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mercoledì 5 giugno 2013






Il Comune di Sesto aderisce ad "Avviso pubblico", per la formazione civile contro le mafie


Ieri sera il Consiglio comunale di Sesto San Giovanni ha deliberato l'adesione dell'Amministrazione comunale all'associazione "Avviso pubblico – Enti locali e regioni per la formazione civile contro le mafie".

L'associazione, nata con lo scopo di diffondere i valori della legalità e della democrazia, rappresenta comuni, province e regioni impegnate ad affiancare le realtà della società civile impegnate nella difficile battaglia per il diritto al lavoro, all'istruzione, alla legalità e alla giustizia contro i disvalori della sopraffazione e della violenza tipiche dei fenomeni di criminalità organizzata.

Il Comune di Sesto San Giovanni, già firmatario del Patto per la legalità promosso dalla Prefettura di Milano e del Manifesto dei sindaci contro il gioco d'azzardo, e impegnato da anni nel recupero di edifici e attività sottratte alla mafia (e riutilizzate per scopi sociali e culturali), ha aderito all'Associazione Avviso Pubblico condividendone appieno l'obiettivo di promuovere percorsi di formazione scolastica di educazione alla legalità e alla democrazia, percorsi di formazione sul territorio e coordinamento tra amministrazioni e scuole per promuovere iniziative contro la dispersione scolastica e percorsi di formazione per amministratori e dipendenti pubblici. Non secondaria la possibilità di studiare, insieme ad altri enti, procedure comuni per garantire la massima trasparenza in materie delicate come gli appalti pubblici e la gestione dello smaltimento dei rifiuti urbani.

L'adesione all'associazione rientra pienamente nel programma amministrativo del Sindaco Monica Chittò, nel quale è espresso l'impegno a favore della legalità come valore fondamentale che deve caratterizzare l'azione amministrativa.
Data di pubblicazione: 04/06/2013

martedì 21 agosto 2012

Assurdo: 11 miliardi di beni sequestrati alle mafie che lo Stato non sfrutta


E’ Franco Bechis su Libero a svelare l’ennesima assurdità di uno Stato incapace di recuperare soldi che sono già a disposizione. Parliamo dei beni sequestrati alle mafie
  • C`è un tesoretto che vale più di 10 miliardi di euro, e secondo stime provvisorie supera addirittura gli 11 miliardi. È nelle mani dello Stato, che in gran parte non può farsene nulla: non può tenerlo, non può mantenerlo e non lo può nemmeno vendere.
  • l`Agenzia ha oggi in gestione 3.470 beni immobili di ogni tipologia: ville, capannoni industriali, appartamenti, terreni, box auto etc… Oltre a questi gestisce 305 «beni aziendali», e fra questi ci sono
    35 gruppi industriali con le loro partecipazioni e un consistente ulteriore patrimonio immobiliare.
  • Che cosa fa l`Agenzia con tutto questo patrimonio? Poco o nulla. I beni non possono essere né ristrutturati nè valorizzati perché non ci sono i fondi necessari: vive di un ordinario stanziamento di 4,2 milioni di euro annui
  • Quel patrimonio per legge può essere affidato a onlus, ad enti pubblici o associazioni di categoria. Ma in moltissimi casi questo non è nemmeno possibile: «1.570 unità immobiliari risultano gravate da ipoteca e, pertanto, secondo la vigente normativa sono difficilmente destinabili sia al patrimonio dello Stato sia a quello degli enti territoriali»
  • L`unica sarebbe venderli a privati, risolvendo per altro un problema di finanza pubblica evidente a tutti. Ma la legge oggi lo vieta, e l`idea di cambiare quelle norme fa alzare barricate a tutto il fronte antimafia
  • quella modifica ci vuole e bisognerebbe procedere alla vendita dei beni sul libero mercato e senza limiti, consentendo all`erario di incassare le relative somme
In Parlamento ci sono alcune proposte di legge in tal senso. Già Maroni ci aveva provato ottenendo in cambio le barricate della sinistra che evidentemente vuole mantenere questo enorme spreco. La loro paura è che la mafia si possa ricomprare gli immobili. A parte che è improbabilem ma è meglio che lo Stato non ottenga nulla o che recuperi molti soldi?