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venerdì 22 novembre 2013

Siamo alle solite: le banche lucrano sulla tragedia sarda!!!

Mentre 16 famiglie piangono i propri cari morti, mentre migliaia di sfollati si disperano  per gli ingenti danni subiti, c'è chi non ha perso tempo per LUCRARE: una importante banca ha già attivato una linea di credito per le province più colpite... UN COMPORTAMENTO DEGNO DEGLI SCIACALLI...!!!

In Abruzzo le banche hanno imboscato anche i soldi degli SMS solidali: che sono stati utilizzati per concedere PRESTITI a tasso agevolato! Cioè: i soldi delle donazioni sono stati PRESTATI e non donati, chiedendo anche gli interessi, anche se minori a quelli consueti!

Redazione Informati
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Mentre i soccorritori raggiungevano le zone colpite della Sardegna colpite dall'alluvione c'era qualcuno che pensava a come “monetizzare” dei momenti tragici. Un comportamento simile a quello di chi viene arrestato per sciacallaggio nelle case lasciate vuote dalla popolazione sfollata.
Una delle più importanti banche del Paese ha infatti pensato di attivare una “linea di credito” dedicata alle province di Olbia e di Nuoro. Un plafond di 10 milioni di euro destinato a sostenere economicamente tutti coloro che abbiano subito danni a seguito degli eventi calamitosi abbattutisi in Sardegna. «I finanziamenti verranno erogati a condizioni particolarmente favorevoli – si legge nel comunicato dell'istituto di credito – e potranno essere richiesti da famiglie e imprese danneggiate».
In via eccezionale, fa sapere lo stesso istituto, ha anche deciso di non applicare su tali prestiti né diritti di istruttoria né spese legate alla riscossione delle rate. Molto snelle sono le procedure previste per l'ottenimento del finanziamento: sarà sufficiente produrre una semplice autocertificazione dei danni subiti, mediante un modulo reperibile presso tutti gli sportelli di questa banca animata da cotanta filantropia. Società che si comporta come quegli avvocati statunitensi famosi per la propria propensione a spargere il proprio biglietto da visita in occasione di tragedie ed incidenti stradali.


Questo, però, è forse il modello sognato da chi – non più tardi di un anno fa – proponeva di istituire la cosiddetta “tassa sulle disgrazie”. Lo Stato minimo sognato dalla dottrina iperliberista non potrà, e non dovrà, farsi carico delle spese per la ricostruzione o per il rimborsi dei danni subiti da famiglie ed aziende. Ogni spazio abbandonato dal pubblico è destinato ad essere occupato dai privati. Questa banca ha deciso di non farsi trovare impreparata.
Un'innovazione consumata sui cadaveri inghiottiti dalle acque.

Fonte: ilribelle.com 

lunedì 25 giugno 2012

Hanno bloccato le carte di credito ai terremotati: "rischiano di essere insolventi"




HANNO BLOCCATO LE CARTE DI CREDITO AI TERREMOTATI. In un momento difficile, in cui molte persone private di una casa dal sisma si trovano costrette a vivere in fatiscenti centri di accoglienza, dove pare inizi a circolare persino la scabbia, si sono viste bloccare la carta di credito. Ufficialmente - dicono - si tratta di un errore. Ma non è così, lo dimostra il fatto che anche in occasione del terremoto in Abruzzo accadde la stessa cosa: inoltre revocarono i fidi ai terremotati e ipotecarono persino le macerie. Ma in quell'occasione, con la complicità dei mass media, riuscirono a non fare trapelare la notizia...


Staff nocensura.com


di seguito l'articolo de "Il Fatto Quotidiano"


La decisione presa dalla Barclays che si appoggia al circuito Visa. I cronisti del fattoquotidiano.it parlano con un operatore del call center : "E' vero, sono tutte bloccate da giorni, è stato fatto per precauzione". L'ufficio stampa della banca: "E' stato un errore". Ma c'è un precedente identico a L'Aquila

Molti sono sempre stati clienti-modello, di quelli che le banche sono solite trattare coi guanti: conti sempre in attivo e mai un problema di solvibilità. Eppure, una settimana fa, si sono trovati con la loro carta di credito Barclays inutilizzabile. Bloccata dall’istituto inglese per via della loro residenza nelle zone colpite dal sisma del 20 e 29 maggio.

