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sabato 27 aprile 2013

Puglia, Vendola abroga i vitalizi e poi li reintroduce


L’avevano giurata ai privilegi della politica e alle guarentigie intoccabili della Casta. Avevano promesso che non ci sarebbe mai più stato posto, tra i banchi del consiglio regionale, per tanti di quei benefici, spesso odiosi quanto sproporzionati, che non facevano altro che alimentare un’antipolitica ormai endemica. A partire dai tanto vituperati vitalizi, della cui abolizione, il 30 novembre scorso, si vantavano, trionfanti e inorgogliti, la giunta regionale pugliese con in testa il presidente Vendola.
Il Presidente della Regione Puglia Vendola
Mai più vitalizi, insomma, per i consiglieri regionali avevano stabilito con la legge regionale 34/2012, che avrebbe dispiegato i suoi effetti già a partire dal 1° gennaio di quest’anno. Eppure, lo scorso 3 aprile è bastato un minuto e venti secondi, per ripristinare, con un emendamento di otto righe nascosto con furbizia in un provvedimento sul referendum, le odiate pensioni. Saranno i prossimi consiglieri regionali, infatti,a dover eliminare, per la seconda volta, le indennità abolite a novembre, perché quelli attualmente in carica alla pensione non ci vogliono proprio rinunciare.
A morte i vitalizi, viva i vitalizi – Eppure, nell’autunno scorso, a poche settimane dalle primarie del centro-sinistra, era stato lo stesso Vendola, riportato da titoloni magniloquenti ed entusiasti, a dichiarare di essere «per l’abrogazione dei vitalizi, il dimezzamento del numero dei parlamentari, la trasparenza dei bilanci e un tetto di spesa alle campagne elettorali…».
Oggi i consiglieri pugliesi devono avere cambiato idea, reintroducendo all’unanimità e con voto assolutamente bi-partisan quello che poco prima avevano cancellato. La legge regionale 34 del 2012 aveva stabilito, infatti, che «dal 1° gennaio i vitalizi» sarebbero stati «aboliti» e che i «consiglieri regionali non» sarebbero stati «più assoggettati alla trattenuta mensile del 15% dell’indennità di carica, salvo i diritti acquisiti già maturati all’entrata in vigore della norma di legge». Insomma, chi li aveva accantonati per almeno 5 anni se li teneva, gli altri no. Tutti, comunque, la somma, un tempo trattenuta, l’avrebbero messa direttamente in tasca.
E dire che non si trattava proprio di una piccola pensioncina. In base alla legge regionale n. 8 del 2003 (Testo unico sulle norme in materia di trattamento economico e previdenziale dei Consiglieri regionali della Puglia), a seconda del numero di anni trascorsi in Regione, le indennità “a vita” possono variare dal 35% al 70% dello stipendio mensile lordo, il quale, a dispetto dei sempre rinnovati mancati adeguamenti degli stipendi pubblici, viene indicizzato all’inflazione. In base alle attuali retribuzioni, peraltro decurtate agli 8.600 euro netti di indennità base, si calcola che 3 mandati consecutivi avrebbero permesso di accumulare circa 350 mila euro lordi.
Ci hanno ripensato - Il risparmio, stimato in 11 milioni di euro, che la Regione Puglia avrebbe conseguito dall’eliminazione dei vitalizi è stato vanificato in meno di 90 secondi. Si legge, infatti, nell’emendamento che ripristina le pensioni che «I consiglieri regionali eletti nella IX legislatura», cioè loro stessi, «hanno facoltà di versare le somme corrispondenti ai contributi previdenziali mensili di cui alla legge regionale 27 giugno 2003, n. 8 (Testo unico sulle norme in materia di trattamento economico e previdenziale dei Consiglieri regionali della Puglia), occorrenti per completare il quinquennio contributivo della legislatura in corso, purché abbiano maturato un’anzianità contributiva non inferiore a trenta mesi».
Alla notizia del fulmineo colpo di mano – il primo firmatario della modifica legislativa era lo stesso Vendola– il web si è mobilitato, scatenando una furiosa polemica su Facebook e Twitter. I capigruppo dei partiti di maggioranza, Pd e Sel, sono dovuti correre ai ripari. Dal coro entusiasta di applausi scroscianti si è passati ad un distino j’accuse popolare, che non ha lasciato scampo a Vendola e colleghi. 
Dopo la pessima figura fatta davanti ai cittadini pugliesi, il presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna (Sel), ha promesso «che l’emendamento sarebbe stato ri-abrogato nella seduta successiva». D’altronde, si sa, il consigliere regionale è mobile, qual piuma al vento.
Twitter@enricoferrara1
 
