Folla al passaggio del treno che rievoca il trasporto del 1921. Sembrerebbe un’Italia d’altri tempi, l’Italia della gente semplice

La capitale era pietrificata nel silenzio quando Maria Bergamas, madre di un caduto, sfilò davanti a dieci bare indicando poi quella che sarebbe stata tumulata nella «patria di marmo», come Marcello Venturoli felicemente definì il Vittoriano. E a quanto è dato sapere, nel silenzio è transitato il «Treno dell’eroe».
Sembrerebbe dunque un’Italia d’altri tempi quella accalcata alle stazioni ferroviarie, l’Italia della gente semplice, capace di nutrire il sentimento di pietà, di muto affettuoso dolore per qualcuno il cui dramma non è stato vissuto «in diretta». Per qualcosa che segnò profondamente la carne e gli animi di una generazione lontana, lontanissima. Prendere atto che sotto la coltre di cinismo che è l’impronta della società globalizzata c’è anche quella Italia, quegli italiani, rincuora. Siamo un Paese sano.
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