sabato 13 aprile 2013

Crisi, è peggio del '29: crollo degli investimenti


Gli effetti della crisi sono più pesanti di quelli registrati negli anni della Grande depressione. La Cgia: "Austerità e il rigore stanno provocando un aumento della disoccupazione"

Gli effetti negativi della crisi economica che si sta abbattendo sul Belpaese sono più pesanti di quelli registrati negli anni Trenta.
A lanciare l'allarme è la Cgia di Mestre che ha messo a confronto l’andamento di alcuni indicatori economici censiti durante la Grande depressione e la recessione economica che, iniziata nel 2007 con la bolla immobiliare degli Stati Uniti, ha lentamente contagiato i Paesi dell'Eurozona.
Fra i dati pubblicati dall'associazione degli artigiani di Mestre, spicca il dato sugliinvestimenti che negli anni Trenta hanno avuto una contrazione del 12,8% mentre oggi la caduta è stata del 27,6%, più del doppio. Risulta peggiore anche il dato sul prodotto interno lordo: durante la crisi del ’29 era crollato del 5,1%, mentre negli ultimi cinque anni è sceso del 6,9%. "La gravità della situazione - ha commentato il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi - richiede la formazione di un Governo forte ed autorevole che in tempi brevi inverta la politica economico/fiscale praticata in questo ultimo anno e mezzo". Da qui la richiesta di Bortolussi al governo di interrompere le politiche di austerità e di rigore che stanno provocando "un preoccupante aumento della disoccupazione". Secondo il numero uno della Cgia di Mestre, bisognerebbe, invece, ridurre la pressione fiscale, che con i tecnici al governo ha raggiunto il 52%, e rilanciare i consumi delle famiglie. "Altrimenti per la gran parte delle piccole imprese non c’è futuro...", ha commentato Bortolussi preoccupato per il futuro delle pmi in Italia. Visto che in Europa nel decennio scorso il 58% dei nuovi posti di lavoro sono stati creati dalle piccole imprese con meno di dieci addetti, se il governo non le aiuta non si può proprio sperare di combattere efficacemente la disoccupazione. "È chiaro - sottolinea comunque l’associazione - che questa comparazione presenta dei limiti riconducibili all’incompletezza delle statistiche riferite agli anni Trenta". Insomma, i risultati vanno presi con le molle. Tuttavia, se ci consentono di realizzare una comparazione che ribadisce la gravità della situazione che il Paese sta vivendo.

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