Puglia / sel / Vendola / vitalizi


Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/blogs/la-nota-politica-dei-ventenni/puglia-vendola-abroga-i-vitalizi-e-poi-li-reintroduce#ixzz2RegTAmuC

venerdì 18 gennaio 2013

La pagina occulta dell'agenda dei Prof



Se Monti fosse davvero uno statista, un uomo delle istituzioni e un salvatore dell'Italia in rovina, non sarebbe salito in politica

Se Monti fosse davvero uno statista, un uomo delle istituzioni e un salvatore dell'Italia in rovina, non sarebbe salito in politica, come ha detto con demagogica ipocrisia. Avrebbe servito il Paese fino alle elezioni, gestendo il voto con tecnica imparzialità, poi avrebbe atteso che la politica si riprendesse la sovranità, confidando che lo avrebbero richiamato in servizio perché necessario.
Se Monti fosse davvero convinto di essere indispensabile e proficuo all'Italia non avrebbe avuto alcun bisogno di farsi la lista, di ridursi al ruolo di terza o quarta forza politica, di associarsi a vecchi marpioni della politica nostrana, di litigare col Pdl che lo aveva sostenuto e di passare da tecnico a pirotecnico. Ma lui, candidato impopolare del partito popolare, ha fatto un calcolo degno dei partitini aghi della bilancia: considerando che la sinistra non avrà i numeri per governare da sola e considerando che Bersani potrà governare solo se bilancerà Vendola con un centruzzo euro-tecno-moderato, in modo da esaltare il suo ruolo centrale, ci sarà bisogno di me.
Così potrò dire: vi sostengo e vi copro davanti all'Europa dei tecnici, dei mercati e dei moderati, in cambio del Quirinale, di un ruolo importante per Casini e un posto per Fini. Così garantiamo un nuovo centrosinistra europeo e chiudiamo Berlusconi in cella con Grillo e Maroni. Questa è la pagina occulta ma decisiva dell'Agenda Monti e dei suoi mandanti. Ah, dimenticavo, poi ci sono quelli lì, fastidiosi, lamentosi, ingombranti; come li chiamate? Italiani.
http://www.ilgiornale.it/news/interni/875849.html

sabato 17 novembre 2012

Il segreto di Vendola è nella lingua

Ma chi vota Vendola capisce il suo linguaggio assiro-babilonese, innaffiato dalla zeppola delle sue esse che funge da impianto d'irrigazione della ricca flora linguistica?
di Marcello Veneziani