Il primo a denunciare l’accaduto è Alessandro Osti, direttore della Confesercenti di Ferrara e residente in una delle città danneggiate dalle scosse. Subito ha raccontato la propria esperienza su Facebook: “Vado a fare rifornimento e, al momento di pagare, come al solito presento la carta che uso da ormai oltre quattro anni, circuito Visa ed emessa da Barclays. Stranamente la transazione mi viene rifiutata – si sfoga sulla sua pagina online – Pago in contanti ed esco. Al pomeriggio telefono e chiedo spiegazioni”. L’uomo chiama immediatamente il numero verde del servizio clienti messo a disposizione dalla banca ed ecco la risposta: “Lei abita in una zona dove è avvenuto il terremoto, potrebbe aver perso casa e lavoro e potrebbe non essere più in grado di pagare gli acquisti. Per questo Barclays ha bloccato le carte di chi abita in queste zone”. Osti rimane di sasso “Incredibile. Una dimostrazione perfetta della solidarietà delle banche”.
Contattato da ilfattoquotidiano.it, un operatore del call center dell’istituto conferma. “È vero. Tanti clienti delle zone terremotate non sono stati capaci di pagare la rata mensile. Per questo la banca ha deciso di bloccare tutte le carte attivate in quei comuni, in via precauzionale. È stato fatto per evitare che il sistema caricasse gli interessi a danno del cliente”. Secondo la banca dunque si tratterebbe di una misura presa in via precauzionale per salvaguardare il cliente, dal momento che ci sono stati alcuni casi di insolvenza tra i terremotati. Il dipendente ci tiene però a precisare: “Per riattivare la propria carta basta richiamare domani, dicendo di non aver avuto danni”.
Passano pochi minuti, la notizia fa il giro della rete e l’ufficio stampa della Barclays cambia versione, liquidando l’episodio come un “evento accidentale”. E poi corre ai ripari: “A fronte di alcune segnalazioni – si legge in una nota ufficiale – ci siamo accorti di aver generato un errore di procedura che ha determinato il blocco accidentale e del tutto involontario della carta di alcuni clienti. Tale blocco è stato prontamente rimosso”.
Uno spiacevole incidente, dunque. Eppure, basta fare un ricerca online, per scoprire che sulla Barclays erano piovute denunce simili anche all’indomani del terremoto de L’Aquila. Il 19 maggio 2009, infatti, il parlamentare dell’Italia dei ValoriElio Lannutti, deposita in Senato un’interrogazione a risposta scritta: “Sono giunte segnalazioni di cittadini residenti nelle zone colpite dal terremoto dell’aprile 2009 – si legge – che lamentano di aver subito da parte dell’istituto bancario Barclays il blocco delle proprie carte di credito”. Il senatore riporta poi il caso di un cittadino aquilano, sfollato, che nonostante una posizione di solvibilità nei confronti della propria banca, si era ritrovato in mano una carta di credito Barclays non funzionante.
La storia si ripete – commenta oggi Lannutti – Le banche non si sbagliano e in Abruzzo, oltre a bloccare le carte di credito, revocarono i fidi e misero ipoteche anche sulle macerie. Il governo ha evitato di affrontare la questione, pur ribadita anche dai familiari delle vittime che erano venuti a Roma per parlarne, ed è finita che i danni del terremoto del 2009 sono stati aggravati dall’incuria degli istituti di credito e della maggioranza”.

martedì 19 giugno 2012

Terremoto Abruzzo, i soldi degli Sms imboscati dalle banche da nocensura.com


Ne avevamo parlato i primi di Giugno con l'articolo "Scandaloso:i soldi degli sms ai terremotati finiscono in fondi per concedere prestiti" i soldi degli SMS che i cittadini hanno devoluto in favore dei terremotati abruzzesi, anziché essere impiegati nella ricostruzione, sono finiti nelle casse di una BANCA, che li ha utilizzati per concedere PRESTITI a tasso agevolato (ma nemmeno troppo). I cittadini REGALANO i propri soldi ai terremotati, e questi finiscono per essere REGALATI alle banche, che li PRESTANO ai terremotati, decurtando elevatissime spese di gestione (quasi 500.000€) e ricavandone persino gli interessi. Se ne è occupato anche "Il Fatto Quotidiano"

Di seguito l'articolo de "Il Fatto Quotidiano" del 16 giugno 2012

I circa cinque milioni di euro donati dagli italiani per "dare una mano" alla ricostruzione dei luoghi colpiti dal sisma del 2009, sono fermi nei forzieri degli istituti di credito. La Etimos, accusata nei giorni scorsi su alcuni blog di aver gestito direttamente il patrimonio, ci ha sì guadagnato e spiega come li ha spesi

