALE su PIL, ovvero tenendo conto anche del debito dei singoli stati, contee (come si fa in Europa) è già al 124% e come del resto perfino da me ampiamente previsto, nel giro di due anni avrà superato il livello di debito/PIL di tutti i paesi dell'OCSE.

Una famiglia su 2 usufruisce dei food stamp, 46 milioni di "richiedenti" contro 83 milioni di famiglie. MOLTO peggio che nel '29.

Ma è una bufala? E' possibile o cosa?
Potete verificare, al volo, qui all' "Orologio del debito USA":
Hanno messo su MILLE trecento MILIARDI di nuovo debito, l'8% del PIL giustappunto nel giro di sei mesi.
Ci hanno fatto su persino le vignette.

E con un deficit che è oltre il 10% del LORO PIL, con uno Stato che spende il DOPPIO di quanto incassa (una tacca sopra l'italia ai tempi di Craxi) che con un 16% di nuovo debito riesce a far finta di crescere per il 3% (un rendimento da vaporiera dell'800, sotto il 20% di risultati utili rispetto alle energie immesse) osano chiamarla ripresa ed osano darci lezioni?
LOL se non ci fosse da dire COL, invece, dove la C sta per Crying...
Cosa dovrebbero tagliare? Beh se tagliassero TUTTE le spese militari e TUTTE le pensioni avrebbero ancora un deficit di circa il 6% del PIL.
Ovviamente troppo alto. Quanto poi a poterlo davvero fare: suvvia...
Gli Stati Uniti sono FALLITI e per evitare lo sconquasso e rischi seri di guerra totale con la Cina et compagnia, causa consolidamento del debito da migliaia di miliardi di dollari nei loro confronti,si stanno mangiando l'Europa a suon di rating farlocchi.
Questa è la verità, ma se si smette di sussurrarla e si comincia a gridare salta per aria il coperchio di Pandora che comunque saltera' per aria in ogni caso.
Sembra tutto molto astratto.
Poi le botteghe chiudono a vista d'occhio perfino in centro a Firenze.
Poi vedo dignitosi pensionati e pensionate chiedere l'elemosina.
Siamo a pochi mesi dai cartoneros, ecco il punto.
E quella, intendiamoci, è la soluzione ottimistica, che vede semplicemente l'Italia ed alcuni altri paesi europei ridotti in rovina, senza guerre e soprattutto senza guerre atomiche.
Perche' quando si raggiungono questi livelli di rischio a qualcuno, in qualsiasi momento possono saltare i nervi.



fonte: crisis.blogosfere.it

Crisi euro, ecco a cosa mirano


di Marcello Foa

Per una volta Mario Monti è stato sincero, l’atro giorno ha dichiarato che lo scopo finale dell’attuale crisi è di creare un’unione politica europea. Non ha specificato come, ma per chi sa come funzionano certe logiche non è un mistero: le crisi, come ha ammesso lo stesso Monti in una conferenza, servono a generare un’emergenza in nome della quale si impongono a popoli ed elettori norme che altrimenti accetterebbero difficilmente. Quando spingi, a parole, un Paese sul bordo del precipizio puoi ottenere quel che vuoi. In Italia il “film” è andato in onda più volte e sempre con lo stesso risultato, ma vale anche per il resto d’Europa. Il fine ultimo è lo sradicamento di quel che resta della sovranità nazionale, che poi la nuova Europa si davvero democratica e basata sulla volontà popolare è tutto da vedere.

fonte: blog.ilgiornale.it
Ma a ben vedere, lo aveva già detto in un'altra occasione, diversi mesi prima di essere nominato premier... 
Il video sopra riporta le dichiarazioni più "significative", l'intervento completo di Monti: http://youtu.be/dzMRD-S8oU0

mercoledì 20 giugno 2012

Salvare le banche (altrui) dell'eurozona ci è già costato 48 miliardi di euro


Nel 2010 spesi 3,9 miliardi, nel 2012 il sostegno ai Paesi in difficoltà è salito a 29,5 miliardi. Ma con l'aiuto alla Spagna la cifra aumenterà

