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mercoledì 4 dicembre 2013

La Città della salute nasce sulle ceneri della ex Falck: «Un modello da esportare»

Sesto San Giovanni, via ai lavori nell’area ex Falck. L’opera sull’area di proprietà della Sesto Immobiliare darà lavoro a 3.500 persone
di Patrizia Longo
Sesto San Giovanni, 4 dicembre 2013 - Bonifiche interamente finanziate dai privati, costruzione di un polo d’eccellenza per la cura e la ricerca scientifica, nel rispetto rigoroso dei tempi: la Città della salute e della ricerca è «un modello da esportare» per il governatore lombardo Roberto Maroni, che ieri mattina ha dato l’avvio ai lavori sulle ex Falck.Dove, oltre alla nuova sede dell’Istituto nazionale dei tumori e del Neurologico Besta (investimento: 450 milioni, 330 della Regione), sorgerà un nuovo quartiere grande complessivamente un milione e 400mila metri quadrati (operazione da 4 miliardi). «Un progetto concreto per combattere la crisi, con posti di lavoro e prospettive per il futuro», ha sottolineato Davide Bizzi di Sesto Immobiliare, proprietaria delle aree dismesse.

Così, sotto il suggestivo scheletro del vecchio capannone T3, la presentazione del «più grande progetto italiano per il recupero di aree industriali dismesse», ha richiamato il gotha della finanza. In prima fila, insieme a Maroni e al sindaco sestese Monica Chittò, i partner finanziari dell’intera operazione, da quattro miliardi di euro: Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banca popolare di Milano che nei prossimi mesi, con Sesto Immobiliare, dovranno mettere in campo risorse per 280 milioni di euro, per la bonifica di uno dei Sin (Siti di interesse nazionale) sotto la guida del ministero dell’Ambiente.
Fabio Roversi Monaco, presidente di Banca Imi, e Luca Manzoni, responsabile corporate di Bpm, con l’ex ministro Piero Gnudi, hanno seguito la presentazione di Renzo Piano, autore del progetto, insieme ai soci storici di Bizzi - Mario Bandiera (Les Copains), Piero Collina (CCC), Paolo Dini (Paul&Shark), la famiglia Rossi (Aleandri) - e ai nuovi investitori, come Valter Mainetti (Sorgente group).
«Questo luogo storico, simbolo del lavoro, è stato per troppo tempo dimenticato. Noi riporteremo qui il lavoro e la vita», ha detto Maroni, sottolineando come sarà Palazzo Lombardia, attraverso Infrastrutture Lombarde, «a sovrintendere alla direzione e alla conduzione dei lavori» per il polo ospedaliero e che, nella ricerca, i fondi saranno raddoppiati: dall’1,6 del Pil regionale al 3 per cento, ossia 10 miliardi, entro il 2018. Su una superficie grande una volta e mezza l’area Expo, i lavori dovranno procedere spediti.
Per la Città della salute: consegna dei progetti preliminari entro gennaio, cessione dei terreni bonificati entro febbraio 2015, fine lavori nel 2019. Sul resto dell’area: in 15 anni la nuova stazione ferroviaria, case e uffici per 15mila residenti e 15mila lavoratori, un parco urbano. In fase di cantiere, 3.500 posti garantiti.
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giovedì 7 novembre 2013

SESTO SAN GIOVANNI No! No! E ancora no! Le ex aree Falck non posso chiamarsi 'Milanosesto'. Il sindaco, i politici, i media e i cittadini sestesi respingano al mittente questa proposta che 'assoggetta' Sesto. Lettera del giornalista sestese Pierfrancesco Gallizzi


