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lunedì 7 aprile 2014

Quanti italiani esasperati dallo Stato Chi ci governa è consapevole che la maggioranza degli italiani ce l'ha a morte con lo Stato?



Chi ci governa è consapevole che la maggioranza degli italiani ce l'ha a morte con lo Stato? Sa che la reazione più diffusa di coloro che producono, lavorano, sono disoccupati o pensionati è: «Non ce la facciamo più!»? Tutti coloro che a vario titolo hanno compiti di responsabilità nella Pubblica amministrazione hanno presente che quasi più nessuno crede in questo Stato, percepito in modo netto come ladrone, corrotto, inefficiente, arbitrario, ingiusto, vessatorio e persino un tutt'uno con la mafia? Tutti i politici che denunciano ciò che non va e che predicano le riforme, si rendono conto che nessun cambiamento sarà possibile fintantoché persiste il discredito assoluto nei confronti dello Stato? Se quasi nessuno in Veneto crede al fatto che gli arrestati tra gli indipendentisti veneti stessero tramando un attentato e rappresenterebbero una minaccia all'ordine pubblico, si deve principalmente al fatto che nessuno crede nello Stato e nella magistratura.

In un momento in cui le imprese sane e creditrici sono condannate a morire perché non hanno i soldi per pagare le tasse, in un contesto in cui il principale debitore insolvente è lo Stato, è del tutto comprensibile che lo Stato venga individuato come il nemico numero uno degli imprenditori, dei lavoratori e delle famiglie. Così come lascia perplessi la tempistica degli arresti intervenuti all'indomani di un sondaggio on line che ha decretato uno straordinario successo degli indipendentisti veneti che aspirano alla secessione dall'Italia.
Dato che a certi livelli nulla accade per caso, mi domando chi ha interesse ad alimentare la causa indipendentista, regalando ai veneti degli eroi e, chissà, dei potenziali martiri, facendo passare in secondo piano la vera emergenza che è la moria delle imprese, la disoccupazione e la povertà che si sta diffondendo anche nel ricco Nord-Est? Il dubbio è più che legittimo considerando anche le recentissime rivelazioni sul caso Moro, che confermano che il 16 marzo 1978 in via Fani due agenti dei servizi segreti erano parte integrante del commando delle Brigate rosse che massacrò i 5 agenti di scorta e rapì l'allora presidente della Democrazia cristiana. Sono ormai diversi i fatti che attestano che si è trattato di una strage di Stato e che le Brigate rosse sono state una creatura dei servizi segreti. Così come permangono dubbi sulle stragi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, perpetrate con una precisione ed efficienza difficile da conseguire senza delle entrature negli apparati della Sicurezza dello Stato. Ebbene come è possibile che queste rivelazioni vengano pubblicate e subito dopo archiviate nel dimenticatoio della cronaca desueta?
Sempre in tema di credibilità dello Stato, possibile che nessun magistrato abbia ritenuto di dover istruire un'inchiesta e che il Parlamento non abbia dato vita a una Commissione d'indagine a fronte della pubblicazione di prove di fonti diverse che attestano in modo incontrovertibile che l'allora capo di governo Silvio Berlusconi fu costretto a rassegnare le dimissioni, vittima di un vero e proprio colpo di Stato di natura finanziaria, i cui artefici manipolarono lo spread elevandolo da meno 200 punti nel giugno 2011, quando decisero che al potere dovesse andare l'uomo di fiducia della finanza globalizzata Mario Monti, a oltre 650 punti nel novembre 2011, determinando la perdita di un miliardo di euro dei titoli di Berlusconi in Borsa?
Ed ancora: com'è possibile che nonostante la Corte costituzionale abbia emesso una sentenza che boccia come incostituzionale la legge elettorale con cui sono stati eletti i Parlamenti dal 2006 in poi, Matteo Renzi affermi disinvoltamente che intende continuare a governare fino al 2018? Se fossimo uno Stato di diritto che si rispetti il Parlamento avrebbe dovuto essere sciolto, il governo avrebbe dovuto decadere e anche il capo dello Stato, eletto sia nel suo primo che nel suo secondo mandato da Parlamenti incostituzionali, avrebbe dovuto rassegnare le dimissioni. Invece questa classe politica si comporta come se quella sentenza della Corte costituzionale non sia mai esistita! Il fatto ancor più grave è che la maggioranza degli italiani accomuna in modo automatico lo Stato con l'Italia come Nazione depositaria di una civiltà che prescinde dalla natura dello Stato. E pertanto il discredito dello Stato si traduce nel rifiuto dell'Italia. Chi ha interesse che si perpetri questo crimine epocale? Chi vuole la fine dell'Italia come Nazione e come civiltà?
Facebook.com/MagdiCristianoAllam

giovedì 20 marzo 2014

STRAMBO PAESE


STRAMBO PAESE

Matteo Renzi va in Germania a dirgliene quattro alla Angela Merkel, la dama di ferro del 4 reich …
A parte il cappotto non proprio abbottonato correttamente (dettagli alla Fantozzi!)
Il nostro, con la solita spavalderia toscana si insedia da padrone e assicura che non si splafonerà il famoso e sventurato (per gli italiani, naturalmente) 3%, non perché lo imponga l’Europa, ma in quanto desiderio di tutto il Paese è quello di ottemperare ai propri doveri (e lo fa con entusiasmo!).
Povero Renzi, il viaggio deve avergli spappolato il cervello … O forse fa suo il detto (mi pare di Mao): “Se non puoi combatterli, unisciti a loro!” …