Dopo il via libera di Bruxelles agli aiuti fino a un massimo da 100 miliardi al sistema bancario spagnolo, si aspettano i dettagli dell'accordo che diventerà operativo solo dopo la decisione dell'Ecofin convocato per 20-21 giugno. Al ministero dell'Economia hanno cominciato a fare i conti su quanto questo aiuto peserà sul bilancio. Nel 2010 l'aiuto ai paesi in difficoltà è costato all'Italia 3,9 miliardi pari allo 0,3% del pil.

Nel 2011 la somma degli esborsi è salita a 9,2 miliardi di cui 3,2 miliardi (per gli aiuti a Irlanda e Portogallo) erogati tramite il Fondo salva-stati europeo e il resto, 6,1 miliardi di prestiti diretti alla Grecia. Per il 2012 il governo stima di concedere finanziamenti complessivi in favore di Grecia, Irlanda e Portogallo per 29,5 miliardi che saranno sempre erogati dall'Esf (i fondi nati per salvare Portgollo, Irlanda e grecia colpiti dalla crisi). Nel 2012 i prestiti diretti dell'Italia verso la Grecia ammontano a 61 miliardi di euro.

Ci sono inoltre i versamenti per la sottoscrizione della quota italiana al capitale dell'Esm (L'european stablity nmechanism) il meccanismo permanente che sostituirà il vecchio fondo salva-Stati. Adesso bisognerà vedere se i 100 miliardi di aiuti alle banche spagnole richiederanno un nuovo intervento da parte dell'Italia appesantendo ulteriormente i conti dell'Italia. Bisogna capire se varranno ancora le regole dell'Efsf (il fondo salvastati). Finora le cifre sono sempre state in salita: finora l'Italia ha sborsato oltre 48 miliardi di euro, ma la somma rischia di aumentare ancora.


fonte: liberoquotidiano.it

Vedi anche: L'Italia è nella me**a ma continua a sborsare soldi per salvare gli altri

martedì 19 giugno 2012

Terremoto Abruzzo, i soldi degli Sms imboscati dalle banche da nocensura.com


Ne avevamo parlato i primi di Giugno con l'articolo "Scandaloso:i soldi degli sms ai terremotati finiscono in fondi per concedere prestiti" i soldi degli SMS che i cittadini hanno devoluto in favore dei terremotati abruzzesi, anziché essere impiegati nella ricostruzione, sono finiti nelle casse di una BANCA, che li ha utilizzati per concedere PRESTITI a tasso agevolato (ma nemmeno troppo). I cittadini REGALANO i propri soldi ai terremotati, e questi finiscono per essere REGALATI alle banche, che li PRESTANO ai terremotati, decurtando elevatissime spese di gestione (quasi 500.000€) e ricavandone persino gli interessi. Se ne è occupato anche "Il Fatto Quotidiano"

Di seguito l'articolo de "Il Fatto Quotidiano" del 16 giugno 2012

I circa cinque milioni di euro donati dagli italiani per "dare una mano" alla ricostruzione dei luoghi colpiti dal sisma del 2009, sono fermi nei forzieri degli istituti di credito. La Etimos, accusata nei giorni scorsi su alcuni blog di aver gestito direttamente il patrimonio, ci ha sì guadagnato e spiega come li ha spesi

