In pochi giorni ci è giunta la notizia di due storie terribili dall’Afghanistan, che denotano quanto lì sia ancora tragica la situazione delle donne.
Quattro giorni fa è stata la volta di una ragazzina di 14-15 anni, decapitata per aver rifiutato (contrariamente al solito, sostenuta dal padre) un cugino che invece voleva sposarla a tutti i costi. E’ successo nella provincia di Kunduz, a nord di Kabul, non lontano dal confine con il Tajikistan.
Per l’omicidio la polizia ha già arrestato due uomini, ma non si sa come andrà a finire. Ci sono anche poliziotti afghani che coprono gli autori di crimini contro le donne, e a volte, sono essi stessi a compiere stupri su detenute e persino su donne che vanno a denunciare qualche violenza.
Il secondo episodio è stato reso noto l’altro ieri: sempre nella provincia di Kunduz, una ragazza di 18 anni si è uccisa per sfuggire a un matrimonio impostole dai genitori. Associazioni afghane dei diritti umani denunciano che sono in aumento casi di giovani che decidono di togliersi la vita per sottrarsi a violenze familiari e a matrimoni forzati. A questo proposito, a livello internazionale viene denunciata anche la miriade di spose-bambine presenti ancora nel Paese. Il calvario delle donne nell’Afghanistan non realmente liberato dai Talebani e dalla loro mentalità continua.