La Corte Costituzionale ha ribadito la condanna per Silvio Berlusconi e l’interdizione dai pubblici uffici per due anni (mi pare). Cionondimeno il Cavaliere non intende rinunciare alla propria candidatura in tutte le circoscrizioni italiane per le elezioni del Parlamento Europeo. Evidentemente la legge gli impedisce di ESSERE parlamentare, non di candidarsi. E sapendo l’enorme affetto che ancora riscuote tra gli elettori, non è difficile immaginarsi il successo che potrà ottenere … Insomma, Berlusconi dovrà rinunciare a sedersi a Strasburgo, ma i suoi voti … no!

Gli omosessuali non si limitano più a difendere i propri diritti, ma cominciano a brigare per convincere tutti che gli anormali sono gli eterosessuali … Vogliono fare adepti? Ma la natura è natura e la contro natura … pure. Dubito che si possano proporre come maggioranza dell’umanità e, malgrado loro si impegnino, alla lunga dimostreranno di essere perdenti in una Società per fortuna conservatrice delle proprie tradizioni …

Gli immigrati scappano dall’Italia … Ma come: sono privilegiati, coccolati, messi al di sopra dei nativi eppure … Proprio INGRATI !!! No! E’ che non vogliono avere nulla a che fare con la miseria che attanaglia l’Italia, né con i politici … Preferiscono di gran lunga i loro paesi. Quindi dovremo rinunciare alla grande risorsa di cui spesso si parla. Grazie, immigrati!

venerdì 14 marzo 2014

Parla l avvocato che uccise il Porcellum Anche Italicum incostituzionale


La Corte Costituzionale potrebbe salvare l'Italia dall'Asse Renzi-Berlusconi "Mai dato l'ok alle preferenze" Se la legge elettorale "Italicum" reggesse anche in senato il governo potrebbe esssere comunque messo a rischio dalla corte costituzionale, se riconoscesse l'italicum incostituzionale perche a quel punto cadrebbe l'asse Renzi-Berlusconi e Renzi con il PD spaccato non avrebbe i numeri per governare.
Secondo il legale, il premio di maggioranza, così come formulato, "è un trucco, un tradimento della libera volontà degli elettori

sabato 20 ottobre 2012

Governo Monti: Arriva la tassa sul sangue degli eroi…


Di Miro Renzaglia
E alla fine il vampiro Mario Monti c’è arrivato: tasseranno anche il sangue. Ma non di tutti, beninteso: “solo” di quelli che lo hanno versato per la patria. Nella bozza del disegno di legge per la stabilità economica del 2013, in queste ore in discussione in Parlamento, è prevista infatti l’abrogazione delle norme che esentavano dal prelievo fiscale gli aventi diritto al trattamento pensionistico di guerra (ed equiparati).
Se tutte le tasse sono odiose, questa è proprio infame. Quando si arriva a colpire il risarcimento che lo stato riconosce a chi lo ha servito fino a pagarne anche le estreme conseguenze, vuol dire che si è perso il senso del vincolo di solidarietà fra istituzioni e cittadino. Tanto più che da questa vera e propria rapina entreranno all’erario pochi spiccioli. Pochi spiccioli per le casse, ma un salasso pesante per le vittime e/o per i loro familiari.
Oltre al danno annunciato, poi, c’è anche la beffa. Il livello reddituale complessivo sopra il quale scatterà il prelievo – 15.000 euro annui lordi – sa quasi di presa in giro perché, in realtà, saranno ben pochi a poter godere dell’esenzione.

Una scelleratezza che, non bastasse la bestemmia etica, annulla decine di sentenze della Corte Costituzionale che ha sempre ribadito il carattere risarcitorio e non reddituale delle pensioni di guerra e, dunque, la loro non assoggettabilità ad Irpef.
Solo uno stato di barbarie può stravolgere principi di diritto che sono assolutamente acquisiti. Solo chi è insensibile al significato anche simbolico di un risarcimento che la nazione deve a chi le ha donato il sangue poteva giungere a tanto. Ma forse è proprio a questo stato infimo che il governo dei banchieri ci voleva ridurre e infine ci ridurrà.


fonte: mirorenzaglia.org - tratto da stampalibera.com

giovedì 13 settembre 2012

La Corte Costituzionale Tedesca ha approvato l’ESM. Avanti con la dittatura europea


La Corte Costituzionale Tedesca ha approvato l’ESM ma con un limite: 190mld di euro (per la Germania) ovvero quanto già stanziato dal Bundestag. Per superare detto limite il Bundestag dovrà riunirsi e approvare nuovi aumenti.
In altre parole la Corte Costituzionale Tedesca ha giudicato incostituzionale un meccanismo che preveda un mandato a finanziare illimitatamente l’ESM, gli aumenti di dotazione del fondo DOVRANNO essere approvati passo passo dal parlamento tedesco.
Quindi signore e signori salutiamo il GEDC: Il German EURO Debt Ceilingufficialmente posto a 190mld di euro.