Gira e rigira sono finiti alle banche i 5 milioni di euro arrivati via sms dopo il terremoto dell’Aquila sotto forma di donazione. E la loro gestione è stata quella prevista da qualsiasi rapporto bancario: non è bastata la condizione di “terremotato” per ricevere un prestito con cui rimettere in piedi casa o riprendere un’attività commerciale distrutta dal sisma. Per ottenerlo occorreva – occorre ancora oggi – soddisfare anche criteri di “solvibilità”, come ogni prestito. Criteri che, se giudicati abbastanza solidi, hanno consentito l’accesso al credito, da restituire con annessi interessi. I presunti insolvibili sono rimasti solo terremotati. Anche se quei soldi erano stati donati a loro. Il metodo Bertolasocomprendeva anche questo. È accaduto in Abruzzo, appunto, all’indomani del sisma del 2009. Mentre Silvio Berlusconi prometteva casette e “new town”, l’ex numero uno della Protezione civile aveva già deciso che i soldi arrivati attraverso i messaggini dal cellulare non sarebbero stati destinati a chi aveva subito danni, ma a un consorzio finanziario di Padova, l’Etimos, che avrebbe poi usato i fondi per garantire le banche qualora i terremotati avessero chiesto piccoli prestiti. E così è stato. Le donazioni sono confluite in un fondo di garanzia bloccato per 9 anni. Un fondo che dalla Protezione civile, due mesi fa, è stato trasferito alla ragioneria dello Stato. La quale, a sua volta, lo girerà alla Regione Abruzzo. E di quei 5 milioni i terremotati non hanno visto neanche uno spicciolo. Qualcuno ha ottenuto prestiti grazie a quel fondo utilizzato come garanzia, ma ha pagato fior di interessi e continuerà a pagarne. Altri il credito se lo sono visto rifiutare.
L’emergenza
Bertolaso
, allora, aveva pieni poteri. Come capo della Protezione civile, come sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ma soprattutto nella veste di uomo di fiducia del premier Silvio Berlusconi. I primi soldi che Bertolaso si trovò a gestire furono proprio i quasi 5 milioni donati dagli italiani con un semplice messaggio del cellulare. Ma lui, “moderno” nella sua concezione di Protezione civile, decise che i milioni arrivati da tutta la penisola sarebbero stati destinati al post emergenza e alle banche, non all’emergenza. Questo aspetto non venne specificato al momento della raccolta, ma Bertolaso avevailpoteredidecidere a prescindere. Spedì poi un suo emissario alla Etimos di Padova, consorzio finanziario specializzato nel microcredito, che raccoglie al suo interno, attraverso una fondazione, molti soggetti di tutti i colori, da Caritas a Unipol.
I numeriQuello che è successo in questi 3 anni è molto trasparente, al contrario della richiesta di donazione via sms che non precisò a nessuno dove sarebbero finiti i soldi. Nemmeno a un ente, la Regione Abruzzo che, paradossalmente, domani potrebbe usare quei soldi per elicotteri o auto blu. La Etimos, accusata nei giorni scorsi su alcuni blog di aver gestito direttamente il patrimonio, ci ha sì guadagnato, ma non fatica ad ammettere come sono stati usati i soldi: dei 5 milioni di fondi pubblici messi a disposizione del progetto dal dipartimento della Protezione civile, 470 mila euro sono stati destinati alle spese di start-up e di gestione del progetto, per un periodo di almeno 9 anni; 4 milioni e 530 mila euro invece la cifra utilizzata come fondo patrimoniale e progressivamente impiegata a garanzia dell’erogazione dei finanziamenti da parte degli istituti di credito aderenti. Intanto sono state 606 le domande di credito ricevute (206 famiglie, 385 imprese, 15 cooperative). Di queste 246 sono state respinte (85 famiglie, 158 imprese, 3 cooperative) mentre 251 sono i crediti erogati da gennaio 2011 a oggi per un totale di 5.126.500 euro (famiglie 89/551mila euro, imprese 153/4 milioni 233mila e 500 euro, cooperative 9/342mila euro). Infine 99 domande sono in valutazione (68 famiglie, 28 imprese, 3 coop).
Gli aiuti e le bancheAl termine dell’operazione quello che è successo è semplice: i soldi che le persone hanno donato sono serviti a poco o a niente. Non sono stati un aiuto per l’emergenza, ma – per decisione diBertolaso – la fase cosiddetta della post emergenza. Che vuol dire aiuti sì, ma pagati a caro prezzo. Le persone si sono rivolte alle banche (consigliate da Etimos, ovviamente) e qui hanno contrattato il credito. Ma chi con il terremoto è rimasto senza un introito di quei soldi non ha visto un centesimo. Non è stato in grado neppure di prendere il prestito perché giudicato persona a rischio, non in grado di restituire il danaro.
Che fine han fatto gli sms?I terremotati sono stati praticamente esclusi. Se qualcosa hanno avuto lo hanno restituito con un tasso d’interesse inferiore rispetto agli altri, ma pur sempre pagando gli interessi. Chi ha guadagnato sono le banche, sicuramente, e la Regione Abruzzo che, al termine dei 9 anni stabiliti, si troverà nelle casse 5 milioni di euro in più. Vincolati? Questo non lo sappiamo. Ne disporrà come meglio crede, sono soldi che entreranno nel bilancio.
La posizione di EtimosFino a oggi, scoperto il metodo Bertolaso, il consorzio finanziario Etimos si è preso le accuse. Ma il presidente dell’azienda padovana al Fatto Quotidiano spiega che il loro è stato un lavoro pulito e trasparente. “Se qualcuno ha mancato nell’informazione”, dice il presidente Marco Santori, “è stata la Protezione civile che doveva precisare che i soldi erano destinati al post emergenza e non all’aiuto diretto. Noi abbiamo fatto con serietà e il risultato è quello che ci era stato chiesto”.