Gira e rigira sono finiti alle banche i 5 milioni di euro arrivati via sms dopo il terremoto dell’Aquila sotto forma di donazione. E la loro gestione è stata quella prevista da qualsiasi rapporto bancario: non è bastata la condizione di “terremotato” per ricevere un prestito con cui rimettere in piedi casa o riprendere un’attività commerciale distrutta dal sisma. Per ottenerlo occorreva – occorre ancora oggi – soddisfare anche criteri di “solvibilità”, come ogni prestito. Criteri che, se giudicati abbastanza solidi, hanno consentito l’accesso al credito, da restituire con annessi interessi. I presunti insolvibili sono rimasti solo terremotati. Anche se quei soldi erano stati donati a loro. Il metodo Bertolasocomprendeva anche questo. È accaduto in Abruzzo, appunto, all’indomani del sisma del 2009. Mentre Silvio Berlusconi prometteva casette e “new town”, l’ex numero uno della Protezione civile aveva già deciso che i soldi arrivati attraverso i messaggini dal cellulare non sarebbero stati destinati a chi aveva subito danni, ma a un consorzio finanziario di Padova, l’Etimos, che avrebbe poi usato i fondi per garantire le banche qualora i terremotati avessero chiesto piccoli prestiti. E così è stato. Le donazioni sono confluite in un fondo di garanzia bloccato per 9 anni. Un fondo che dalla Protezione civile, due mesi fa, è stato trasferito alla ragioneria dello Stato. La quale, a sua volta, lo girerà alla Regione Abruzzo. E di quei 5 milioni i terremotati non hanno visto neanche uno spicciolo. Qualcuno ha ottenuto prestiti grazie a quel fondo utilizzato come garanzia, ma ha pagato fior di interessi e continuerà a pagarne. Altri il credito se lo sono visto rifiutare.
L’emergenza
Bertolaso
, allora, aveva pieni poteri. Come capo della Protezione civile, come sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ma soprattutto nella veste di uomo di fiducia del premier Silvio Berlusconi. I primi soldi che Bertolaso si trovò a gestire furono proprio i quasi 5 milioni donati dagli italiani con un semplice messaggio del cellulare. Ma lui, “moderno” nella sua concezione di Protezione civile, decise che i milioni arrivati da tutta la penisola sarebbero stati destinati al post emergenza e alle banche, non all’emergenza. Questo aspetto non venne specificato al momento della raccolta, ma Bertolaso avevailpoteredidecidere a prescindere. Spedì poi un suo emissario alla Etimos di Padova, consorzio finanziario specializzato nel microcredito, che raccoglie al suo interno, attraverso una fondazione, molti soggetti di tutti i colori, da Caritas a Unipol.
I numeriQuello che è successo in questi 3 anni è molto trasparente, al contrario della richiesta di donazione via sms che non precisò a nessuno dove sarebbero finiti i soldi. Nemmeno a un ente, la Regione Abruzzo che, paradossalmente, domani potrebbe usare quei soldi per elicotteri o auto blu. La Etimos, accusata nei giorni scorsi su alcuni blog di aver gestito direttamente il patrimonio, ci ha sì guadagnato, ma non fatica ad ammettere come sono stati usati i soldi: dei 5 milioni di fondi pubblici messi a disposizione del progetto dal dipartimento della Protezione civile, 470 mila euro sono stati destinati alle spese di start-up e di gestione del progetto, per un periodo di almeno 9 anni; 4 milioni e 530 mila euro invece la cifra utilizzata come fondo patrimoniale e progressivamente impiegata a garanzia dell’erogazione dei finanziamenti da parte degli istituti di credito aderenti. Intanto sono state 606 le domande di credito ricevute (206 famiglie, 385 imprese, 15 cooperative). Di queste 246 sono state respinte (85 famiglie, 158 imprese, 3 cooperative) mentre 251 sono i crediti erogati da gennaio 2011 a oggi per un totale di 5.126.500 euro (famiglie 89/551mila euro, imprese 153/4 milioni 233mila e 500 euro, cooperative 9/342mila euro). Infine 99 domande sono in valutazione (68 famiglie, 28 imprese, 3 coop).
Gli aiuti e le bancheAl termine dell’operazione quello che è successo è semplice: i soldi che le persone hanno donato sono serviti a poco o a niente. Non sono stati un aiuto per l’emergenza, ma – per decisione diBertolaso – la fase cosiddetta della post emergenza. Che vuol dire aiuti sì, ma pagati a caro prezzo. Le persone si sono rivolte alle banche (consigliate da Etimos, ovviamente) e qui hanno contrattato il credito. Ma chi con il terremoto è rimasto senza un introito di quei soldi non ha visto un centesimo. Non è stato in grado neppure di prendere il prestito perché giudicato persona a rischio, non in grado di restituire il danaro.
Che fine han fatto gli sms?I terremotati sono stati praticamente esclusi. Se qualcosa hanno avuto lo hanno restituito con un tasso d’interesse inferiore rispetto agli altri, ma pur sempre pagando gli interessi. Chi ha guadagnato sono le banche, sicuramente, e la Regione Abruzzo che, al termine dei 9 anni stabiliti, si troverà nelle casse 5 milioni di euro in più. Vincolati? Questo non lo sappiamo. Ne disporrà come meglio crede, sono soldi che entreranno nel bilancio.
La posizione di EtimosFino a oggi, scoperto il metodo Bertolaso, il consorzio finanziario Etimos si è preso le accuse. Ma il presidente dell’azienda padovana al Fatto Quotidiano spiega che il loro è stato un lavoro pulito e trasparente. “Se qualcuno ha mancato nell’informazione”, dice il presidente Marco Santori, “è stata la Protezione civile che doveva precisare che i soldi erano destinati al post emergenza e non all’aiuto diretto. Noi abbiamo fatto con serietà e il risultato è quello che ci era stato chiesto”.