Ma chi vota Vendola capisce il suo linguaggio assiro-babilonese, le sue frasi elicoidali, la sua aggettivazione lussureggiante, innaffiata dalla zeppola delle sue esse che funge da impianto d'irrigazione della ricca flora linguistica? Se davvero i ceti proletari, gli umili e gl'immigrati sono con lui, quanto capiscono delle sue parole così difficili, così alte, sospese tra poesia intellettuale e filosofia teoretica? Pochi. Ma ho l'impressione che l'incomprensibilità non sia un handicap per Vendola, anzi sia l'arma segreta.
Il paragone che sorge spontaneo è con un suo, un nostro, conterraneo famoso, Aldo Moro. Era proverbiale il suo linguaggio criptico, anche se la sua tortuosità era più quella di una mente giuridico-gesuitica, mentre l'astruseria di Vendola attinge da arsenali linguistici poetico-ideologici. Sul linguaggio di Moro, sia Pasolini sia Sciascia rilevarono una cosa: il lessico moroteo era come il latino usato dalla Chiesa per rendersi impenetrabile al volgo e suscitare supina devozione. Moro parlava difficile, secondo Sciascia, per rendere oscura e inaccessibile la chiave del potere. Alla fine Moro fu vittima del suo stesso linguaggio incomprensibile perché non capirono a fondo i messaggi cifrati nelle sue lettere dal carcere delle Br.
Torno a Vendola e mi chiedo: vuoi vedere che il segreto del suo fascino è lo stesso della lingua sacra, misteriosa e incomprensibile ai più? Chi lo sostiene fa parte della sinistra arcaica, colta o proletaria, che preferisce la messa in latino? Pater Nichi, ora pro nobis.
http://www.ilgiornale.it/news/interni/856343.html

lunedì 16 aprile 2012

"Sesto? Capitale simbolica" Vendola dà forza al centrosinistra In città per "vincere"


Nichi Vendola (Ansa)
Nichi Vendola (Ansa)

di Laura Lana
Il leader di Sel fa tappa nell'ex Stalingrado d'Italia per sostenere la corsa alla poltrona di sindaco di Monica Chittò 
Sesto San Giovanni, 16 aprile 2012 — Un bagno di folla. Baci e abbracci per Nichi Vendola, il leader nazionale di Sel in tour nel Nord Italia per appoggiare la corsa del centrosinistra alle Amministrative. Dei «suoi» candidati, come Pietro Mezzi a Melegnano, ma anche del Pd come Monica Chittò a Sesto San Giovanni. «Dopo le primarie sono diventata con orgoglio la candidata di tutto il centrosinistra - ha sottolineato l’assessore alla Cultura e all’Educazione -. E a maggio sarò il sindaco di tutti i sestesi. Perché noi vinceremo e lo faremo al primo turno».
Un’accelerata quella di Chittò, in un intervento più politico del solito. E una presenza, quella di Vendola, niente affatto scontata, dato che gli altri comizi in Provincia sono stati tutti a favore di aspiranti sindaco targati Sel. «L’evocazione della vostra città, fin da ragazzo, mi ha fatto venire il batticuore — ha confessato Vendola —.Sesto è stata una capitale importante dell’Italia, del Nord e del Sud. In un certo senso, Sesto è stata anche capitale della Puglia».
Di lavoro si è parlato ieri sera dal palco di SpazioArte: articolo18 e precariatocontrattazione e contratti atipici, fino ai mitici scioperi del ‘43. «Voi avete insegnato all’Italia intera che il lavoro è uno strumento di dignità, non un albergo a ore», ha detto il governatore della Puglia al tavolo con Antonio Pizzinato, il sindacalista sestese (e italiano) per eccellenza.
Anche di inchieste e giustizia si è parlato nella città che a luglio si svegliò travolta dall’uragano delle presunte tangenti. «Sono tre anni che provano a coinvolgermi, ma non ho nulla da temere»; ha commentato Vendola. Immancabili le aree Falck nella discussione. «Sappiamo i rischi che si portano dietro le bonifiche. Riusciremo a contrastare le infiltrazioni mafiose — ha assicurato Chittò -. Sesto è sempre stata la città delle trasformazioni: è il suo fascino, non dobbiamo avere paura».
Una città «del benessere e della speranza», così la vede l’assessore Pd. Di «solidarietà, etica e lavoro» aggiungono i compagni di Sel. Il segretario Giuseppe Roccisano, il capolista Moreno Nossa, i consiglieri uscenti Olga Talamucci e Angelo Gerosa, che hanno presentato i candidati in lista: 50 per cento donne e 30 per cento indipendenti. «Nel segno del cambiamento. Per una sinistra che avanza con la forza dell’esperienza e il coraggio dell’ascolto».