domenica 17 giugno 2012

L'incognita di Valter Veltroni al meeting Bilderberg del 1996


Navigando sul web alla ricerca di notizie interessanti, mi sono imbattuto in un articolo de ilcorsivoquotidiano.net che elencava i nominativi dei partecipanti italiani ai meeting del Bilderberg club. Mi ha colpito molto, e ha suscitato la mia curiosità il fatto che l'avvocato dell'On. Valter Veltroni avrebbe scritto alla redazione di tale testata intimando la cancellazione del nominativo del suo assistito da tale elenco, minacciando azioni di natura legale se non lo avesse fatto.

Di seguito riporto uno stralcio estratto dall'articolo in questione de ilcorsivoquotidiano.net che potete leggere integralmente all'indirizzo: http://ilcorsivoquotidiano.net/2011/06/13/bilderberg/
In merito ad un avviso giunto nella nostra redazione multimediale, l’avv. dell’On. Veltroni chiede l’immediata rimozione del nome del suo assistito da questa lista  poichè non ha mai partecipato a nessuna riunione del gruppo Bilderberg.
Questo il testo della richiesta:
Ho ricevuto mandato dall’On. Walter Veltroni di diffidarVi all’immediata rimozione del Suo nome dall’elenco sopra pubblicato, in quanto falso e profondamente lesivo del suo onore e della sua reputazione. Infatti lo stesso non ha mai partecipato al “gruppo Bildeberg”, nè è mai appartenuto ad alcuna loggia massonica o organizzazione segreta. Vi invito, pertanto, ad escludere il nome di Walter Veltroni dall’elenco indicato e a ripristinare la verità dei fatti, informandoVi che in caso contrario sarò costretto, mio malgrado, a tutelare i diritti del mio assistito nelle sedi competenti. Avv. Luca Petrucci

La redazione de ilcorsivoquotidiano.net di seguito spiega di aver rimosso il nome dell'On. Veltroni dall'elenco per evitare qualsiasi tipo di problema, e ha redatto una "lettera apertaai propri lettori per illustrare la "diffida" ricevuta, elencando numerose fonti dal quale la redazione ha ripreso la notizia circa la partecipazione di Veltroni al meeting 1996 del club Bilderberg. La lettera aperta la potete leggere al seguente indirizzo: http://ilcorsivoquotidiano.net/2011/11/18/diffida-corsivo-quotidiano-walter-veltroni-bilderber/

Come potete osservare nei link riportati nell'articolo de "ilcorsivoquotidiano" (che sono solo una parte di quelli che è possibile trovare effettuando una ricerca su google, in italiano ma anche in inglese e altre lingue europee) sono numerosi i siti web  - italiani ed esteri - secondo il quale Valter Veltroni nel 1996 avrebbe partecipato alla riunione del club Bilderberg.