Conseguenza: Il Parlamento tedesco dovrà approvare un grosso, grasso aumento del contributo tedesco all’ESM oppure il meccanismo sarò sottocapitalizzato per gli scopi che si prefigge. Detta in altri termini, i parlamentari eletti tedeschi dovranno assumersi la responsabilità di decidere quanti soldi dei contribuenti tedeschi possono essere utilizzati per salvare gli stati “in difficoltà”. 


fonte: rischiocalcolato.it

VEDI ANCHE:


martedì 7 agosto 2012

Monti: il Parlamento non conta E a Berlino si arrabbiano tutti

Nel mirino la frase a "Der Spiegel" sul "dovere dei governi di educare le Camere". Ira degli alleati della Merkel: "Attentato alla democrazia". Lui costretto alle scuse

Consapevole o no, nella sua intervista allo Spiegel Mario Monti ha toccato un nervo scoperto della politica tedesca.
Più o meno da due anni la Corte Costituzionale ha obbligato Angela Merkel a una specie di via crucis politica: tutte le decisioni sulla crisi del debito devono essere esaminate dal Parlamento, quelle più significative richiedono una maggioranza da legge costituzionale, i due terzi dei voti. E secondo le cronache dei giornali l'imperturbabile Angela ha avuto un solo travaso di bile negli ultimi mesi, proprio contro i supremi giudici di Karlsruhe che gli avevano piazzato sul percorso l'ennesimo ostacolo («Mi faranno uscire pazza», si è sfogata con alcuni colleghi). Liberali e democristiani bavaresi della Csu hanno utilizzato il regalo dei magistrati costituzionali per tenere sotto pressione la Cancelliera, costretta ogni volta a faticose mediazioni con gli ultrà del rigore finanziario.Così, quando hanno letto le parole di Monti, che sembravano ridurre il ruolo dei Parlamenti nazionali a semplice comparsa sui problemi europei («Ogni governo ha il dovere di educare il proprio Parlamento»), a Berlino si sono arrabbiati un po' tutti, ma soprattutto gli uomini dell'ala anti-euro. Quotidiani come la Frankfurter Allgemeine Zeitung hanno criticato «la strana concezione della democrazia di Monti», il presidente del Bundestag Norbert Lammers (Cdu, il partito della Merkel) ha commentato che «è meglio deludere i mercati che non rispettare la democrazia», i socialdemocratici hanno deplorato la delegittimazione della partecipazione dei cittadini.Ma per l'appunto le bordate più pesanti sono arrivate dai falchi della Csu, rappresentati dal segretario Alexander Dobrindt, che in questi giorni ha assunto il ruolo di quello che le spara grosse (contro Bce, greci, italiani, spagnoli e in genere chi non sia tedesco). «È un attentato alla democrazia», ha detto. «La brama di soldi dei contribuenti tedeschi spinge il signor Monti a un florilegio anti-democratico... Ma noi tedeschi non siamo disposti ad abrogare la nostra democrazia per finanziare i debiti italiani».Più tardi, a pomeriggio avanzato, il premier italiano ha cercato di raffreddare le polemiche: «Sono convinto - ha scritto in una nota - che la legittimazione democratica parlamentare sia fondamentale nel processo d'integrazione europea. Non ho inteso in alcun modo auspicare una limitazione del controllo parlamentare sui governi». Ormai, però, la frittata era fatta. E le parole del ministro degli esteri di Berlino Guido Westerwelle, oltre che ai sempre più indisciplinati esponenti anti-euro della sua coalizione, sono apparse dirette anche a lui: «Il tono del dibattito è molto pericoloso», ha detto. Il tentativo di attirare l'attenzione sul piano interno «non può essere il baricentro dell'azione dei singoli Paesi europei».Monti si può consolare pensando che gli ultrà anti moneta unica avrebbero comunque trovato il modo di attaccarlo, prerogative dei Parlamenti a parte. Nell'intervista c'erano almeno un paio di cose che ai tedeschi non piace ascoltare. Per esempio che Berlino piange, ma che l'Italia ha fino ad ora versato più di lei per gli aiuti ai Paesi in difficoltà (almeno in rapporto alla ricchezza nazionale). O che i tanto vituperati sostegni vanno anche alle banche tedesche che potrebbe essere travolte da un eventuale crac.Del resto i tempi dell'idillio tra il premier italiano e i tedeschi («mi dicono che lì sono considerato il genero ideale») sembrano lontani. L'asse con Parigi e Madrid, da queste parti infastidisce. E nel rapporto con la Merkel qualche crepa è ormai visibile. Anche se a Berlino continuano a preferire SuperMario rispetto al pericolo di un ritorno al potere di un vecchio ceto partitico considerato litigioso e inconcludente.