Si', avete capito bene, le ex aree Falck e tutto cio' che sorgera' su quella zona, diventeranno 'Milanocentriche' o, peggio, 'Milanoassoggettate'. Inaccettabile.
Sesto San Giovanni e' Sesto San Giovanni. E Milano e' Milano. Attaccare a Sesto il prefisso Milano e' un segnale di debolezza. Quasi la necessita' di far capire all'esterno, a chi viene da fuori, che questa non e' Sesto San Giovanni, ma un'appendice di Milano, della Gran Milan. E a poco servono le motivazioni secondo cui, in chiave di nuova Citta' Metropolitana o Area Metropolitana, questa sia la scelta giusta.
No, Sesto San Giovanni ha una sua identita' e non puo' perderla. Non deve perderla. Nel respitto di chi ha scritto la storia di questi luoghi e di chi, orgogliosamente, in questi luoghi ci vive.
Serve un segnale forte da parte del sindaco Chitto', della Giunta, dei Consiglieri comunali, dei giornali e dei cittadini sestesi.
Tutti devono far sentire la loro voce, anche con uscite pubbliche. L'obiettivo deve essere soltanto uno: le ex aree Falck chiamatele come volete, ma non 'Milanosesto'. Proprio no! Un modo di ragionare provinciale? Puo' essere. E se cosi' fosse, ben venga i provincialismo.
(Pierfrancesco Gallizzi, giornalista nato, cresciuto e residente orgogliosamente a Sesto San Giovanni)

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domenica 2 giugno 2013

Città della Salute? Milano pronta a rientrare in partita

Il vicesindaco De Cesaris: sanità al centro
di Nicola Palma
Rendering Città della Salute
Rendering Città della Salute

Sesto San Giovanni, 2 giugno 2013 - «Per adesso non mi risultano cambi di programma...». Ilvicesindaco Ada Lucia De Cesaris sa benissimo che la scelta delle aree ex Falck di Sesto San Giovanni come location per la Città della Salute è tornata in discussione, ma attende comunicazioni ufficiali: «Se venissero confermate le difficoltà emerse in questi giorni — precisa — il Comune è pronto a risedersi a un tavolo con Regione Lombardia e Comune di Sesto per trovare una soluzione». Del resto, nel giugno 2012, era stato proprio l’allora governatore Roberto Formigoni a mettere fuori dai giochi Milano, che proponeva la caserma Perrucchetti come alternativa. Come dire: se ora hanno di nuovo bisogno di noi, chiamino pure. La risposta? «Noi abbiamo un unico faro», chiarisce De Cesaris.
Vale a dire?
«La sanità milanese e lombarda. La questione della Città della Salute non deve diventare un problema di aree, non si può ridurre la discussione alla diatriba “la metto qui o la metto lì”...».
 
Ma da qualche parte bisognerà pure metterla la Città della Salute, o no?
«Una sede c’è già: le aree ex Falck di Sesto San Giovanni, come deciso da Regione Lombardia un anno fa».
 
Ma ora tutto è tornato in discussione.
«Noi siamo disponibili a riaprire la discussione, con una premessa fondamentale: le risorse pubbliche appostate per la Città della Salute potrebbero essere le ultime a disposizione per i prossimi anni, quindi bisogna scegliere con oculatezza come e dove investirle. Tenendo conto ovviamente del rispetto del territorio. E di un’emergenza».
 
Quale?
«Quella che sta vivendo una struttura d’eccellenza come l’Istituto Besta: non si può aspettare ancora, bisogna smettere di litigare e affrontare l’argomento in maniera seria e approfondita. Le domande da porsi devono essere solo: “Cos’è meglio per il Besta? Cos’è meglio per l’Istituto dei Tumori?”».
Un anno fa, il Comune di Milano aveva proposto la caserma Perrucchetti come possibile location della
Città della Salute: ipotesi ancora percorribile?
«Sulle caserme c’è un discorso aperto tra il Comune e il Ministero della Difesa sulla valorizzazione degli ex spazi militari: purtroppo, non tutto è semplice da realizzare. Comunque, ripeto: la discussione non va confinata a un problema di aree, bisogna pensare alla sanità lombarda. Anche perché la situazione è così delicata in questo momento che non si può scherzare con i soldi pubblici: l’amministrazione è pronta a riaprire il dialogo per dare il proprio contributo».
nicola.palma@ilgiorno.net