domenica 13 gennaio 2013

E LA CHIAMANO ANCORA LEGGE. L'EVASIONE FISCALE DELLE BANCHE...NON E' EVASIONE FISCALE


s-BANK-large.jpgImpunità fiscale per le banche le grandi imprese che evadono. Sentenza shock della Cassazione sul caso Unicredit
Di huffingtonpost.it
La sentenza, c’è da scommetterci, farà discutere. Secondo la Corte di Cassazione per le banche e le grandi società "ben può parlarsi di una vera e propria impunità fiscale" dato che "l'attuale sistema punitivo, e soprattutto quello volto al recupero dei proventi del reato attraverso la confisca di valore, nella materia dei reati tributari" è "inefficace e evidenzia una disparità di trattamento in riferimento alla previsione della confisca".
I magistrati, insomma, non avrebbero armi per sottrarre a banche e società i frutti dell’evasione fiscale. Tutto è partito dalla vicenda Brontos, l’operazione di swap in lire turche fatta da Unicredit con Barclays e che secondo i magistrati avrebbe comportato un evasione fiscale di 245 milioni di euro. La banca, all’epoca guidata da Alessandro Profumo, ha patteggiato con il Fisco versando 260 milioni circa per chiudere tutte le pendenze con l’Agenzia delle Entrate. Ma processo penale e processo tributario in Italia, hanno strade parallele ma separate. Dunque chiudere i conti con il Fisco non significa mettersi a posto anche con i magistrati.
La procura di Milano aveva sequestrato ad Unicredit 245 milioni di euro “per equivalente”. Una norma cautelare (un po’ come la carcerazione preventiva, ma che a differenza di questa non ha scadenze) che permette di congelare il presunto provento dell’illecito. La somma era stata liberata dal riesame, ma la procura aveva fatto ricorso in Cassazione. Che ha respinto la richiesta. Ma a sorprendere sono le motivazioni depositate oggi.
Dopo aver evidenziato la mancanza di norme che consentano di confiscare i beni delle banche e delle società il cui management mette in atto operazioni fraudolente a vantaggio societario, la Cassazione ha rilevato che "di conseguenza, la società Unicredit ed i suoi beni non possono essere destinatari di provvedimenti cautelari di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca del profitto dei reati tributari per cui si indaga, pur commessi a suo vantaggio, reati allo stato ascrivibili solo agli indagati persone fisiche. Pur non risultando affatto estranea ai reati tributari”, dicono i supremi giudici, Unicredit “non può essere chiamata, a legislazione vigente, a rispondere per tali reati, in quanto nessuna fonte di legislazione primaria prevede tale titolo di responsabilità".
Ad avviso della Corte - che passando in rassegna la normativa vigente non ha che potuto respingere il ricorso con il quale la Procura di Milano insisteva nel chiedere il sequestro cautelare dei soldi di Unicredit - le attuali norme, in tema di confisca per i reati tributari societari, violano il "principio di uguaglianza e parità di trattamento" perché danno un vantaggio di impunità alle "persone fisiche di dimensione non modesta", ossia alle grandi compagini societarie. "Peraltro risulta evidente - scrive la Cassazione nel suo verdetto affidato alla penna del consigliere Elisabetta Rosi - che la mancanza di una previsione che consenta di poter ritenere la persona giuridica responsabile per gli illeciti penali tributari posti in essere nel suo interesse ed a suo vantaggio, non può essere ritenuta mera conseguenza di una ragionata scelta discrezionale del legislatore". Insomma, le norme sarebbero un disorganico guazzabuglio. "Occorre anche notare che ad assetto vigente - prosegue la sentenza - il legislatore italiano ha finito per differenziare, niente affatto ragionevolmente, la fattispecie, anche sotto il profilo dell'aggressione ai patrimoni illeciti, a seconda della natura transnazionale o meno di un reato, con la conseguenza che per quelle indagini su reati tributari compiuti nell'ambito di fenomeni associativi a carattere transnazionale (le frodi 'carosello') sarà ravvisabile la responsabilità delle persona giuridica ed operare la confisca per equivalente dei beni della società coinvolta". "Un analogo provvedimento - conclude la Cassazione - non sarà, invece, possibile nei confronti di una società che, magari a fronte di un ammontare maggiore di imposte evase, non si connoti per la natura transnazionale del consortium sceleris".

Fonte: huffingtonpost.it - Tratto da: perchiunquehacompreso.blogspot.it

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