
Il caso di Calalzo di Cadore, il Comune in provincia di Belluno che ha cacciato Equitalia, ha suscitato molto interesse. Le amministrazioni comunali, lo ricordiamo, dovrebbero già adoperarsi in proprio per la riscossione dei tributi, ma grazie ad una serie di proroghe il servizio è sempre rimasto affidato a Equitalia (che fa il lavoro sporco, e fa comodo a tutti). E’ necessario quindi sollecitare, dal basso, le singole amministrazioni: è il consiglio che parte da Tea Party Italia, che ha anche dato il via ad una iniziativa pratica per cacciare Equitalia dal proprio Comune.
“Il pagamento dei tributi fa parte degli obblighi di legge”, sostiene Giacomo Zucco, Portavoce Nazionale dei Tea Party italiani, “tuttavia raddoppiarne l’importo dovuto a seguito dell’intervento di Equitalia, per chi non e’ riuscito suo malgrado a versarlo, può significare tracollo finanziario delle famiglie e delle imprese coinvolte e un vantaggio solo per le casse dello Stato!”.
Ogni Comune, inoltre, deve versare un importo ad Equitalia a titolo di provvigione: fare da soli competerebbe un evidente risparmio anche per le casse dell’amministrazione comunale. E significherebbe essere più “vicini” ai cittadini, senza utilizzare i metodi di Equitalia, con tanto di interessi straordinari e sanzioni.
Il movimento dei Tea Party “chiede che i Comuni raccolgano l’appello per una riscossione diretta dei propri crediti: per il Comune significherebbe un notevole vantaggio economico (che potrebbe essere usato in parte per trovare risorse per abbassare le aliquote IMU, ad esempio) e anche una concreta dimostrazione di sensibilità e vicinanza verso i propri cittadini in un momento di grande difficoltà”.
Ecco le iniziative concrete che ogni cittadino può adottare.
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