venerdì 11 aprile 2014

Torino, donna muore dopo l'aborto con la RU486

Si tratta del primo caso in Italia. La donna non soffriva di particolari patologie e i medici non riescono a trovare una spiegazione. Ora si attendono gli esiti dell'autopsia



Una donna di 37 anni, A.M., è morta mercoledì sera all'ospedale Martini di Torino dopo che le era stata somministrata la pillola RU486 e altre sostanze necessarie per l'interruzione volontaria di gravidanza.
Si tratta del primo caso in Italia. La donna si era recata in ospedale per ricevere la seconda parte dei farmaci per interrompere la gravidanza, quarantott'ore dopo aver assunto il mifepristone, la sostanza che blocca la gestazione entro 48 ore. Le sue condizioni di salute non destavano alcuna preoccupazione, come era stato confermato da diverse visite mediche ed ecografie. Mercoledì, tuttavia, quattro ore dopo l'aborto, la donna ha avuto una crisi respiratoria, cui è poi seguito un arresto cardiaco. Ricoverata in rianimazione, la donna è deceduta nonostante alle 22.20 per una nuova crisi.
Il direttore sanitario del "Martini" si dice incredulo: "Anche per noi questa tragedia non ha spiegazione. Ma possiamo garantire di aver rispettato fin dall'inizio il protocollo per l'interruzione di gravidanza col metodo farmacologico". Dalla cartella clinica inoltre non risulta che la donna soffrisse di particolari patologie: si attendono ora gli esiti dell'autopsia, disposta dalla Procura di Torino. Intervistata da La Stampa, la ginecologa statunitense Donna Harrison spiega: "Negli Usa la Ru486 è legale dal 2000, e da allora ci sono stati almeno otto decessi documentati. È certamente più pericolosa di un tradizionale aborto chirurgico." Tuttavia, chiosa il quotidiano torinese, buona parte della comunità scientifica ritiene che il farmaco sia da considerarsi sicuro: nel 2007 l'Emea, Ente europeo per il controllo dei farmaci, ne aveva garantito l'affidabilità, ribadita anche due anni dopo dall'Agenzia italiana del farmaco.
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