Nel 1996 le riunioni del Bilderberg erano avvolte da una cortina di segretezza superiore a quella odierna, ormai limitata ai contenuti del meeting (sappiamo che si riuniscono, "chi, dove e quando" ma non sappiamo di cosa parlano) con l'elenco dei partecipanti che viene rilasciato addirittura dall'organizzazione stessa del meeting, sul sito ufficiale. Inizialmente delle riunioni del Bilderberg non si sapeva praticamente niente, e se la questione è venuta a galla, lo dobbiamo all'attivismo dello spagnolo Daniel Estulin, autore del libro "Il club Bilderberg - La storia segreta dei padroni del Mondo" e pochi altri attivisti.

Ovviamente, non avendo visto personalmente l'On. Veltroni partecipare al meeting in questione, non possiamo escludere che la notizia della sua partecipazione sia una bufala: è possibile che un sito abbia lanciato erroneamente la notizia, e gli altri la abbiano ripresa, divulgandola di blog in blog... non siamo in grado di escludere questa eventualità. 

Tuttavia ci siamo chiesti come mai, se Valter Veltroni non ha partecipato al meeting, si è diffusa questa notizia: e francamente, non riusciamo a trovare una risposta alla nostra domanda. Analizzando gli elementi in nostro possesso, non crediamo che si tratti di un "complotto" contro di lui, per screditarlo, visto che la notizia viene riportata anche da siti esteri che non ne avrebbero motivo e/o interesse, inoltre anche Enrico Letta, vice-presidente del PD, il partito di Veltroni - di cui in passato lo stesso Veltroni ha avuto le "redini" in mano ed è stato candidato premier -  ha partecipato all'ultimo recente meeting, senza - evidentemente - grandi problemi.

Facendo una approfondita ricerca, un nostro "collaboratore-segugio", ha rinvenuto un documento, datato 1996, che risulta esser stato rilasciato dall'associazione American friends of Bilderberg inc. e rivolto a William J.Perry che all'epoca ricopriva l'incarico di "Segretario della Difesa" del Pentagono: il Ministro della Difesa degli Stati Uniti, per intenderci. Il documento, classificato come "confidenziale", riporta proprio l'elenco dei partecipanti al meeting Bilderberg, e a pagina 4, tra i partecipanti italiani, troviamo nuovamente il nome di Valter Veltroni. 


Di seguito vi proponiamo il documento:  (a pagina 4 il nome di Veltroni)
Bilderberg 1996
Fonte documento: http://www.scribd.com/doc/21128511/Bilderberg-1996



Il mistero su "perché molte fonti sostengono che Veltroni non ha partecipato al Bilderberg se non è così", si infittisce...

Su Youtube circola anche un video dove alcuni ragazzi rivolgono a Veltroni alcune domande, tra cui "che cos'è il club Bilderber" alla quale l'On. Veltroni "non lo so cos'è il club Bilderberg". 
Anche il video in questione sostiene che Veltroni ha partecipato al Bilderberg, ma non specifica da quale fonte avrebbe appreso la notizia.

Chiudiamo, ponendoci alcune domande:
  1. Perché Veltroni considera "lesivo" e si arrabbia al punto da chiedere la rettifica a un blog, minacciando querele, quando viene accostato al club Bilderberg, alla cui recente riunione ha partecipato, ufficialmente, anche il suo compagno di partito Enrico Letta, vice presidente del PD, secondo il quale non c'è niente si strano nelle stesse riunioni?
  2. Perché circola tutto questo materiale che sostiene che Veltroni avrebbe partecipato al Bilderberg, se lui sostiene di non averlo mai fatto?



Alessandro Raffa per nocensura.com