Con una cravatta a stelle e strisce del Senato americano, gentilmente offertami da un senatore e malamente annodata su una polo, mi sono introdotto da extraparlamentare nel Parlamento
di Marcello Veneziani
Con una cravatta a stelle e strisce del Senato americano, gentilmente offertami da un senatore e malamente annodata su una polo, mi sono introdotto da extraparlamentare nel Parlamento.
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Non ci venivo da tempo. Ho trovato un clima sorprendente che ho poi ritrovato nelle dirette tv dagli emicicli: le due Camere sembrano oggi due camerette dei bambini dove vivono, giocano, fanno i compitini numerosi bimbi. Asilo politico. Da quando c’è il governo dei tecnici, hanno smesso di essere e di sentirsi l’epicentro del conflitto politico, il luogo in cui difendere o offendere il governo.
È come se avessero tolto la spina al Parlamento, sia nel senso della corrente che della spina dorsale, e fosse caduta la tensione, il sonoro, le telecamere accese. Gli onorevoli bimbi sono come in pausa pranzo o negli spogliatoi, nell’intervallo o nella simulazione. Li hanno disinnescati e ora giocano a fare i parlamentari. I tecnici, tutti rispettabili babbioni in età grave, sono i loro tutori, genitori e professori.
E loro sono ridotti al rango di alunni. Ubbidiscono, votano e si affrettano, come esigono il collegio dei professori e il preside, il professor dottor commendator Napolitano. Vedono Schifani e Fini non più come presidenti ma come capoclasse e i leader di partito come bidelli, anzi personale non docente. Inutili come i bidelli odierni, passati da inservienti a inservibili. Le aule hanno perso le scorie politiche, le tossine ad personam e ubbidiscono ai professori, salvo pochi disadattati, detti secessionisti. La Camera dei Depurati.
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